Non c’è pace per il Grande Ferro di Burri M5s: «Riverniciato con colore sbagliato»

Interrogazione al sindaco all’indomani dell’incontro in cui annuncia un programma di valorizzazione nel 2016. Anche Ancisi (Lpr) critica

Dopo anni di richieste sono arrivate da poco una riverniciatura e una nuova illuminazione per il Grande Ferro R, l’opera commissionata all’artista Alberto Burri da Raul Gardini e installata nel 1990 nel piazzale del Pala De Andrè di Ravenna di proprietà del Comune, ma è già polemica: il Movimento 5 Stelle teme che ci sia stato un errore nella scelta della tinta e chiede al sindaco come è stata fatta la campionatura e come intenda ripristinare l’opera qualora dovesse emergere un effettiva modifica rispetto alla colorazione originale voluta da Burri.

I lavori di manutenzione sono stati a carico della società Metro che ha il palazzetto in concessione gratuita dal Comune fino al 2021. Alla società è andato il ringraziamento del primo cittadino Fabrizio Matteucci ieri sera, 4 dicembre, in occasione di un un incontro pubblico dedicato a Burri e alle sue opere nell’anno del centenario della sua nascita, organizzato dall’Accademia di belle Arti.

All’indomani arriva la stoccata di Francesca Santarella, consigliere comunale dell’M5s: «Balza subito all’occhio il nuovo arancio salmonato chiaro con cui è stato ridipinto il Ferro. Niente del colore originale a memoria dei vecchi smalti antiruggine pensato dal Maestro al momento della sua realizzazione. Inutile aggiungere che l’esatta cromia di un’opera d’arte è parte imprescindibile della stessa, e che qualsiasi variazione diventa una grave ed ingiustificata manomissione del suo valore. Surreale pensare che sia stato impossibile da parte del Comune di Ravenna, proprietario e custode dell’opera, una campionatura ed una riproduzione esatta del colore originale. Abbiamo depositato una interrogazione in cui venga spiegato il senso dell’operazione e in base a quali criteri sia stata decisa una simile cialtronata. Davvero una bella festa, quella preparata per il centenario nella nascita di Burri».

Ma le polemiche non si fermano qui. Contro il sindaco e l’amministrazione comunale punta il dito anche Alvaro Ancisi, consigliere comunale di Lista per Ravenna, a proposito del programma di valorizzazione della scultura monumentale messo a punto da Palazzo Merlato. «Secondo Matteucci – dice Ancisi – è stato pensato da tempo, come se il suo assessore allo Sport in consiglio comunale non avesse affermato che l’opera non era poi così degradata e che comunque non c’erano risorse per la cultura rispondendo a una nostra interrogazione. Un minimo di onestà intellettuale avrebbe dovuto consigliare al sindaco di esprimere due parole di considerazione verso l’amministratore comunale che, inizialmente ascoltato con sufficienza, aveva richiamato il dovere che la città di Ravenna si ricordasse degnamente del prezioso lascito artistico».

Per il Grande Ferro R sembra non esserci pace. Ne ha vissute parecchie. Ad esempio nel giorno del centenario della nascita dell’artista, l’opera è stata inserita all’interno di un capannone fieristico per l’Omc scatenando il dispiacere del liceo artistico Nervi-Severini. In occasione della Festa dell’Unità finisce per ospitare la sosta delle auto in vendita in esposizione.

Il 2016 di valorizzazione dell’opera sarà fatto con una mostra di progetti, disegni, bozzetti, plastici e fotografie, per lo più inedite, scattate dal Aurelio Amendola, fotografo ufficiale di Burri dal 1976 fino alla morte dell’artista, avvenuta a Nizza il 13 febbraio del 1995. Il programma sarà poi completato con una serie di rappresentazioni teatrali ed eventi musicali. «Mi piace pensare che a Gardini questo progetto di valorizzazione di un’opera che lui stesso aveva fortemente voluto sarebbe piaciuto» ha detto il sindaco

durante il suo intervento all’incontro su Burri. Matteucci ha annunciato anche che il piazzale davanti alla scultura di Burri, a fianco del palasport che l’ha visto protagonista di tante imprese sportive, sarà dedicato a Sergio Guerra, l’allenatore degli undici scudetti con la Teodora recentemente scomparso: «È un luogo che non è vincolato alla regola della toponomastica che prevede che si possa intitolare una strada o una piazza ad una persona solo dieci anni dopo la sua morte. Una regola che io ho deciso di rispettare con un’unica deroga per papa Giovanni Paolo II».

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