«Il fumetto per me è una questione fisica, devo ancora sporcarmi le mani»

Intervista a Davide Reviati, al lavoro su un nuovo libro: «Sto disegnando molti cavalli, che a volte parlano…»

Davide Reviati Fumetti

Davide Reviati (foto Lidia Bagnara)

Il ravennate Davide Reviati è tra i fumettisti e illustratori italiani più apprezzati dalla critica, pluripremiato per i suoi lavori, tradotti anche all’estero. Anche lui felice per il successo del collega Zerocalcare.

«Non ho ancora visto la serie tv – ci dice al telefono – ma diciamo che “mi fido”, Lui non si è mai svenduto, è sempre rimasto molto coerente e credo che lo sia stato anche stavolta. Per quanto io faccia fatica a entrare in contatto con i suoi lavori, ho una stima assoluta nei suoi confronti e gli riconosco in particolare una capacità enorme, quella di essere trasversale, di riuscire a parlare allo stesso modo a un 11enne e a un anziano. E questa è una cosa molto bella».

Il suo successo, invece, potrebbe essere una cosa bella per il fumetto?
«Non saprei, di certo è una cosa buona in generale che uno come Zerocalcare sia entrato nel mondo dello star system. Sono contento perché per una volta un simile riconoscimento arride a una persona autentica. Che crede in quello che fa. Lo conosco e lo dico con cognizione di causa: Zerocalcare non è mai strumentale».

Da poco hai sperimentato anche tu qualcosa di simile a una serie animata, realizzando uno spettacolo teatrale, Mille anni o giù di lì, con Gigio Dadina.
«Una volta si parlava di contaminazione tra le arti e credo che non possa fare che bene, è un modo di rinnovare il linguaggio, non solo nel fumetto. Io al momento mi sono cimentato con una sorta di animazione fatta in casa, per dissolvenze, più evocativa che animata in senso stretto. La materia però mi interessa molto».

Su cosa stai lavorando in questo momento?
«Ho appena fatto uscire Ho remato per un Lord, trasposizione per immagini di un racconto di Stig Dagerman e ora sono alle prese con un nuovo lavoro, sono di nuovo impegnato a scrivere e a disegnare».

Un nuovo graphic novel?
«Sì, un romanzo disegnato che si annuncia abbastanza lungo, anche se come sempre non so bene cosa sia. Sono già abbastanza avanti, ma non ho ancora capito di cosa diavolo sto parlando».

Protagonisti?
«Sto disegnando tanti cavalli, che ogni tanto parlano».

Uscirà nel 2022?
«Ho appena parlato con l’editore (Coconino, ndr) e lo spero. Ho già realizzato un discreto plico di pagine, anche se mi sembra solo un’introduzione. Rispetto a Morti di sonno e Sputa tre volte (gli altri due graphic novel di Reviati, ndr) sto lavorando in maniera più pittorica, meno grafica».

Lavori ancora sempre alla vecchia maniera, senza l’apporto delle nuove tecnologie?
«Le nuove tecnologie le utilizzo solo in post-produzione e per il lavoro di impaginazione. Ma per il resto ho ancora bisogno di sporcarmi le mani con l’inchiostro, sento la necessità di un lavoro fisico, per me è anche e soprattutto una questione tattile. Lavorare in digitale mi dà molta frustrazione, non stringi niente in mano…».

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