Dietro le quinte dell’opera di Guarnieri sul Paradiso

Debutto con la regia di Cristina Mazzavillani Muti

L'amor che tutto moveÈ come un’illuminazione  – nel senso di una rivelazione – assistere alla creazione dietro le quinte di un lavoro teatrale, di un’opera che parte da un tema più che impegnativo come il verso che chiude la Divina Commedia: «Amor che move il sole e l’altre stelle».
Si tratta della video-opera firmata dal compositore Adriano Guarnieri, con la regia di Cristina Mazzavillani Muti, le scene di Ezio Antonelli, i video di Davide Broccoli e le luci di Vincent Longuemare, al debutto venerdi 5 giugno, per il Ravenna Festival 2015 che penetra così, a pieno titolo, nel tema dantesco di questa edizione.

L'amor che tutto move, proveEntrare nel teatro Alighieri, in una platea completamente al buio, rischiarata solo da immagini proiettate a fare da scena – mentre le voci della regista e quelle dei tecnici, si rincorrono e sovrappongono nella proposta di modifiche per rendere al meglio la sensazione di essere avvolti nei cieli del Paradiso – è davvero una sorprendente emozione. Sul palco emergono piramidi di veli protese verso l’alto e sulla loro sommità i cantanti a fare da congiunzione tra terra e cielo, tra realtà e l’impalpabile visionarietà dei cieli, con le loro voci che eseguono la musica scritta dal maestro Guarnieri. Tanti cieli di profondo azzurro che ruotano in continuazione ma lentamente per permettere di leggere le note “dipinte” dal maestro compositore e intravvedere, in secondo piano, quasi seminascoste da nuvole a volte più scure ed altre più chiare, i versi della prima stesura della Divina Commedia. Cristina è intenta nell’interpretazione della partitura cercando di congiungere le esigenze della musica con quelle della regia e della scenografia.

L'amor che tutto move, retroscenaQuesto lavoro commissionato dal Ravenna Festival e coprodotto con il Festival dei Due Mondi di Spoleto va a concludere un’ideale trilogia di video-opere legate al tema del divino e della spiritualità, insieme alle precedenti Pietra di Diaspro e Tenebræ, sempre firmate da Guarnieri. In un momento di pausa chiediamo a Cristina quali sono state le maggiori difficoltà nel realizzare questo lavoro: «È stato difficile pitturare le parole nell’astrazione. Tutto viene proiettato in un mondo impalpabile ma nel pulviscolo creato dall’effetto delle luci potremo intercettare i personaggi del Paradiso, dalla Vergine Madre a Beatrice, da Piccarda a Cunizza da Romano… Devo dire che sono molto coinvolta, completamente presa dal desiderio di portare sulla scena le emozioni che il Paradiso di Dante suscita in noi attraverso i suoi versi, anche se non è facile». Luce e musica, immagini dinamiche, visionarietà, sono questi gli elementi che possono trasportare il pubblico in un viaggio nell’ineffabile, nell’inesprimibile a parole, come ci dice Dante stesso: «…significar per verba non si porria».
«La musica di Adriano Guarnieri – continua Cristina – che conclude con quest’opera la trilogia, è veramente grande interprete del tema; devo dire che Guarnieri ha superato se stesso, partendo dalla prima, Pietra di Diaspro, è andato in crescendo fino a raggiungere momenti di pura perfezione. È così che la musica supera ogni barriera e riesce ad esprimere quello che la parola e l’immagine non sempre riescono a fare».  L’opera, diretta da Pietro Borgonovo alla testa del Mdi Ensemble – nato da una costola della Cherubini –, è eseguita anche da una sezione vocale con tre solisti e live electronics per la spazializzazione del suono a cura di Tempo Reale. Prima dell’esecuzione l’attore Gabriele Lavia leggerà alcuni versi del poema dantesco.

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