Covid, azienda ottenne 840mila euro dal Decreto Liquidità senza averne diritto

Nei guai l’ex amministratore unico, accusato di aver fornito dati falsi, e i due soci subentrati, che lo avrebbero truffato

FinanzaNel giugno del 2020 l’azienda – operante da vent’anni nel settore delle forniture per ristoranti e alberghi – aveva ricevuto un finanziamento di 840mila euro nell’ambito del cosiddetto Decreto Liquidità per le imprese in difficoltà a causa della pandemia da Covid-19.

Dalle indagini effettuate dalla Guardia di Finanza – a cui erano state segnalate operazioni sospette – è emerso però come le casse aziendali venissero continuamente svuotate a beneficio, diretto e indiretto, di due persone subentrate in società proprio in quei mesi.

Nel contempo, l’ex amministratore dell’azienda aveva presentato alla finanza una formale denuncia in cui lamentava di essere stato raggirato da presunti consulenti aziendali che lo avrebbero prima indotto a richiedere il finanziamento agevolato per poi rilevare le quote societarie di sua proprietà, senza però pagarne il prezzo. Anzi, appena acquisita formalmente la titolarità della società, i due consulenti avrebbero cambiato repentinamente atteggiamento, estromettendolo di fatto dalla gestione commerciale, contrariamente agli accordi presi.

Secondo quanto ricostruito anche dalla procura, quindi, l’amministratore unico dell’impresa ha prima formalizzato una richiesta di finanziamento basata su dati contabili falsi al fine di ottenere il valore massimo per una crisi dovuta all’emergenza sanitaria in realtà inesistente, per poi diventare lui stesso vittima di una truffa da parte dei due consulenti che lo avevano indotto a richiedere il prestito.

Dai controlli successivi è emerso inoltre che l’acquisto della società finanziata – che aveva una liquidità di cassa complessivamente superiore al milione di euro – era stato operato dai due “consulenti” attraverso una società bolognese con un capitale sociale sottoscritto ma mai versato e a sua volta controllata da una società bulgara non patrimonializzata: in pratica, attraverso due scatole vuote su cui sarebbe stato impossibile rivalersi.

Nel frattempo i nuovi soci avevano provveduto a svuotare la cassa sociale giustificando contabilmente le uscite con pagamenti a fornitori in realtà non registrati in contabilità, con l’acquisto di partecipazioni in società, anche queste inesistenti o ancora con bonifici verso la controllante o con distribuzione di ipotetici dividendi.

Ora, però, sia l’ex amministratore, che ha formalmente richiesto il finanziamento, che i due consulenti, che hanno poi rilevato la società, dovranno rispondere dell’ipotesi di reato di illecita percezione di erogazioni pubbliche e di truffa aggravata a danno della banca che ha materialmente erogato il prestito.

I due nuovi soci, subentrati nella gestione, sono inoltre accusati di truffa aggravata nei confronti dell’ex legale rappresentante, mentre solo uno dei due, l’attuale amministratore unico della società, è accusato anche di false comunicazioni sociali e di autoriciclaggio.

Le Fiamme Gialle hanno quindi formalizzato un sequestro preventivo di 540.000 di disponibilità finanziarie rinvenute sui rapporti bancari personali e delle società riconducibili ai tre indagati, a cui si aggiungono 300.000 euro circa in immobili e terreni.

EROSANTEROS POLIS BILLBOARD 15 04 – 12 05 24
NATURASI BILLB SEMI CECI FAGIOLI 19 – 28 04 24
CENTRALE LATTE CESENA BILLB LATTE 25 04 – 01 05 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24