Legambiente attacca il festival Terrena: «Il bosco di Fusignano non è una discoteca»

L’associazione ambientalista vuole coinvolgere la Regione perché valuti la compatibilità dell’area di riequilibrio ecologico con il primo appuntamento del festival di land art promosso dall’Unione dei Comuni con teatro e musica

0628 Bosco«Cosa c’entra la musica con le aree di riequilibrio ecologico? Il bosco di Fusignano non è una discoteca». Il circolo Legambiente “Cederna” di Fusignano attacca Terrena, il festival di land art promosso dall’Unione dei Comuni della Bassa Romagna che prevede sei eventi tra natura e arte e in particolare proprio il primo nello spazio fusignanese il prossimo 7.  L’associazione ha deciso di chiedere alla Regione Emilia-Romagna di valutare la compatibilità dell’evento in programma con le caratteristiche dell’area protetta.

Il presidente del circolo ambientalista però non ci sta: «Già lo scorso anno avevamo aspramente criticato la scelta di organizzare iniziative che poco avevano a che fare con la natura e la tutela della biodiversità, con luci e musica ad alto volume fino a tarda notte. Ci auguravamo che questa volta si fosse scelto di fare iniziative più in linea con le finalità istitutive e con le prescrizioni previste per la fruizione di quest’area protetta. Purtroppo invece dobbiamo prendere atto di come si sia deciso di proseguire con un modello di evento che ci sembra del tutto fuori luogo».

Nel bosco di Fusignano, che il comunicato del festival definisce «suggestivo contesto», è prevista «un’esperienza di teatro di narrazione di Luigi D’Elia dal titolo “La grande foresta”, accompagnato da picnic e la primitive music di Machweo, una performance che unisce la visionarietà della musica sperimentale pura con le visioni di una natura selvatica e libera». Il bosco fa parte dell’area di riequilibrio ecologico “Canale dei Mulini di Lugo e Fusignano”: «Per la loro collocazione ai margini dei centri abitati richiedono quindi particolare cura e forme di tutela e valorizzazione. Aree in cui bisognerebbe entrare come ospiti, in punta di piedi. Ben vengano quindi iniziative per ascoltare e osservare la natura, imparare a riconoscere gli alberi e gli animali, raccontare la storia e le leggende legate ai boschi oppure per parlare di stelle e costellazioni, sempre più difficili da vedere nei centri abitati soffocati dall’inquinamento luminoso. Non sono invece aree in cui imporre alla natura il rumore e la presenza umana».

Le linee guide emanate dalla Regione, ricorda Rambelli, per queste aree parlano di conservazione, tutela e ripristino degli ecosistemi e degli habitat naturali e seminaturali e della diversità biologica in tutte le sue forme: «Viene rimarcata la necessità di vietare o regolamentare con molta attenzione tutte quelle attività che possano arrecare danno o disturbo all’area, quali ad esempio trasformazioni edilizie, raccolta, danneggiamento e asportazione della flora spontanea, abbandono di rifiuti e produzione di suoni e rumori molesti».

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