Ecco la rockstar che non ti aspetti: Carmen Consoli, in concerto a Ravenna

Appuntamento con la “cantantessa” il 6 luglio al Pala De André con un gruppo di sette musicisti e tre diversi set di canzoni

Carmen Consoli 1

Sono passati 25 anni da quella volta che, introdotta da Mike Bongiorno, fece sussultare il pubblico dell’Ariston (e pure davanti alla tv) portando al Festival di Sanremo la sua (poi celeberrima) “Confusa e felice”, con tanto di gemiti iniziali, voce spezzata, chitarra (anche) distorta.
Se è vero che a Sanremo – seppur tra i Giovani – ci era già stata l’anno precedente (ma con una canzone facile facile come “Amore di plastica”, scritta non per nulla insieme a Mario Venuti), è qui, con “Confusa e felice” (come prevedibile bocciata dal pubblico e dalla giuria sanremese) che nasce davvero Carmen Consoli.

Nel senso di “Cantantessa” – come ha sempre scelto di farsi chiamare, ben prima del dibattito sul “genere delle parole” – fuori dagli schemi del cantautorato italiano. Di quelle che guardavano all’America di Janis Joplin, per dire, ma con un talento cristallino nello scrivere i testi in italianissimo (con un gusto demodé nella scelta delle parole), a cui è la musica spesso ad adattarli, e sopra a tutto una voce inconfondibile, quasi “fastidiosa” a un primo ascolto, tanto da far ridere pensare oggi sia diventata quella di una popstar.

Sono passati 25 anni, in cui Carmen Consoli ha attraversato varie fasi, restando però fondamentalmente sempre molto se stessa, apparentemente schiva, cercando di apparire solo lo “stretto necessario”.
«La smania del presenzialismo non mi appartiene – ha dichiarato in una recente intervista concessa a “Billboard”, rispondendo alla domanda su come mai avesse atteso sei anni per pubblicare un nuovo album –, faccio le cose quando mi sento di farle. Non ho l’obbligo di essere solo una cantante e vivendo tante situazioni diverse non mi preoccupo di quanto tempo passa tra un disco e l’altro. In questo periodo di pausa ho cresciuto mio figlio, ho preso un Professional Certificate in teoria musicale al Berklee di Boston, mi sono iscritta alla Facoltà di Architettura e non ho mai smesso di scrivere canzoni».

Carmen Consoli 2

Carmen Consoli ha attraversato il rock e la canzone d’autore, la musica pop e quella tradizionale della sua Sicilia, diventando una figura unica nel panorama musicale italiano, così spesso condizionato dalle mode passeggere. Oggi ha raggiunto forse la completa maturità proprio con quest’ultimo album (atteso appunto sei anni, il nono in studio in 27 anni di carriera, uscito lo scorso settembre), Volevo fare la rockstar. Non il migliore, ma quello che al momento fotografa meglio la sua carriera, a quasi 50 anni, meglio di qualsiasi recensione, senza colpi di scena, né effetti speciali. E che dà il nome anche al nuovo tour estivo, che la vedeil 6 luglio al Pala De André nell’ambito del Ravenna Festival.

Un concerto diviso in tre parti: dopo la prima dedicata al concept del “sogno” sotteso al nuovo disco, la seconda vira al repertorio più rock mentre la terza ai grandi successi della sua carriera. Il tutto con full band composta da sette musicisti, tra cui quel Massimo Roccaforte (chitarrista e mandolinista) che l’accompagna fin dai suoi esordi (gli altri sul palco sono Antonio Marra alla batteria, Marco Siniscalco al basso, Adriano Murania al violino, Emilia Belfiore al violino, Concetta Sapienza al clarinetto ed Elena Guerriero al pianoforte).

Una rockstar mancata, farebbe intendere il titolo, riferimento forse alle atmosfere più morbide del suo ultimo lavoro, certamente più folk che altro. «Nel mio concetto di “rock” – ha dichiarato infatti sempre a “Billboard” – rientrano anche Joan Baez a Woodstock e Blue di Joni Mitchell. Rock significa “roccia” ma il verbo “to rock” sta per “cullare”».
Come ci cullano appunto alcuni dei pezzi nuovi in agenda, su tutti forse il crescendo de “L’aquilone” e il sarcasmo con cui affronta il tema del sovranismo e della violazione dei diritti umani con “L’uomo nero”, con cui ha vinto recentemente il Premio Amnesty International Italia 2022. «Alcuni Führer tornano dall’inferno trasformando questa terra nel loro e nel nostro
inferno – ha commentato la Consoli dopo l’annuncio del premio –. Nella Storia si riaffermano personaggi banali ma scaltri, decisionisti arroganti con scarsa inclinazione verso il dubbio e il confronto, sordi alle voci altrui ma con un timbro altisonante nella propria voce, violenti nei gesti e nelle parole. Tornano e ritornano e il mio “uomo nero” è solo un’invenzione, un esempio ipotetico e patetico, ridicolo e temibile; o almeno che io temo moltissimo. Come continuo a temere il pensiero che i nostri vicini di casa, i nostri coinquilini o anche noi stessi potremmo macchiarci dei crimini più efferati per esserci lasciati scivolare in un tempo senza memoria, incapaci di dare spazio al confronto, alla riflessione e al ricordo, sopraffatti dalla nostra stessa inedia».

Perché la Cantantessa, non è solo una cantante…

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