I tecnici della Cmc: «Chiusi in casa, intervenga il ministro degli Esteri»

I due dipendenti della cooperativa temono che dopo la richiesta di concordato la loro posizione si possa aggravare: «I fornitori verranno da noi»

Cmccella

Un fotogramma del video girato in cella da uno dei lavoratori Cmc arrestati in Kuwait

Da giorni sono in Kuwait e non possono tornare in Italia e in Portogallo, dove vivono le rispettive famiglie. I tecnici della Cmc Andrea Urciuoli, cesenate, e Ricardo Pinela, portoghese, all’Ansa hanno spiegato qual è la loro situazione attuale: «Siamo come prigionieri in ostaggio, chiusi in casa 24 ore su 24 e adesso che si è saputo della richiesta di concordato siamo ancora più preoccupati perché tutti i fornitori verranno da noi. Non abbiamo notizie e tutto tace da ogni parte. Abbiamo bisogno dell’intervento dei ministri degli esteri di Italia e Portogallo».

I due tecnici sono bloccati da giorni a Kuwait City, dopo la rescissione di un contratto da 22 milioni. I problemi per il cesenate Urciuoli e il portoghese Pinela sono iniziati il 21 novembre. Sono stati arrestati e hanno passato una notte in cella con l’accusa di aver danneggiato i macchinari delle ditte a cui erano stati subappaltati i lavori, poi sono stati liberati. In seguito, però, sono stati minacciati di essere nuovamente arrestati. Il sindaco di Cesena Paolo Lucchi ha scritto a tal proposito al ministro degli Esteri chiedendo di risolvere la situazione.

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