Un incubo a lieto fine

 

Ho fatto un sogno.

Andavo allo stadio finalmente a rivedere una partita di calcio, c’era gente in fila, che bello, con la mascherina, che strano, e quando è arrivato il momento di entrare non c’erano i tifosi, ma vecchi che facevano la spesa in bancarelle di frutta e verdura allestite sotto le tribune. In campo, invece, i calciatori giocavano mantenendo la distanza interpersonale e la partita è finita 83 a 75.

Durante l’intervallo mi ha videochiamato mia zia che vedo solo a Natale e a Pasqua perché a Pasqua, in effetti, non siamo riusciti a vederci e voleva sapere come stavo.

Quando sono tornato a casa, invece, era pieno di bambini che seguivano una videolezione in cui un’insegnante leggeva ad alta voce un libro che a sua volta era un audiolibro che a sua volta era letto da un’insegnante in streaming e non capivo perché cazzo ognuno non si poteva leggere un libro a casa propria e bona lì.

Sono uscito e ho dovuto consegnare a un vigile un’autocertificazione in cui mi impegnavo ad andare al bar più vicino che faceva l’asporto anche se poteva fare solo il domicilio e anche se il caffè mi faceva schifo ma poi appena girato l’angolo mi sono messo a correre come mai avevo fatto prima fino a raggiungere un orto, ho scavalcato la recinzione e finalmente sono riuscito ad annaffiare una pianta di zucchine, sentendomi un vero ribelle, un vero anticonformista.

Ma a quel punto ho sentito una musica nota, un canto provenire dai balconi, “o partigiano, portami via”: era il 25 aprile e per festeggiare la gente cantava dal balcone a un orario prestabilito, visto che non poteva andare a celebrare la Liberazione come al solito mangiando un panino con la salsiccia in pineta.

Così sono scappato di nuovo in casa e mi sono guardato il Ravenna Festival in streaming ma la connessione saltava, c’era casino e allora sono uscito in giardino a gridare.

Poi ho preso la mia mascherina da sub personale e sono salito in macchina per andare al mare dove finalmente mi sono steso nel mio lettino ricoperto di plexiglass e ho finalmente realizzato che almeno qualcosa di bello, in tutto questo incubo, c’era: poter ordinare e farsi portare sotto l’ombrellone una caipiroska e non avere nessuno con il proprio corpo semi-nudo a meno di due metri di distanza.

Mi sono svegliato e finalmente ho guardato al futuro con ottimismo. Voi, invece, tutto bene?

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