Autotrasporti: Ctf in liquidazione La Lega Nord critica il mondo coop

Una sessantina i soci del consorzio, il Carroccio: «Vigileremo per loro, solita storia: lavoratori sul lastrico e i responsabili restano impuniti»

Dirigenti incompetenti incaricati per appartenenza politica che sono riusciti a portare al fallimento uno dei fiori all’occhiello del mondo imprenditoriale faentino mentre il mondo cooperativo e politico non vigilavano: è l’accusa mossa dalla Lega Nord a Faenza per il destino del Ctf, il Consorzio trasporti Faenza in liquidazione coatta amministrativa dall’inizio di novembre per decisione del tribunale di Ravenna a conclusione della procedura di concordato. La vicenda coinvolge una sessantina di soci: «Vigileremo sulla situazione e lo faremo in nome di tutti quei soci che ora sono sul lastrico», dichiarano il capogruppo Gabriele Padovani, il consigliere regionale Andrea Liverani e il consigliere provinciale Jacopo Berti.

Gli esponenti del Carroccio puntano il dito verso chi negli ultimi anni, a loro giudizio, avrebbe sottovalutato la situazione del consorzio trascurando i rischi e addirittura spendendo parole di ottimismo con i soci. La ricostruzione del declino fatta dai leghisti comincia a gennaio 2012 «quando il consiglio direttivo richiese ai soci un mutuo di 20mila euro a testa per continuare a lavorare e sui circa 150 soci, ben 100 aderirono alla richiesta». Dopo il sacrificio arrivarono ulteriori difficoltà: «Ben 16 mensilità non pagate, il dover far fronte al pagamento delle tasse e dell’Iva e il rischio che il consorzio potesse chiudere» mentre dai vertici di Legacoop, secondo il Carroccio, arrivavano rassicurazioni e incentivi a continuare. A maggio 2015 la richiesta di concordato preventivo «ma i soci continuavano a lavorare senza percepire stipendi, da quel momento il consorzio ha pagato ai soci un solo mese sui quattro lavorati. Ora la botta finale della liquidazione, in sostanza un vero e proprio fallimento ed è stato di conseguenza nominato un commissario liquidatore». La motivazione? «A giudizio del tribunale il Ctf versava in uno stato di insolvenza e non aveva presentato un piano di salvataggio».

Nel corso dell’estate i vertici di Legacoop espressero preoccupazione per la gravità della situazione mentre si cercava di elaborare un piano industriale capace di reggere e offrire una exit strategy. Si parlava già di quanto fosse a rischio la continuità aziendale ritenendo di difficile percorrenza la strada verso una nuova impresa dalle ceneri del Ctf mancndo il capitale e considerando le condizioni dei soci lavoratori, provati da anni di difficoltà. Nel 2010 la rivista di settore Uomini e Trasporti parlava di «classico consorzio di padroncini, con circa 160 soci che hanno la proprietà dei loro mezzi», fatturato oltre 40 milioni di euro all’anno, bilancio consolidato attorno ai 65, budget 2010 in linea con il 2009 che era stato in flessione tra il 9 e il 15 percento rispetto all’anno precedente.

Lo sfogo finale di Padovani, Liverani e Berti è rivolto al sindaco Giovanni Malpezzi: «Per quale motivo nessuno parla di questo scandalo? Per quale motivo Malpezzi alla dichiarazione di Padovani che il Ctf sarebbe fallito, andò su tutte le furie smentendolo categoricamente? È sempre la solita storia, i lavoratori sul lastrico e i veri responsabili rimangono impuniti».

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