L’Asp: «I nostri assistenti sociali non portano via i bambini»

Dopo i commenti sul nostro sito, la presidente si sfoga: «E non vogliamo dividere le famiglie. Ma la priorità è per donne e bambini»

«Gli assistenti sociali non portano via i bambini, se passa davvero questo messaggio, tutto si fa più difficile, perché la gente avrà paura a rivolgersi a noi e sarebbe un disastro». Si sfoga, Susanna Tassinari, presidente dell’Asp di Ravenna, Cervia e Russi, l’azienda pubblica che gestisce i Servizi sociali dopo il fallimento del Consorzio. Il riferimento è a qualche commento anonimo che circola on line – in particolare sul nostro sito in calce a uno degli articoli correlati – e magari a qualche inchiesta giornalistica a livello nazionale, come quella di Presa Diretta di qualche settimana fa sull’allontanamento dei minori dalle famiglie.

«Uno degli obiettivi principali dei servizi sociali è la tutela e la protezione del benessere dei bambini – continua Tassinari –, bambini che al giorno d’oggi, in questa realtà tremenda che stiamo vivendo, spesso purtroppo vengono utilizzati come chiave e a volte anche strumentalizzati dai genitori per raggiungere i loro obiettivi, come una casa popolare per esempio. E questo denota una incapacità genitoriale che sta diventando veramente un problema anche per noi».

Ma noi contattiamo Tassinari per chiederle lumi sul caso raccontato pochi giorni fa (vedi sempre articoli correlati) di un’altra famiglia sfrattata e finita (ma anche divisa) in albergo, a spese degli stessi Servizi sociali, che però come da prassi si occupano solo di donne e bambini, lasciando gli uomini al loro destino.

«La famiglia in questione ha rifiutato di entrare nel nostro nuovo albergo sociale per non doversi dividere, ma come abbiamo ribadito altre volte, nell’albergo sociale i padri non vengono ospitati ma possono entrare quando vogliono per vedere i bambini, non c’è un divieto all’ingresso. E se la madre di notte doveva lavorare, avremmo fatto un’eccezione e permesso al padre di stare con la figlia per non lasciarla sola». Un’eccezione, infatti, perché comunque l’albergo sociale è destinato solo a donne e bambini. «Abbiamo cercato di creare un ambiente con spazi comuni adatto a donne e bambini, la presenza dei padri cambierebbe la situazione, renderebbe il tutto più difficile», continua Tassinari che non vuole però far passare il concetto che i Servizi sociali di Ravenna dividerebbero volutamente le famiglie sfrattate. «Si tratta di un’emergenza, che va affrontata come tale. E in un’emergenza noi abbiamo come priorità quella di tutelare le persone più deboli: donne e bambini. Si tratta di una priorità, non di una volontà di dividere le famiglie. E comunque ogni storia è un caso a parte, che va affrontato in maniera diversa».

L’obiettivo dei servizi sociali è anche quello di far diventare autonomi i nuclei famigliari cercando di rendere più breve possibile la loro permanenza nella nuova struttura o negli alberghi convenzionati utilizzati finora, dove però donne e bambini restano di prassi diversi mesi, se non più di un anno. «Purtroppo mi rendo conto che è difficile trovare un appartamento nel mercato privato – conclude amareggiata Tassinari –, spesso le agenzie non si accontentano neppure della nostra garanzia e capisco che una famiglia con una persona disoccupata possa far fatica… Quello che possiamo fare noi è valutare l’emergenza sociale di volta in volta e magari cercare in questo modo di alzare il punteggio dei nuclei in difficoltà nella nuova graduatoria per l’assegnazione di una casa popolare…».

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