Caos al pronto soccorso, l’Ordine dei medici: «Assumere laureati non specializzati»

Il reparto vive «gravissime criticità», come le ha definite il sindaco, con pazienti costretti ad attese di ore o in casi sporadici addirittura giorni. Il presidente Falcinelli: «Serve campagna informativa per evitare accessi impropri»

Medici ObiettoriCarenza di personale e taglio di posti letto sono, secondo l’Ordine provinciale dei medici di Ravenna, i fattori all’origine della situazione di emergenza in cui si trova il locale pronto soccorso dove sono stati segnalati casi di pazienti in attesa per ore o addirittura giorni per il ricovero. Il sindaco stesso ha parlato ufficialmente di «gravissime criticità» e ha fatto un sopralluogo in reparto. «Le emergenze vanno prese in considerazione per tempo e anticipate – afferma il dottor Stefano Falcinelli, presidente dell’Ordine –, come d’altra parte poteva essere fatto subito dopo la prima fase della pandemia».

L’Ordine dei medici chirurghi ed odontoiatri esprime condivisione per il recente allarme del primo cittadino Michele de Pascale e apprezzamento per gli interventi programmati dal direttore generale dell’Ausl Tiziano Carradori: «Il sistema è retto al momento soprattutto dall’impegno, la dedizione, il sacrificio dei medici e di tutti gli operatori della sanità a cui va il nostro profondo ringraziamento. Ho notizia purtroppo di molti colleghi ammalati Covid».

Alla luce dei fattori individuati come cause della situazione, «pieno appoggio a quanto più volte proposto da Carradori per l’inserimento nel sistema sanitario dei cosiddetti camici grigi, medici laureati, ma non ancora specializzati».

De Pascale ha invitato i cittadini a rivolgersi al pronto soccorso solo quando si tratta di casi idonei a quel tipo di assistenza. Le statistiche dicono infatti che molti accessi avrebbero dovuto seguire altri canali: «Condivisibile l’appello del sindaco. L’Ordine è disponibile a partecipare, a fianco delle istituzioni, a iniziative di sensibilizzazione e di corretto uso delle risorse disponibili da rivolgere alla popolazione».

Infine una riflessione sulle cure territoriali. Falcinelli ammette la possibilità di inefficienze, «ma risulta anche un grandissimo sforzo dei medici di medicina generale, impegnati per quanto possibile ad affrontare la pandemia nella fase preospedaliera e a seguire i numerosi pazienti con patologie croniche che non riescono a trovare, in questo periodo, risposta adeguata dai servizi specialistici, impegnati anch’essi nella gestione della pandemia».

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