Manuela Mellini: «Per me la comicità è una risposta alle avversità della vita»

La scrittrice originaria di Alfonsine sul suo divertente romanzo Tutta colpa di mia nonna, ambientato in Romagna: «Quello che mi piace di qui, quando torno, è l’impressione che tutti abbiano sempre voglia di ridere e fare battute»

Mellini

Manuela Mellini

Tutta colpa di mia nonna è il secondo romanzo di Manuela Mellini, nata e cresciuta ad Alfonsine, una laurea presa a Ravenna prima di partire alla volta di Milano per seguire la passione per l’editoria. Ora vive a Berlino da un paio di anni. Ma questo suo romanzo, pubblicato da Baldini + Castoldi, è intriso di Romagna, tra pianura e collina. Prima di parlare del libro, che spicca per la cifra comica e umoristica della scrittura e di cui è bene non dire troppo della trama perché non mancano i colpi di scena, non possiamo però non farle una domanda su un’altra delle attività che affianca a quella di scrittrice e di editor. Mellini, infatti, è anche autrice di cruciverba.
Per favore, Manuela, dicci prima come si fa a inventare un cruciverba, a noi comuni mortali che fatichiamo a completarli…
«Quando dico questa cosa dei cruciverba, c’è sempre qualcuno che me lo chiede, vedo che c’è parecchia curiosità in proposito. In realtà è un lavoro un po’ da “nerd”, c’è un programma che ti aiuta ma poi in realtà il grosso del lavoro, incastrare le parole e scrivere le definizioni, si fa a mano… A vederci ricurvi per ore sul computer non sembra poi così affascinante, ma ammetto che mi diverte moltissimo e mi dà un’enorme soddisfazione».
Del resto hai fatto delle parole il tuo mestiere e la tua passione. Ci racconti come nasce questo romanzo? E soprattutto come nasce l’idea di un protagonista maschile?
«Diciamo che Filippo si è scelto da solo. Man mano che la storia prendeva definizione, si sviluppava il personaggio con caratteristiche che sono tipicamente maschili, non potevo farlo diventare donna perché avrebbe deviato la trama sulla sua vita, perché ancora oggi una donna di trentadue anni che non si pone domande sul proprio futuro risulta particolare. Invece io volevo qualcuno di assolutamente “normale”, che non prendesse il sopravvento rispetto a quello che gli capita di vivere con la nonna».
Ti si può comunque chiedere cosa c’è di autobiografico? Filippo per esempio dalla provincia se n’è andato a Milano…
«Sì, infatti questo libro l’ho scritto proprio mentre me ne andavo da Milano dopo tredici anni. Volevo in qualche modo raccontare di chi si muove dalla provincia per inseguire i propri sogni nella grande città. E c’era anche la voglia di prendermi e prenderci in giro, in Filippo ho calcato alcune caratteristiche, come la vanità, la sua convinzione di sfondare; è stato un modo per desacralizzare tutti noi con le nostre grandi ambizioni. E poi mi piaceva giocare sul contrasto tra l’idea del paesino e della grande città con un’operazione al contrario, lui pensa di essere più avanti e più illuminato di chi è rimasto in provincia, ma l’avventura che si trova a vivere gli farà capire che non è così».
CopertinamelliniLa provincia che racconti è appunto quella della Romagna. E in un passaggio esilarante (uno dei tanti), Filippo racconta che essere romagnoli fa simpatia a tutti, anche se poi c’è sempre qualcuno che magari pensa che tu venga da Piacenza…
«Sì, è vero, la Romagna fa simpatia perché fa pensare alla piadina, al mare, al divertimento. Ma c’è anche grande confusione, fuori da qui la regione Emilia-Romagna è un po’ percepita come un tutt’uno».
Ma tu cosa ami in particolare della Romagna, quando ci torni?
«Non vorrei sembrare banale, ma mi sembra che qui ci sia più che altrove la volontà di ridere, di fare la battuta in qualsiasi situazione, anche quando sei in fila alla cassa della Coop o dal medico».
Del resto la comicità è la cifra stilistica che sicuramente più colpisce in questo libro. Ma cosa è per te la comicità?
«Direi un’attitudine quando scrivo, ma anche in generale nella vita. Cerco sempre di tenere a mente l’idea di “leggerezza” come la intendeva Italio Calvino. Forse il mio è un pensiero molto “terra terra”, ma la vita è una sola e anche se ci sono sicuramente esistenze più fortunate di altre, nessuno è esente dal dolore. E il mio modo per affrontarlo è il distacco, diciamo che la comicità è una risposta alle avversità della vita. Se non ci fosse qualcosa di stonato, se non ci fossero irregolarità, forse non servirebbe. Quelle irregolarità possono essere motivo di ricchezza. Ricordo che da piccola ero andata a vedere uno spettacolo Dario Fo e Franca Rame al teatro di Conselice, senza sapere che anni dopo avrei avuto l’onore di lavorare con loro… Comunque: quando andai da Franca a chiederle un autografo, le dissi che mi aveva fatto molto ridere. Lei rispose: “Per me questo è un gran complimento, perché far ridere è molto più difficile che far piangere”. Non ho mai dimenticato quella frase e oggi posso aggiungere che sì, far ridere è difficilissimo, ma è anche una gran soddisfazione».
Più che fatta di battute folgoranti, la tua comicità è data dalle scene, dai personaggi, dal gusto di una narrazione a volte sopra le righe per raccontare fatti quotidiani come un funerale o un pranzo in famiglia.
«Questo è vero, ci sono scene che mi immagino proprio come un film, nella mia testa, e che mi fanno ridere e le racconto così come le immagino, anche se ogni tanto invidio chi invece è bravo con le battute fulminanti, ma forse non è la mia strada».
Quali sono i tuoi modelli?
«Diciamo che oltre ai grandi classici come Il circolo Pickwick o il Don Chisciotte, i primi autori che mi hanno ispirato sono Gianni Rodari, Stefano Benni e Daniel Pennac che mi hanno dimostrato che un certo tipo di letteratura è possibile. E poi sono particolarmente felice di pubblicare per Baldini + Castoldi, che anni fa pubblicava i libri di comici con cui sono cresciuta, come Paolo Rossi e Gino e Michele».
E oggi, chi ami leggere? Gli autori comici bravi sono rari, vanno condivisi con gli amici…
«Nella lettura sono onnivora, anche se tendo a evitare horror e thriller: sono troppo fifona per libri simili! Fra gli italiani amo molto Federico Baccomo e Matteo B. Bianchi. Chiara Moscardelli, che è stata anche la mia editor per questo libro, mi fa sempre tanto ridere. Ora invece ho appena finito Guasti di Giorgia Tribuiani: di certo non è un libro comico, ma l’ho trovato eccezionale».

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