martedì
11 Novembre 2025
povertà

I pasti alla mensa della Caritas sono aumentati del 75 percento rispetto agli anni prima della pandemia

I dati della diocesi di Faenza-Modigliana. Il 36% delle persone incontrate lavora, ma non guadagna abbastanza

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La mensa diocesana di Faenza nel 2024 ha servito 11.336 pasti pasti a persone in difficoltà, con un aumento del 75 percento rispetto al periodo pre pandemia. Allo stesso modo, al centro di ascolto diocesano sono stati quasi 3mila i pacchi alimentari distribuiti, più del doppio rispetto al 2019. Più in generale, un terzo delle persone che si sono presentate al Centro di ascolto di Faenza nel 2024 si è rivolto per la prima volta alla Caritas diocesana, mentre il 36 percento lo frequenta da cinque anni o più; un dato che segnala la presenza di povertà croniche e intermittenti.

Sono alcuni dei dati emersi giovedì 9 ottobre durante la presentazione alla chiesa del Carmine di Bagnacavallo del nuovo rapporto “Povertà e Risorse” della Caritas diocesana di Faenza-Modigliana.

Durante la serata è stato approfondito il lavoro in particolare delle Caritas parrocchiali di Alfonsine, Bagnacavallo, Cotignola, Fusignano, Russi, Sant’Agata sul Santerno e Villanova. Nel 2024 queste sette realtà hanno seguito 329 persone, rappresentative di altrettanti nuclei familiari. Spesso, infatti, è una sola persona a presentarsi per chiedere aiuto a nome dell’intera famiglia, il che significa che il numero effettivo di persone sostenute è molto più alto. Le donne rappresentano il 64% del totale, con un’età media di circa 50 anni. La nazionalità più frequente è quella italiana (2 persone su 5), ma le Caritas hanno incontrato persone di 25 Paesi diversi, segno di una crescente complessità culturale e sociale. Le nazionalità più rappresentate tra gli stranieri sono marocchina, senegalese, nigeriana e rumena, che insieme costituiscono il 70% del totale. Il 48% delle persone seguite è coniugato, il 23% celibe o nubile, il 20% separato o divorziato e il 9% vedovo. Tra gli italiani è maggiore l’incidenza di divorziati e vedovi, mentre tra gli stranieri prevalgono i coniugati.

Uno degli aspetti più significativi che emerge dal rapporto è la diffusione del “lavoro povero” (working poor). Non è solo la mancanza di un impiego a generare disagio economico (38% dei casi), ma anche la presenza di redditi insufficienti: il 36% delle persone incontrate lavora, ma non guadagna abbastanza per sostenere la propria famiglia. La quasi totalità degli utenti è regolarmente residente (solo due persone risultano prive di permesso di soggiorno), segno di un forte legame con il territorio. Il 90% ha una casa in cui vivere, di cui il 77% in affitto e il 13% di proprietà. Gli interventi di aiuto più frequenti restano quelli alimentari ed economici, a conferma delle difficoltà quotidiane delle famiglie nel far fronte alle spese essenziali.

Allargando lo sguardo all’intera diocesi, nel 2024 si sono rivolte alla rete Caritas 1.757 persone. Le 25 Caritas parrocchiali presenti sul territorio hanno accolto 1.084 persone (62% del totale), mentre il Centro di Ascolto diocesano ne ha seguite 673 (38%).

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