Omicidio Ballestri, la sentenza: Cagnoni uccise la moglie, condannato all’ergastolo

Dopo una camera di consiglio durata sei ore, il presidente della corte d’assise Corrado Schiaretti ha letto il dispositivo che accoglie la richiesta dell’accusa. Il dermatologo dovrà pagare anche 4 milioni di euro

RAVENNA 18/06/2018.PROCESSO CAGNONI PER L’ OMICIDIO DI GIULIA BALLESTRIÈ l’ergastolo, come richiesto dall’accusa, la pena inflitta in primo grado dalla corte d’assise di Ravenna a Matteo Cagnoni perché ritenuto colpevole dell’omicidio, avvenuto il 16 settembre 2016, della moglie Giulia Ballestri da cui si stava separando. La sentenza è arrivata alle 19 di oggi, 22 giugno, dopo oltre sei ore di camera di consiglio al termine della 29esima udienza del processo cominciato nove mesi fa (qui il video della lettura del dispositivo). L’imputato, che si proclama innocente sin dall’inizio delle indagini, era in aula: durante la lettura della sentenza è rimasto impassibile, nessun commento con l’avvocato Giovanni Trombini quando quest’ultimo l’ha baciato sulla guancia prima che venisse portato via dalla polizia penitenziaria.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti accolta dai giudici, in estrema sintesi, quel venerdì mattina di due anni fa con la scusa di fotografare dei quadri per una vendita, il 53enne dermatologo convinse la 39enne consorte a seguirlo nella villa disabitata di proprietà della famiglia dell’uomo in via Padre Genocchi e lì la massacrò prima a bastonate poi spaccandole il volto contro lo spigolo di un muro per poi andarsene abbandonando la donna ancora agonizzante nello scantinato dove verrà trovata due giorni dopo dalla polizia a cui il fratello e l’amante avevano denunciato la scomparsa.

RAVENNA 18/06/2018.PROCESSO CAGNONI PER L’ OMICIDIO DI GIULIA BALLESTRI

Nel dispositivo letto dal presidente della corte Corrado Schiaretti (a latere Andrea Galanti) il medico viene riconosciuto colpevole di omicidio volontario pluriaggravato, circostanza che ha quindi portato al massimo della pena (in caso contrario se ritenuto colpevole avrebbe preso al massimo trent’anni) oltre al pagamento delle spese processuali e di quelle per il proprio mantenimento in carcere durante i 21 mesi di custodia cautelare. L’imputato è stato condannato al pagamento di una cifra complessiva che supera i 4,3 milioni di euro. Così suddivisi: provvisionali di un milione a testa per i tre figli, un milione per i genitori Franco Ballestri e Rossana Marangoni e 150mila euro per il fratello Guido; danni per 20mila euro per il Comune di Ravenna e 10mila euro per ciascuna delle altre parti civili (Unione donne in Italia, Linea Rosa, Dalla parte dei minori); 43mila euro  per spese processuali sostenute dalle parti civili, 25.500 in favore delle parti civili Marangoni-Ballestri e 15mila ciascuno per le altre quattro parti civili. A questo vanno aggiunti l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la sospensione della potesta genitoriale. Entro novanta giorni le motivazioni. Non è stato riconosciuto l’isolamento diurno di un anno chiesto dal pm.

La sentenza è stata pronuncia di fronte a un’aula gremita, di pubblico e di telecamere. I presenti hanno accolto il verdetto senza reazioni plateali. Inizialmente prevista per le 17.30, l’uscita della corte dalla camera di consiglio è poi slittata di un’ora e mezza. Un prolungamento dell’attesa che ha divorato le parti in causa, in maniera più o meno esplicita. Dal tamburellare con le dita sul tavolo dell’avvocato Trombini, seduto al primo banco accanto al collega Francesco Dalaiti,  al continuo aggiustare i capelli del pm D’Aniello. Il più disteso, almeno all’apparenza, era l’avvocato Giovanni Scudellari che difende i familiari della vittima come parte civile e ha cercato di stemperare la tensione con il fratello Guido Ballestri. Poi la campanella. la voce del cancelliere che annuncia l’ingresso della corte e per i quattro minuti impiegati dal presidente Schiaretti per leggere le due pagine di dispositivo nell’aria solo i click dei fotografi.

Mani unite in basso davanti al ventre, Cagnoni ha ascoltato il suo destino immobile e impassibile, con lo sguardo verso il basso nel vuoto. In un paio di momenti è parso quasi perdere l’equilibrio in avanti e uno degli agenti di polizia penitenziaria ha accennato un gesto come a riprenderlo. Non c’è stato bisogno. Poi Trombini ha delicatamente baciato l’amico e cliente sulla guancia e il dermatologo ha imboccato l’uscita per tornare in carcere.

Quella appena conclusa è stata la decima corte d’assise per omicidio volontario a Ravenna nell’ultimo decennio (altri omicidi hanno imboccato percorsi giudiziari diversi con riti alternativi). In totale con quello odierno, gli ergastoli sono cinque. Procedendo a ritroso l’ultima Assise fu quella di Secondo Merendi, accusato di aver ucciso la madre 81enne Maria Pia Rossini nell’aprile 2015 a Cotignola perché aveva scoperto che usava la sua pensione per i debiti di gioco. La sentenza di primo grado è arrivata a dicembre 2016: fine pena mai (conferma in appello). Risale invece a marzo 2016 la sentenza di primo grado per Daniela Poggiali: l’ex infermiera fu condannata all’ergastolo per l’uccisione della 78enne paziente Rosa Calderoni nell’ospedale di Lugo nel 2014 (assoluzione in appello, a metà luglio la Cassazione).

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