Ravenna nel calcio che conta? Le premesse sono buone…

Hanno fatto scalpore nei giorni scorsi le prime parole del nuovo presidente del Ravenna, Ignazio Cipriani, tra le altre cose nipote di quel Raul Gardini. «Mi impegnerò per portare la squadra in Serie A» ha dichiarato a “reti unificate”, in una nota inviata alla stampa, quindi senza possibilità di fraintendimenti, presentando ufficialmente tra l’altro il suo vice, tal Ariedo Braida, uno dei più importanti dirigenti della storia recente del calcio italiano, uomo mercato del grande Milan di Berlusconi. Oltre a essere una delle poche città sopra i 150mila abitanti in Italia a non essere mai stata nella massima serie del calcio italiano, a Ravenna la parola “serie A” – andando a memoria – probabilmente non si era neanche mai sentita in maniera così nitida in oltre cent’anni di storia, neanche da Corvetta ai tempi d’oro. Dichiararlo con la squadra in serie D fa un po’ sorridere, forse, ma dà l’idea dell’ambizione della società e in fin dei conti non può che essere cosa buona e giusta.

Tra i primi ad apprezzare ci siamo anche noi che – pur non coprendo direttamente le cronache sportive – abbiamo sempre cercato di seguire le vicende della squadra più importante della provincia nel principale sport di squadra, lanciando chiaramente un appello da queste colonne al sindaco (o a chi per lui) per fare in modo di dare ai giallorossi una proprietà più ambiziosa, perché la serie D non poteva essere la normalità, come invece era diventata. Essendo stati anche i primi (in concomitanza con il Corriere Romagna) a dare la notizia dell’interesse di Cipriani, la speranza è davvero che i proclami si trasformino al più presto in fatti. Le premesse sono buone, perché in questi giorni è diventata di dominio pubblico anche la notizia del progetto per un nuovo centro per il settore giovanile da realizzare (con la regia del Comune) alle porte della città (quartiere San Giuseppe), con tanto di campi in sintetico che da queste parti sono ancora una chimera. Intanto, la nuova proprietà ha iniziato gli incontri con i genitori dei ragazzi dello stesso settore giovanile prospettando finalmente un progetto di eccellenza, con il coinvolgimento di nomi con esperienza nel settore e l’intenzione di creare staff da società professionistica. Un segnale che non si tratta di una proprietà arrivata solo per “passare”, ma per “restare”, che vuole quindi partire dalle fondamenta, da un vivaio che da queste parti non è mai riuscito veramente a decollare, forse anche a causa dell’ombra troppo ingombrante del Cesena. Provarci, ora, è importante, per fare in modo che il Ravenna possa mettere radici in primis tra i ravennati.

Poi sarà il caso di affrontare la questione stadio, con il Benelli che forse non ha più senso di esistere in un quartiere residenziale, con la capienza più che dimezzata. In quella zona un parco pubblico sarebbe molto gradito ai residenti, per una di quelle operazioni di permuta che potrebbe portare la nuova proprietà a investire in una zona più lontana dal centro. Al momento è ancora solo una suggestione, ma è comunque bello crederci. Come nella serie A…

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