Ancisi su Mar e Classis: «necessitano di sostanziosi versamenti di soldi pubblici»

Nonostante le 50mila presenze in entrambi i siti, il capogruppo di LpRa punta il dito sui bilanci: “quelle risorse potrebbero essere impiegate molto meglio”

Foto1 Esterno Classis Puntuale come sempre, arriva il commento di Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna sui dati relativi ai musei ravennati, in particolare Mar e Classis. E si tratta, come sempre, di un commento non particolarmente lusinghiero, nonostante entrambi i musei abbiano contato oltre 50mila presenze e un incasso che, le rispettive direzioni, definiscono positivo. “L’anno nuovo non ancora è arrivato, ma sono già filtrate esaltanti autocelebrazioni dei grandi successi ottenuti nel 2019 dai due musei comunali di Ravenna, d’arte (MAR) e di archeologia (Classis), quest’ultimo nel primo anno di vita. Nei mesi scorsi, pagine e pagine delle cronache cittadine ci hanno raccontato i successi di tappa. Il consiglio comunale non ne sa ancora niente, non avendo ricevuto da alcuno nemmeno i preconsuntivi dei bilanci in corso – attacca Ancisi, facendo riferimento a notizie di stampa che si possono leggere qui e qui. “Apprendiamo dunque informalmente che è stato trionfale il numero dei visitatori, 52.000 per il Classis e 50.000 per il MAR. Dagli incassi risulta tuttavia umiliante il pagamento medio per persona, rispettivamente pari a 3,76 e a 3,40 euro. Vuol dire che, pur di esibire fantastiche capacità di attrazione, i biglietti sono stati venduti a prezzi bassi o scontatissimi, oppure regalati a man bassa (per il Classis il 40%, per il Mar forsanche di più).  Difficile misurare il successo, esso pure magnificato, delle somme incassate dagli ingressi: circa 160 mila euro per il Classis e 170 mila per il MAR. Bisognerà valutarle nel complesso delle entrate, i cui bilanci di previsione comprendono però sostanziosi versamenti di soldi pubblici, in massima parte del Comune: 1 milione e 392 mila euro per il museo archeologico, 600 mila per il museo d’arte. Questi sono i numeri. Altra cosa le opinioni, in base a cui ognuno è libero di esaltarsi per la qualità delle offerte museali e per i valori culturali, sociali, partecipativi, ecc. che promuovono. Oppure di credere che questi considerevoli patrimoni e questi volumi di denaro pubblico cash potrebbero essere impiegati meglio, anche di molto. È democrazia”.

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