Inchiesta spese pazze in Regione, assolti i ravennati Fiammenghi e Mazzotti del Pd

Alla sbarra tredici consiglieri regionali, tutti accusati di peculato per i rimborsi ottenuti tra 2010 e 2011: la procura chiedeva sei condanne (tra cui 18 mesi per il cervese) e sette assoluzioni, condannato solo il capogruppo. L’ex sindaco di Bagnacavallo: «Ora bisogna fare chiarezza sul rapporto tra politica e magistratura»

47735I ravennati Mario Mazzotti e Miro Fiammenghi, ex consiglieri regionali in Emilia-Romagna per il Pd, sono stati assolti dall’accusa di peculato nell’ambito del processo per le cosiddette spese pazze, una serie di voci messe a rimborso come spese del gruppo consiliare, tra giugno 2010 e dicembre 2011, ritenute illegittime dalla procura di Bologna. Le richieste del pubblico ministero erano 18 mesi di condanna per il cervese Fiammenghi e assoluzione per il bagnacavallese Mazzotti, al momento del rinvio a giudizio a dicembre del 2015 al primo vennero contestati 15mila euro e 9mila al secondo. In tutto erano tredici gli ex consiglieri Pd alla sbarra: una sola condanna a quattro anni e quattro mesi per il capogruppo Marco Monari (la procurae aveva chiesto in tutto sei condanne) e dodici assoluzioni con duplice la formula: per alcuni il fatto non costituisce reato mentre per altri il fatto non sussiste.

«Per quel che mi riguarda, visto che non ho mai nascosto la mia opinione, resto dell’avviso che questa indagine sulle spese pazze non andasse neppure avviata – è il commento di Mazzotti, oggi direttore di Legacoop Romagna –. Non nascondo la soddisfazione per la mia assoluzione, ma questo non allontana l’amarezza e la sensazione di avere subito una grave ingiustizia. Sono stato trascinato assieme a tanti colleghi ex consiglieri regionali in un calvario mediatico e giudiziario durato cinque anni. Rimane il grande dispiacere poi per la condanna, che trovo spropositata, del capogruppo Monari, che sono sicuro in appello saprà dimostrare la sua innocenza al pari di tutti gli altri consiglieri del Pd».

Mazzotti, in passato anche sindaco di Bagnacavallo, si toglie qualche sassolino dalla scarpa: «Non dimentichiamoci di quello che è successo: elezioni regionali anticipate, decapitazione di una intera classe dirigente, logoramento del rapporto tra i cittadini e le istituzioni. Il crollo dell’affluenza alle ultime elezioni regionali, un dato di cui purtroppo non si è mai discusso, è frutto di questo clima che si è determinato». La vicenda, a giudizio del politico, deve offrire ora l’occasione perché «venga affrontata con serenità e senza contrapposizioni quella discussione che in questi anni è stata accantonata sul rapporto tra politica e magistratura inquirente, e che venga espresso un giudizio politico su quanto successo in cinque anni di vita democratica della Regione Emilia-Romagna. Rinnovo ovviamente la mia fiducia nella giustizia che, seppur in tempi troppi lunghi, ha rimesso le cose a posto smontando un teorema accusatorio che faceva acqua da tutte le parti».

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