Mandorlini, una carriera da allenatore già prevista da Trapattoni all’Inter

Il ravennate ha portato l’Hellas Verona dalla C1 alla massima serie Gli esordi come vice a Ravenna: «Ho sempre voluto allenare»

Le due carriere di Andrea Mandorlini, prima da calciatore e poi da allenatore, sono partite entrambe con i colori del Ravenna: nelle giovanili giallorosse si è fatto notare dagli osservatori del Torino entrando tra i professionisti e arrivando a vicere lo scudetto dei record (1989) con l’Inter e sulla panchina giallorossa cominciò a farsi le ossa con il primo incarico di viceallenatore, arrivando poi alla guida in prima persona in diverse società con cui ha vinto anche campionati non solo in Italia.

«Ricordo bene gli anni nella mia città – dice il 55enne che oggi allena il Verona in serie A –. Da lì è cominciato tutto per due volte. Proprio in questi giorni ricordavo con il mio ex allenatore Natale Bianchedi (che intervistiamo a pagina 10, ndr) che esattamente 40 anni fa mi accompagnò in treno a Torino per il mio primo provino in una selezione dei migliori giocatori di tutta Italia. Mi preserò e andai a fare gli Allievi». In panchina invece a Ravenna assaggiò il sapore della vittoria in C1. In totale quattro stagioni da vice dal 1994 al 1998, le ultime due in B tra cui la migliore della storia ravennate (1996/97, allenatore Novellino) chiusa all’ottavo posto: «L’anno dopo avrei voluto essere io il primo allenatore e invece chiamarono Mauro Sandreani, rimasi lo stesso ma decisi che l’anno successivo era arrivato il momento di provare da solo». Aveva appena 38 anni e già quattro anni di esperienza.

Ma la strada era tracciata da tempo: «Ho sempre avuto in testa l’idea di fare l’allenatore una volta chiusa la carriera dal calciatore. Ci credevo e ci sono riuscito». Con la benedizione di un vecchio saggio come Giovanni Trapattoni che lasciò un biglietto di saluti a ogni giocatore dell’Inter quando cambiò squadra: «Sul mio c’era scritto che più avanti avrei capito certe sue scelte, soprattutto quando sarei diventato allenatore ed era sicuro che sarei diventato un grande tecnico». I risultati non sono mancati. Di sicuro la parentesi veronese con l’Hellas cominciata nel 2010 è quella più lunga e più soddisfacente: «Sento davvero di aver portato avanti un progetto mio, partendo dalla C1 per arrivare in serie A».

Tra le vittorie da allenatore va citata anche quella dello scudetto in Romania alla guida del Cluj: «Arrivò la proposta dopo che il Sassuolo non mi aveva confermato e decisi di andare avendo visto solo dei dvd sui giocatori. Ho indovinato le scelte e ce l’abbiamo fatta».

Qualche settimana fa il nome di Mandorlini ha attirato l’interesse di alcune pagine Facebook dedicate al lato più scanzonato del calcio per i filmati dei collegamenti Sky a Vinitaly: «Hanno detto che ero ubriaco ma non era così, ero allegro e simpatico per fare un collegamento diverso dal solito». Su Facebook molte le visualizzazioni. Ma come si gestisce la vita social dei calciatori? «Sono giovani e sono abituati a utilizzare quei mezzi. In società abbiamo delle norme certo ma non c’è mai una regola unica, bisogna sapersi gestire. Non esiste più il segreto bancario, figurati se esistono i segreti di spogliatoio».

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