De Carlo: «I miei libri? A strati, come una millefoglie»

Cuore primitivo è il 18esimo romanzo dello scrittore: il 22 maggio
sarà ospite di Scrittura Festival a Ravenna alla Casa Melandri

«Vivrei solo negli stadi intermedi, se potessi, senza punti di partenza e di arrivo o scopi da raggiungere; me ne starei immerso in un continuo traballamento provvisorio riparato dal mondo, con pensieri circolanti non focalizzati, in attesa di niente. (O in attesa di tutto: cambiamenti e trasformazioni e aperture di nuovi orizzonti sorprendenti da un secondo all’altro)», scriveva Andrea De Carlo in Uto (Bompiani). Era il 1995, nel frattempo, “in questo continuo traballamento” che è la vita ha scritto molti libri, canzoni, sceneggiature e non solo. Venerdì 22 maggio alle 21 sarà ospite di Scrittura Festival a Ravenna alla sala D’Attore di Casa Melandri in via Ponte Marino (e non più, come inizialmente previsto, sul palco di Piazza dell’Unità d’Italia come inizialmente previsto. Ecco chi è oggi Andrea De Carlo.

Con Cuore primitivo è arrivato al diciottesimo romanzo, come è cambiato il suo modo di scrivere dai tempi degli esordi con Treno di panna? Si può dire che ha passato diverse fasi, mutando il suo stile?
«Quando ho scritto Treno di panna il mio stile era influenzato dal cinema, dalla fotografia e dalla pittura iperrealista, avevo un approccio quasi da studioso di comportamenti animali. Poco alla volta il mio interesse si è spostato sulla ricerca psicologica, e mi ha interessato sempre meno rappresentarmi attraverso degli alter ego, cercando invece di esplorare personalità lontane dalla mia».

In questo romanzo, come aveva già fatto in altri suoi libri, le voci narranti sono diverse. Questo tipo di racconto con più punti di vista come altera la fruizione della storia dal punto di vista di un lettore?
«Credo che una variazione continua di prospettiva permetta a chi legge di apprezzare la complessità di ogni esperienza, e la soggettività di ogni percezione. Dal mio punto di vista mettermi nei panni di personaggi molto diversi tra loro, e da me, è una sfida continua, sorprendente e stimolante».

La storia inizia con il tetto di una casa che lascia filtrare dell’acqua, per ripararlo viene chiamato un costruttore, Ivo, che si scopre nascondere dei segreti. Un tetto rotto che ci introduce alla storia di una coppia in crisi. Che importanza hanno i simboli nei suoi romanzi?
«Ne hanno molta. I miei romanzi sono fatti a strati, come torte millefoglie, e uno degli strati contiene simboli».

Il 22 maggio sarà ospite di Scrittura Festival, se dovesse dare una definizione della parola “scrittura”?
«È un modo di tradurre, con accuratezza variabile a seconda di chi scrive, pensieri che a loro volta sono traduzioni di sensazioni».

Lei ha un metodo di scrittura?
«Parto da un’immagine iniziale, che poi si traduce nell’incipit del romanzo. Non faccio mai piani molto dettagliati, ma scopro la storia strada facendo, come fosse un viaggio con ampi margini di imprevisto. Scrivo a stesure successive, e non smetto finché non ho ottenuto il risultato che stavo cercando».

Per il festival tornerà in Romagna. Con un romagnolo, Federico Fellini, lavorò al suo progetto più ambizioso ispirato a Carlos Castaneda. Il film non andò in porto, ma da quella viaggio in Messico con Fellini nacque il suo libro Yucatan. A trent’anni di distanza cosa ricorda più vividamente di quella esperienza?
«La curiosità di Federico Fellini, la sua capacità di stupirsi delle cose. La nostra amicizia, la condivisione di impressioni e sensazioni. Poi l’aspetto avventuroso e inquietante di quel viaggio, che da Los Angeles ci portò tra le piramidi maya di Chichén Itzá, tra messaggi oscuri, inseguimenti, incontri, scoperte».

È stato giudice del primo talent show sulla scrittura, Masterpiece, Come valuta questa esperienza a posteriori? Che relazione c’è tra la scrittura, in cui esistono solo delle parole sulla carta, e la televisione, dove esiste solo l’immagine? Che importanza ha l’immagine nella letteratura contemporanea?
«È stata un’esperienza interessante. In realtà raccontare attraverso la televisione un romanzo in formazione è impossibile; è invece possibile raccontare le persone che scrivono, ma per farlo ci vorrebbe una forma molto più libera di quella implacabilmente rigida del talent show. Quanto all’importanza dell’immagine, è grande per gli scrittori occasionali, famosi per altre ragioni. La letteratura vera è quasi assente dai media».

Un’ultima domanda. In questi giorni è uscita la dozzina del Premio Strega dalla cui giuria lei è uscito per protesta. Pensa che se vincesse una autrice come Elena Ferrante, che scrive per la piccola casa editrice e/o e non per una major, si potrebbero superare le critiche che faceva al premio di essere monopolizzato dai grandi editori?
«Non credo. Elena Ferrante ha sponsor influenti, i suoi libri hanno venduto centinaia di migliaia di copie, ne sono stati tratti due film e tra poco una serie televisiva. Chiunque ci sia dietro quel nome, non è certo una voce pura e ingenua, lontana dai grandi giochi commerciali».

EROSANTEROS POLIS BILLBOARD 15 04 – 12 05 24
CENTRALE LATTE CESENA BILLB LATTE 25 04 – 01 05 24
NATURASI BILLB SEMI CECI FAGIOLI 19 – 28 04 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24