I nuovi Verdena tra sold out e i Queen. L’intervista

Al Bronson la rock band del momento in Italia

Dopo i sold out – tra gli altri – del Velvet di Rimini e dell’Estragon di Bologna, i Verdena arrivano con un altro concerto andato tutto esaurito in prevendita, l’11 aprile, al Bronson di Ravenna.

Forti del trionfo – come si dice in questi casi – di critica e pubblico (con il debutto al terzo posto tra i dischi più venduti in Italia) del loro nuovo disco, Endkadenz Vol. 1, i Verdena sono tra i pochi eredi (insieme a Le Luci Della Centrale Elettrica, per esempio) di quella scena figlia di gruppi come Afterhours e Marlene Kuntz che negli anni Novanta in particolare aveva portato il rock alternativo anche in Italia a un pubblico più vasto.

Ne parliamo con la bassista Roberta Sammarelli, che forma il terzetto bergamasco insieme ai fratelli Alberto (voce, chitarra) e Luca (batteria) Ferrari.

Roberta, allora, com’e che si diventa la più grande rock band italiana? Vi sentite ancora parte di una scena?
«Non ci siamo mai posti domande del genere, abbiamo sempre fatto musica non guardandoci molto in giro, perché siamo cresciuti ascoltando prettamente musica straniera e in un luogo abbastanza isolato. In linea di massima non credo si sia mai potuto parlare di scena musicale in Italia, piuttosto di tanti gruppi ma ognuno con la sua storia diversa».
Come sta andando il nuovo tour? Vi aspettavate i sold out di questi giorni?
«Non ci aspettavamo assolutamente questa affluenza di pubblico; ogni volta che rimaniamo in studio per tre anni ci chiediamo se la gente si ricorderà ancora di noi, per cui quando poi succede è una sensazione bellissima. Il tour sta andando molto bene, avevamo bisogno di tornare sul palco dopo tutto questo tempo».
Dal vivo come avete cambiato il vostro approccio rispetto agli inizi, anche alla luce della complessità degli ultimi due dischi?
«I primi dischi erano sicuramente più semplici e immediati. Non avevano bisogno di tanti arrangiamenti. Anche se già al terzo disco c’era un quarto elemento alle tastiere, Fidel Fogaroli. Quando lui se ne andò iniziammo a fare tutto noi sui dischi, sovraincisioni, eccetera, per cui riproporre dal vivo tutte quelle atmosfere necessitava di una persona in più (in questo tour li accompagna Giuseppe Chiara, ndr). Però è normale che più il tempo passa più ampliamo i nostri orizzonti e cerchiamo di migliorarci, anche a livello stumentale».
Mentre il precedente Wow a mio parere suona come una collezione poco omogenea e alla lunga dispersiva, con il nuovo disco sembrate aver trovato la vo­stra dimensione sonora, pur nella varietà di stili toccati. Un po’ il famoso album della maturità, forse, cosa ne pensi?
«È ancora presto per noi per poter giudicare il nuovo disco, forse saremo in grado di farlo tra un paio di anni. Sicuramente siamo convinti di ciò che abbiamo fatto e di come è uscito. Credo che la compattezza di Endkadenz rispetto a Wow sia dovuta al fatto che abbiamo scritto tutte le canzoni assieme in sala prove, e anche in fase di registrazione abbiamo fatto tutto insieme. In Wow invece c’erano un sacco di interventi musicali di Alberto o Luca da soli».
Come sarà il Volume 2 di End­kadenz e quando uscirà? Con che criterio avete diviso il disco?
«Uscirà tra qualche mese e abbiamo diviso i brani con un criterio semplice, quello di equilibrio, di atmosfere e di bpm. Se nel Volume 1 ci sono tot canzoni con il pianoforte, sarà così anche nel 2, idem per la chitarra elettrica e acustica».
Come nascono i testi? C’è chi li critica per alcuni passaggi a dir poco surreali, ma sono obiettivamente una delle vostre forze, unita al cantato molto simile a uno strumento aggiunto. Quanta importanza hanno per voi?
«I testi negli ultimi anni stanno prendendo sempre più importanza, nel senso che Alberto ci dedica sempre più tempo».
E come vi rapportate con la nuova tecnologia, penso a Spotify o al download, voi che fate album con espliciti riferimenti al mondo del vinile?
«Siamo molto legati ai supporti fisici, per cui preferiamo ancora il vinile o il cd alla musica digitale. Detto questo, penso sia una cosa positiva aver la possibilità di accedere a quasi tutto in qualsiasi momento».
Quali sono i vostri ascolti recenti? Date l’idea di ascoltare anche cose molto lontane dal rock…
«Durante la scrittura e la registrazione di Endkadenz in realtà non abbiamo ascoltato molta musica, se non noi stessi. Negli ultimi anni sono subentrati nuovi ascolti, tipo i Beach Boys o i Queen… In linea di massima cose più “liriche” che penso ci abbiano influenzati in questi due ultimi dischi».

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