Fondali porto, Rossi (Ap) aggiorna i tempi: profondità a 12,5 non prima del 2020

Le parole del presidente dell’Autorità portuale di fronte alla platea del Propeller Club: previsione «da ottimista» di iniziare a scavare a febbraio 2019, in quel caso completamento dei lavori su tutto il canale nel 2024

Per vedere i primi fondali da 12,5 metri al porto di Ravenna bisognerà aspettare almeno fino al 2020 e sarà solo il tratto più vicino all’imboccatura, serviranno poi un altro paio di anni di lavori per raggiungere la stessa profondità anche nel resto del canale. Il tutto ammesso che si riesca a partire con i dragaggi non più tardi dei primi mesi del 2019. È la previsione fatta da Daniele Rossi, presidente dell’Autorità di sistema portuale, di fronte alla platea del Propeller Club, l’associazione che riunisce gran parte dei principali protagonisti dell’attività portuale. Il dirigente di via Antico Squero è intervenuto a una delle consuete serate conviviali andata in scena ieri, 18 maggio, al ristorante La Campaza.

Rossi ha riassunto un cronoprogramma farcito di ottimismo per sua stessa ammissione: «Sono ottimista di natura ma in questo caso è necessario esserlo per non farsi scoraggiare di fronte alle difficoltà che incontrerà un progetto di questa portata: rimuovere 4 milioni di metri cubi di fanghi è qualcosa che non ha mai fatto nessun porto in Italia. Dovremo fare i conti con molte sfide e con i tempi della burocrazia ma sono convinto che restando uniti e facendo fronte comune ci siano le possibilità per riuscirci».

La road map dei tempi, tracciata dal presidente, è questa: chiudere la fase istruttoria per dicembre 2017, entro agosto 2018 per assegnare l’appalto, individuare il general contractor e cominciare i lavori a febbraio 2019. In quel caso nel 2020 si avrebbero i primi fondali utilizzabili a 12,5 e entro il 2024 la fine dei lavori comprese le opere conclusive per le banchine. Lo scorso gennaio, in una intervista rilasciata al nostro settimanale, Rossi si augurava di riuscire nell’impresa di cominciare a scavare nell’estate 2018.

La tempistica è strettissima. Lo stesso Rossi riconosce che ipotizzare sei mesi per assegnare un appalto di queste dimensioni (in totale tra espropri e lavori si parla di un’opera da oltre 200 milioni di euro) è un azzardo dettato «dall’ottimismo ma anche dalla conoscenza di quanto possono essere veloci certe pratiche nel mondo privato e questo deve essere il nostro riferimento». Non sarà facile mantenere le previsioni, in alcuni casi per responsabilità esterne agli uffici di via Antico Squero. Una curiosità che rende l’idea di quante variabili siano in campo: «Mentre stavamo ipotizzando i tempi ci siamo resi conto che dovremo mettere in conto anche una sospensione dei lavori di almeno un mese in corrispondenza del periodo di fecondazione di un particolare mitile presente nel porto…».

In questo momento ci sono 36 diversi studi di ingegneria al lavoro per limare i dettagli necessari per rispettare la prima scadenza nell’iter: entro il 31 luglio prossimo il ministero vuole il progetto definitivo «ma confido – ha detto Rossi – che si possa avere anche agosto per completare il passaggio». Il quadro del progetto è ormai chiaro, Rossi l’ha ribadito. Si arriverà a 12,5 metri su tutta l’asta del Candiano in modo da dover scavare non più di 4 milioni di mc, quantità massima per cui al momento si è in grado di trovare una collocazione: «Due milioni andranno a mare al largo e due milioni verranno sistemati su aree a terra già individuate: sono spazi destinati a piattaforme logistiche per il futuro del marketing del porto e confidiamo che si riescano a chiudere negoziazioni private evitando l’imbarazzo degli espropri». L’ipotesi 14,5 metri verrà valutata solo in una fase finale quando si potrà contare sulla funzionalità di un impianto di trattamento dei sedimenti capace quindi di rendere più agevole la gestione di altri due milioni di mc.

 

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