Attacchi invece di scuse, il pasticcio del sindaco «che non è aristocratico»

Se qualcuno considerava il sindaco di Massa Lombarda «come un maestro di galateo dall’aplomb inglese e dai modi aristocratici» faccia marcia indietro: è Daniele Bassi in prima persona a far sapere, a scanso di equivoci, che non ha mai inteso essere rappresentato così. Bensì consideratelo «un uomo d’azione, sempre disponibile e presente». È l’epilogo di un pasticcio che arriva dalla Bassa Romagna, fatto di politica arrogante, di scarsa trasparenza, di ruggini tra sindacati e amministrazione pubblica, di rumorosi silenzi. Si può guardare ai fatti di Massa Lombarda da diverse angolature ma è difficile trovare qualcuno che ne esca senza macchie.

I fatti. A luglio una pattuglia di quelli che una volta si chiamavano vigili urbani ferma il sindaco Daniele Bassi in auto sulla San Vitale a Fruges e lo trova senza cintura. Davanti al titolare delle deleghe Sicurezza e Polizia locale per l’Unione dei Comuni – in altre parole il loro referente politico – gli agenti non fanno sconti e lo sanzionano: 83 euro e 5 punti (un altro verbale gli arriverà a casa per i rumori molesti della sgommata fatta quando è ripartito).

Poche ore dopo Bassi si mette a scrivere su Whatsapp in una chat interna con alcuni membri della Municipale (non i due di pattuglia a Furges). Cosa scrive lo impariamo poco più di un mese dopo, quando i messaggi arrivano sulla stampa locale (e se il sindaco non aveva messo in conto che sarebbe successo allora è un altro problema). Ne parlano Il Resto del Carlino e Il Giornale di Massa. Bassi accusa i due vigili di essersi messi in agguato, lascia velatamente intendere l’esistenza di indagini disciplinari in corso per presunti scorretti comportamenti sindacali dei vigili, promette problemi a chi non sarà riservato su questa vicenda e fa sapere che il suo 71 percento alle elezioni del 2019 dopo quindici anni di politica lo ha conquistato perché «sono capace di fare il figlio di puttana cinicamente e stavolta lo faccio». Il testo integrale lo apprendiamo solo nei giorni scorsi: Il Giornale di Massa nel numero di ottobre pubblica gli screenshot con una dettagliata ricostruzione degli eventi e dei tentativi (andati a vuoto) di avere un commento dalla comandante.

A questo punto interviene, con tre mesi di ritardo, il sindacato unitario lavoratori polizie locali (Sulpl), a cui non sono iscritti gli agenti della multa: il Sulpl chiede che l’Unione ritiri a Bassi le deleghe specifiche o almeno il diretto interessato chieda scusa. Altrettanto chiede la Lega. Ma come mai il sindacato non si era fatto sentire prima? Inevitabile ripensare a quel messaggio del sindaco: sguaiato, sì, ma forse quell’accenno a indagini su presunte condotte sindacali scorrette non erano fantasie. In ogni caso non andavano agitate come una clava. L’unico altro commento è di Italia Viva della Bassa Romagna che esprime «piena solidarietà al sindaco» e accusa il sindacato e il Carroccio di attacchi «falsi e vergognosi». Gli esponenti del partito renziano fanno intendere che forse quella chat nemmeno esiste. Sarà poi il sindaco a smentirli.

Infatti nei giorni scorsi davanti al prefetto si sono incontrati Bassi e Paola Neri, comandante della polizia locale della Bassa. Al termine dell’incontro il sindaco ha rilasciato una dichiarazione. Da quando la vicenda è di dominio pubblico, il primo cittadino non aveva mai ammesso colpe e aveva parlato di non meglio precisate denunce per diffamazione. Ora invece dice che le multe le ha pagate entrambe e fa un’ammissione: «In merito ai messaggi a me attribuiti e pubblicati dalla stampa locale nei giorni scorsi, vorrei chiarire che sono stati inviati in una chat interna privata, di cui tra l’altro non fanno parte gli agenti che hanno elevato la sanzione. Si è trattato di un banalissimo sfogo, come può capitare a chiunque. Sono i modi di chi non ha mai inteso essere rappresentato come un maestro di galateo dall’aplomb inglese e dai modi aristocratici».

Non facciamo le anime pie: l’abitacolo dell’auto di chiunque si è riempito delle peggio offese urlate dopo un verbale subìto anche sapendo di essere in torto. Di questo nessuno avrebbe chiesto nulla al sindaco. Diverso è andare in una chat a mente anche più fredda. Invece di usare Whatsapp, sarebbe stato meglio usare Facebook per trasformare una gaffe in una mossa a suo favore. Bastava scrivere: «Cari concittadini e concittadine, sono stato multato perché guidavo senza cintura. Il rispetto delle regole e delle leggi vale per tutti, a maggior ragione per un sindaco. Pagherò la multa per il mio sbaglio. Colgo l’occasione per sottolineare la professionalità degli agenti di pattuglia che non hanno esitato ad applicare la legge». Avrebbe fatto un figurone, avrebbe disinnescato ogni munizione per gli avversari, politici e sindacali.

Oltre al sindacato, anche Il Resto del Carlino aveva invitato Bassi a scusarsi. Qualcosa che assomiglia a delle scuse ora è arrivato. Ma forse le scuse servivano (e bastavano) tre mesi fa. Adesso possono bastare? Per Forza Italia no. Il vicecommissario regionale, il ravennate Alberto Ancarani, non ci sta a far passare per private quelle chat «e dubitiamo che il prefetto possa averle considerate tali». I berlusconiani chiedono le dimissioni da sindaco o almeno che la presidente dell’Unione gli revochi le deleghe in materia di polizia locale. Eleonora Proni finora non ha mai commentato il comportamento del suo vice: per lei le quasi-scuse bastano?

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