Il Purgatorio, “soglia“ poetica fra due istanti

Il 24 giugno la prima assoluta de “Un instant entre deux instants“ di Ghislaine Avan

Il secondo appuntamento di Ravenna Festival con Ghislaine Avan è un’altra tappa all’insegna della multimedialità e della fusione tra diversi linguaggi artistici, alla scoperta delle declinazioni contemporanee di Dante e della sua opera. La danzatrice e coreografa propone, in prima assoluta, lo spettacolo “Un instant entre deux instants” (Un istante tra due istanti), nuovo episodio del grande progetto “Seuil” (soglia) avviato nel 2006. Mercoledì 24 giugno (ore 21) nel suggestivo spazio delle Artificerie Almagià l’artista francese danzerà – letteralmente su un etereo tappeto di piume – immersa nei video di Luca Brinchi (Santasangre) e Maria Elena Fusacchia e con la musica “acusmatica” di Alexandre Yterce.

Ghislaine Avan primo pianoLa Divina Commedia è un universo complesso in cui ci si può addentrare percorrendo due vie diverse: la più intuitiva, che segue Dante nella successione dei versi, del tempo e degli avvenimenti; oppure quella, più intricata, delle interpretazioni, che tenta di cogliere l’animo del poeta svelando gli strati dell’opera, le soglie tra le parole e i significati. Questa è la chiave di lettura scelta da Ghislaine Avan, che ha intitolato appunto “Seuil” (Soglia) il proprio imponente complesso coreografico ispirato al poema dantesco. Nel progetto, articolato in dieci parti, la tap dance è la forma di espressione principale. L’artista, infatti, avverte una corrispondenza fondamentale tra Dante, padre della lingua italiana, e la tap dance, che trova la propria origine nel linguaggio “dei piedi” codificato dagli schiavi neri: un’assoluta necessità di comunicazione che fa di ogni lingua una lingua viva, che si attraversa, si reinventa e si genera da essa stessa.

Ghislaine Avan danza“Un instant entre deux instants”, quarto capitolo di “Seuil” si riferisce a quell’istante sospeso tra due mondi, “tra due istanti”, che nella Commedia è rappresentato dal Purgatorio, racchiuso tra Inferno e Paradiso. Dante è stato uno dei primi ad immaginare questo mondo intermedio: abbandonando la stringente dialettica fra bene e male ha dato spazio alla complessità, alla possibilità della conversione che rende il Purgatorio il luogo della trasformazione per eccellenza. La liquidità, la dolcezza, l’attesa eterna, l’alleggerimento, la tensione, il pericolo, il paradiso terrestre sospeso tra cielo e terra, gli angeli, il rituale, l’elevazione, la metamorfosi interna, la purificazione, la gioia quasi paradisiaca, i sogni, attraversare la scrittura, ogni manifestazione dell’arte (scultura, canto, l’incontro tra poeti): sono questi i temi che attraversano l’intera pièce.
Di fronte alle sue coreografie sembra quasi che la vera arte di Ghislaine Avan sia la capacità di intrecciare la propria sensibilità con tutte le altre discipline: si percepisce una naturale inclinazione allo scambio che permea tanto la sua opera quanto la sua vita, entrambe contaminate di incontri insoliti, di collisioni esplosive, di occasioni folgoranti. La tap dance, disciplina spontanea ed immediata, affine al suo spirito da improvvisatrice, ha portato Ghislaine verso la coreografia ed ultimamente al cinema. Parallelamente ai suoi primi spettacoli, fin dalla realizzazione di Chacun en emporte une colonne (1998), che rivela per la prima volta il suo linguaggio e le sue “gravitations”, incontri improvvisati fra danzatori di tap dance ed altre discipline, dalla musica contemporanea al jazz improvvisato e ad altre forme di danza, ha intrapreso la lettura della Commedia.

Ghislaine Avan stesaL’autore delle musiche è Alexandre Yterce, regista teatrale, attore, pittore e compositore che vive a Parigi, dove propone le Dramaphonies, azioni sceniche in cui i testi si accompagnano a creazioni vocali, strumentali e composizioni di musica elettroacustica. Lo spettacolo in questione costituisce un esempio di arte acusmatica, un tipo particolare di musica elettronica creata per essere ascoltata tramite altoparlanti. Il termine “musica acusmatica”, coniato dal compositore francese Pierre Schaeffer nel suo libro “Traité des Objets Musicaux” (1966), deriva dal termine acusmatico e dall’akusmatikoi, la scuola pitagorica i cui discepoli udivano il maestro parlare dietro a un velo. Nell’arte acusmatica l’altoparlante è metafora del velo da dietro il quale la verità raggiunge gli ascoltatori.

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