Dante 2021, il sindaco dal Papa per la benedizione della croce donata da Paolo VI

Michele de Pascale guiderà una delegazione cittadina in udienza dal pontefice il 10 ottobre per il dono ricevuto nel 1965 al settimo centenario della nascita del poeta

Mattarella De Pascale Dante Una delegazione della città di Ravenna, guidata dal sindaco, dall’arcivescovo e dal prefetto, sarà ricevuta sabato 10 ottobre alle 12 dal Papa in Vaticano. Nel corso dell’udienza il Pontefice benedirà la croce donata da Paolo VI per la tomba di Dante Alighieri nel 1965, in occasione del settimo centenario della nascita del sommo poeta. Si tratta di una croce greca, con quattro ametiste incastonate alle estremità, collocata al di sopra della lastra marmorea di Pietro Lombardo. Fino a prima del recente restauro del sepolcro era stata sostituita da una copia.

Oltre al primo cittadino Michele de Pascale, a monsignor Lorenzo Ghizzoni e al prefetto Enrico Caterino, la delegazione sarà composta da Antonio Patuelli, presidente dell’Abi e del gruppo La Cassa di Ravenna, e Marco Martinelli e Ermanna Montanari, direttori e fondatori del Teatro delle Albe. Composizione ristretta a causa delle normative anti Covid.

CroceNella ricorrenza del settecentenario della nascita di Dante, Paolo VI con la lettera apostolica “Altissimi cantus”, datata 7 dicembre 1965, evidenziava il profondo interesse della Chiesa per la figura di Dante. La lettera apostolica completava la serie di iniziative attraverso le quali papa Montini volle esprimere l’ammirazione sua e di tutta la Chiesa per il cantore della Divina Commedia. Il 19 settembre dello stesso anno il Papa aveva inviato per la tomba del Poeta a Ravenna la croce d’oro, come segno della risurrezione che Dante professava.

In particolare Paolo VI scrisse all’arcivescovo Baldassarri di Ravenna che la Divina Commedia è “poema dell’umanità, della civiltà, della filosofia e teologia, poema dell’unione e dell’armonia dell’ordine naturale con il soprannaturale, della vita presente con l’eterna”. “Onorate l’altissimo poeta!”, è l’invito-appello con cui Paolo VI conclude l’ “Altissimi cantus”.

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