Teatro come scuola di vita: 7 incontri con gli studenti, saggio finale all’Almagià

I laboratori di Panda Project che si chiamano “Le nostre città invisibili” e “Rosso Malpelo” rivolto alle elementari e alle medie

Laboratori Panda ProjectIl teatro come scuola di vita, come luogo privilegiato per imparare le regole di convivenza con i propri compagni; il teatro come spazio dello stare assieme, ognuno con i suoi difetti e con le sue stranezze, senza chiudere le porte a nessuno. A questo, e a molto altro, serve il teatro nelle scuole: uno spazio di libertà nel quale essere se stessi, che può aiutare nella gestione dei conflitti interni ed esterni alla classe. Lo spirito dei laboratori teatrali di Panda Project sta tutto qui. Si chiamano “Le nostre città invisibili” e “Rosso Malpelo”: sono i due progetti scolastici dei Panda, compagnia romagnola che quest’anno festeggia i 10 anni di attività, e s’ispirano ai classici della letteratura italiana per affrontare temi difficili assieme ai ragazzi.

Il primo, rivolto alle scuole elementari, è finalizzato alla gestione del bullismo e del cyber-bullismo; il secondo, pensato per le scuole medie, affronta lo spinoso tema del razzismo con l’aiuto dell’indimenticabile personaggio creato da Verga. Quest’anno, per il quinto anno consecutivo, i Panda Project – al secolo Beatrice Cevolani, Hendry Proni e Delia Trice – affiancati dai due attori professionisti Annalisa Salis e Denis Campitelli, propongono i loro laboratori freschi e ironici alle classi delle scuole di Ravenna, realizzati in collaborazione con l’Assessorato alle politiche giovanili e con la Fondazione del Monte. Articolati in sette incontri settimanali della durata di 2 ore, i laboratori quest’anno prevederanno la possibilità di un momento di resa finale all’Almagià di Ravenna, a fine maggio 2020.

I laboratori verranno presentati ufficialmente a chiunque sia interessato il prossimo 14 ottobre, dalle 16.30 alle 18.30 presso l’Informagiovani di Ravenna, dentro a Palazzo Rasponi delle Teste (entrata via Longhi n.9). Gli ideatori dei laboratori – compresa Delia Trice direttamente da Copenaghen – risponderanno a tutte le domande e raccoglieranno le adesioni

Il progetto

«Ci piace tantissimo il confronto con i giovani», racconta Beatrice Cevolani. «Nei nostri laboratori i ragazzi partecipano attivamente e hanno tantissime cose da dire, spesso con punti di vista diversi e inaspettati. Affrontiamo assieme a loro tematiche difficili e sentite, che fanno paura ai “grandi”; e lo facciamo cercando di usare l’ironia, nostra passione da sempre», continua Cevolani.

«Dopo una serie di esercizi e giochi teatrali che servono per fare gruppo e capire i bisogni della classe, affrontiamo gli argomenti con una serie di domande generali. Per esempio: cosa significa per voi prendersi cura di qualcuno? Quanto vi sentite voluti bene? Si tratta di capire, attraverso le loro suggestioni, quando e come il problema si presenta nella quotidianità».

«Poi includiamo i ragazzi a livello creativo, partendo da ciò che li ha colpiti di più dei testi letti e chiedendo nuovo materiale: musica, fumetti, serie tv, ciò che loro sentono più vicino. Quindi si sintetizza tutto, col nostro aiuto, nella creazione collettiva di una vera e propria scena teatrale finale, senza ruoli predefiniti, imposizioni o costrizioni», spiega Cevolani.

«L’intento di “Rosso Malpelo”, dedicato alle medie, è capire quando la diversità diventa un problema. È ovvio che siamo tutti diversi, e questa diversità è una ricchezza. Ma quando c’è paura, ignoranza, pregiudizio, quando non ci si conosce, allora la diversità diventa un problema per tutti. Per questo ci basiamo sul teatro, sul lavoro di gruppo, sul confronto e sulla mediazione».

«Ne “Le nostre città invisibili”, insegniamo ai ragazzi delle elementari a litigare meglio. Dato che è impossibile non litigare, bisogna imparare a gestire la rabbia e le frustrazioni. Partendo dal libro di Calvino cerchiamo di immaginare assieme a loro delle città fantasiose, nelle quali collocare i conflitti reali per imparare a risolverli».

Una vera e propria esperienza di vita attraverso il teatro, che purtroppo è ancora poco diffusa nelle scuole italiane. Come conclude Cevolani: «Il teatro è un’esperienza straordinaria, e le reazioni dei partecipanti ce lo dimostrano. Sulla scena ci sono regole ben precise, che non ti vengono imposte come nella vita reale, ma che devi seguire se vuoi che la scena funzioni. Si impara a seguire le regole stando assieme. A teatro bisogna capirsi, accettare di farsi guardare, ascoltarsi, rispettarsi. Sono le stesse regole della vita, ma vissute e accettate assieme, senza paura».

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