Fatture false per gonfiare il “bonus facciate”, scoperta maxi frode fiscale

Negli ultimi anni mezzo milione di euro di tasse risparmiate. Nei guai imprenditore del settore edile

FinanzaGrazie a un vorticoso giro di fatture false scambiate tra le imprese del suo gruppo, era riuscito a creare un fittizio credito fiscale relativo al “bonus facciate” per circa 190.000 euro e a conseguire negli ultimi anni un indebito risparmio di imposte per un importo complessivo stimato in oltre 450.000 euro. A finire al centro delle attenzioni delle Fiamme Gialle è stato un imprenditore lughese, referente di diverse società operanti nel settore edile.

In particolare le indagini della Finanza hanno preso le mosse dall’ispezione di una prima azienda del gruppo, risultata ancora operativa, ma che dal 2018 in poi non aveva più presentato le dichiarazioni fiscali. Considerando anche gli anni precedenti, scoperto un utilizzo di fatture false, l’ispezione dei finanzieri si era conclusa con la constatazione di imposte evase per oltre 220.000 euro.

I finanzieri della Tenenza di Lugo hanno quindi deciso di estendere il controllo anche alle altre imprese gestite dallo stesso imprenditore edile, accertando così l’emissione e l’utilizzo di altre fatture false. E in particolare come – a fronte di fatture emesse per oltre 2 milioni di euro riguardanti il rifacimento di un capannone industriale con utilizzo del cosiddetto “bonus facciate” al 90 percento – una delle società del gruppo avesse sovra-fatturato i lavori, gonfiando i prezzi delle materie prime e della manodopera, al solo scopo di far beneficiare a un’altra impresa collegata un indebito credito d’imposta ai danni dell’erario.

Al termine delle attività ispettive, è stato quindi segnalato il volume d’affari complessivamente sottratto a tassazione all’Agenzia delle Entrate, che provvederà al recupero delle imposte evase e alla irrogazione delle relative sanzioni, mentre gli amministratori delle società interessate sono state denunciati alla locale Autorità Giudiziaria con l’accusa di omessa dichiarazione fiscale, frode fiscale e indebita percezione di erogazioni pubbliche.

Inoltre, essendo alcuni dei fatti contestati commessi dal 2020 in poi, sono state segnalate alla Procura della Repubblica anche le stesse società coinvolte nella frode, che dovranno risponderne anche con il loro patrimonio.

Si è infatti trattato di una delle prime applicazioni nella provincia di Ravenna della recente riforma del diritto tributario che ha previsto l’inserimento anche delle frodi fiscali nel novero dei reati per i quali sono responsabili anche gli enti che hanno beneficiato delle condotte delittuose poste in essere dai loro amministratori, e non solo gli autori materiali dei reati.

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