Alla scoperta dei cetacei ravennati con l’associazione Delfini Bizantini

Il progetto di quattro ricercatori per studiarli e proteggerli. Intanto è partita una raccolta fondi per sostenere la ricerca

Delfini in AdriaticoVanno a caccia di delfini al largo della costa di Ravenna. In senso mai così figurato, visto che la loro è semplicemente un’osservazione, per quanto scientifica, senza recare alcun disturbo ai cetacei. «Anzi, quando ci rendiamo conto che si tratta di esemplari troppo giovani o che stanno dormendo, ci allontaniamo», ci racconta Rebecca Andreini, 29enne ravennate tra i quattro ricercatori praticamente coetanei (gli altri sono Carlo Pezzi, Michela Spreafico e Nicola Aurier, l’unico non ravennate del gruppo, originario di Parma) che hanno fondato poche settimane fa l’associazione Delfini Bizantini, allo scopo di studiare e proteggere i delfini dell’alto Adriatico.
Un tratto di mare, questo, soggetto a forte antropizzazione (a causa della pesca, delle piattaforme di estrazione metanifera e dell’intenso traffico navale) e in cui non sono presenti dati e ricerche pubblicate in bibliografia. Questo – oltre alla passione e ai percorsi di studi (due laureandi in medicina veterinaria e due biologi) – ha portato i quattro a cercare di realizzare una sorta di censimento, inizialmente basandosi sulle segnalazioni richieste a enti marittimi, pescatori, sub, poi iniziando a scandagliare il mare con i mezzi loro prestati dai circoli nautici della zona, seguendo i protocolli istituzionali per mantenere un approccio, come detto, assolutamente non invasivo.

Associazione Delfini Bizantini«Gli animali vengono semplicemente fotografati – conferma Rebecca –, in particolare la pinna dorsale, che è un po’ per loro come le nostre impronte digitali». E per questo motivo le foto vengono poi analizzate con un software creato appositamente in grado di capire se si tratta dello stesso delfino fotografato precedentemente o se si tratta di un esemplare nuovo, che verrà quindi schedato. «In questo modo capiamo anche se siamo di fronte a un delfino stanziale o a un animale osservato durante una migrazione». Al momento, dopo una decina di uscite, i quattro ricercatori sono riusciti a fotoidentificare sei delfini diversi, tra cui uno ferito dalla presenza di un corpo estraneo («Abbiamo segnalato il fatto a un veterinario, noi ovviamente non possiamo intervenire anche solo per questione di autorizzazioni…»). Ma sono dodici («un gruppo di nove con anche una coppia con un piccolo e un altro gruppo di tre, all’apparenza stanziali») quelli che i quattro ragazzi sono riusciti a vedere con i propri occhi. Alcuni delfini, secondo diverse segnalazioni, si spingono anche vicino alla costa, all’imboccatura del porto, per cercare cibo. «In generale – spiega la ricercatrice – noi ci muoviamo entro le dodici miglia, restando in acque nazionali, anche se avremmo la possibilità di spingerci oltre».

Quello di censire i delfini presenti nel nostro mare è un progetto oltre che ambizioso, anche dispendioso dal punto di vista economico. Al momento l’associazione si sta autofinanziando, ma è iniziata on line una raccolta fondi per il progetto, che prevede anche studi sul comportamento, l’ecotossicologia e la salute dei delfini. I soldi della donazione (l’obiettivo è raggiungere i 2.700 euro) saranno utilizzati in particolare per comprare un idrofono che serva a quantificare l’inquinamento acustico del tratto di mare in esame e fare un passo avanti nella comprensione del linguaggio di questi animali. L’obiettivo in futuro è anche quello di effettuare campionamenti, non invasivi, per studiare per esempio i motivi dell’alta mortalità della specie.

Altro modo per sostenere l’associazione è naturalmente tesserarsi (al momento i soci sono 25), mentre l’università fornisce supporto logistico permettendo l’utilizzo dei laboratori e offrendo agli studenti la possibilità di effettuare tirocini sulle imbarcazioni (e non solo) dei ricercatori. «Stiamo cercando anche aziende del territorio che abbiano voglia di sponsorizzarci, vogliamo che la nostra resti un’associazione radicata nel Ravennate, con lo scopo di tutelare appunto gli animali delle nostre coste». Che non sono solo delfini. Durante le loro escursioni, infatti, i quattro fanno sempre nuove scoperte. «Abbiamo visto tante tartarughe, anche di dimensioni notevoli. Poi numerosi cormorani tra cielo e mare. E i tonni, con tanto di salti acrobatici…».

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