È pronto il piano industriale per decidere il destino di Sapir

In ballo l’ipotesi di scissione tra attività portuale e immobiliare. Il presidente sul nuovo terminal: «Con 12,5 metri bisognerà ragionarci bene»

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L’avvocato Riccardo Sabadini

Alla presentazione del progetto per l’escavo dei fondali del Candiano, il presidente dell’Autorità portuale di Ravenna ha attribuito pubblicamente a Sapir un ruolo decisivo per la quadratura del cerchio. L’avvocato Riccardo Sabadini è alla presidenza della società a maggioranza pubblica.

Presidente, siete i salvatori del porto?
«Da sempre Sapir cerca di mettersi a disposizione degli interessi del porto. La nostra società sarà sempre disponibile per soluzioni capaci di fare l’interesse degli azionisti e del porto perché Sapir è un patrimonio di questa città, non è dei partiti».

Il progetto presentato da Rossi prevede che circa il dieci percento dei 4,7 milioni di mc da dragare venga conferito sull’area Logistica 1 di 45 ettari di proprietà della Sapir. La differenza rispetto ai progetti dell’epoca Di Marco sta nel fatto che l’area non verrà espropriata ma resterà di vostra proprietà e sarete voi a farne una piattaforma logistica. Sta qui la svolta?
«Sapir aveva già messo a disposizione le sue aree con i precedenti amministratori ma ci sono stati problemi tecnici che hanno interrotto i rapporti. Noi abbiamo sempre detto una cosa molto banale all’Autorità portuale: noi dobbiamo fare una piattaforma logistica su un’area dove abbiamo già conferito del materiale ma dobbiamo alzare ancora il livello campagna e voi avete dei sedimenti da collocare che possono essere utilizzati per il sottofondo. I due interessi coincidono».

Tra le due parti non è Sapir quella che ne esce avvantaggiata?
«No, anzi direi piuttosto che ne esce avvantaggiata Ap. Provi a chiedere quanto vuole il proprietario di una cava per accogliere del materiale dragato. Noi invece prendiamo quei sedimenti gratis et amore Dei. Prendiamo due piccioni con una fava».

Cosa diventeranno quei 45 ettari e fra quanto tempo li vedremo urbanizzati?
«Per il momento dobbiamo ancora presentare il Pua. Possiamo sperare di vederlo approvato in 12-18 mesi e a quel punto servirà un altro anno per cominciare a vedere qualcosa. Sono aree molto interessanti perché da un lato sono collegate alle banchine del porto e dall’altro sono vicine al punto in cui l’Autorità portuale intende realizzare il nodo ferroviario per le merci sul lato sud. È facile capire l’appeal di quelle aree che potrebbe davvero consentire di far uscire via ferro quello che arriva via mare. Riuscire a mettere in produzione quei terreni può voler dire nuove occasioni per attrarre imprenditori. È un interesse per la città».

Stiamo parlando di aree su cui sorgeranno capannoni. A che punto è il percorso di scissione di Sapir tra attività terminalistica e attività immobiliare?
«Per le richieste della legge Madia sulle società partecipate dal pubblico abbiamo svolto un’accurata attività di studio i cui risultati sono stati discussi nel cda e consegnati agli azionisti. È stato delineato un piano industriale che guarda a sette anni: cosa sarà Sapir fra sette anni partendo dalla situazione attuale? Il piano è nelle mani degli azionisti che guardando la proiezione da qui a sette anni potranno decidere quali decisioni prendere e in che momento prenderle in base a come vorranno adeguarsi alle disposizioni della Madia. La decisione spetta agli azionisti».

Sembra che Ap e Sapir abbiano interessi comuni eppure il quadriennio della presidenza Di Marco è sfumato senza trovare un accordo che ora pare un traguardo spontaneo…
«Non so cosa avesse bloccato il percorso perché non avevo ruoli in Sapir prima di agosto 2016. Ma credo che ora Ap abbia operato con ragionevolezza. Forse c’è un clima migliore di dialogo e di discussione, dettato dal cambio di persone negli incarichi».

Ma il progetto di approfondimento la convince nel complesso?
«Credo che l’aspetto più importante sia essere arrivati a un punto in cui si può dire che si parte. Non piacerà a tutti, soprattutto ai terminalisti sud che dovranno fare i conti con un fondale ai piedi della banchina di un metro in meno rispetto ai 12,50 del canale. Ma ho apprezzato che il presidente si sia impegnato per affrontare la questione e mi dicono che le soluzioni tecniche esistono. Un altro aspetto molto convincente è la volontà di realizzare un impianto di trattamento dei sedimenti che potrà garantire una pianificazione migliore e un lavoro continuo sui fondali».

Porto Logistica

Logistica 1 e Logistica 2 sono aree da 42 ettari ognuna che si trovano tra la sponda sud del Candiano all’altezza della darsena San Vitale (le cui banchine sono visibili nella parte alta della foto) e l’abitato di Porto Fuori. Sono tagliate dalla statale Classicana: a sud sono delimitate da via Canale Molinetto e a nord da via Trieste. Diventeranno piattaforme logistiche

 

Fondali da 12,50 nel 2025 saranno abbastanza?
«Venezia con 12,50 ha raddoppiato i traffici in alcuni settori. Poi il sindaco De Pascale e il presidente Rossi hanno chiaramente detto che i 14,50 non sono una chimera ma un obiettivo a cui si lavora in concreto come seconda fase, una volta arrivati a 12,50».

Il progetto prevede anche la realizzazione ex novo di banchine alla penisola Trattaroli propedeutiche al nuovo terminal container. L’investimento dovrebbe essere della società Tcr che è controllata al 70 percento da Sapir. Si farà?
«Il tema terminal container è fortemente legato ai metri di pescaggio. Con 14,50 è possibile il diretto con il Far East senza transhipment quindi quando avremo 14,50 sicuramente l’interesse ci sarà. Con 12,50 bisogna ragionarci meglio per evitare di fare sciocchezze. Intanto Tcr è già dotata di un parco macchine proiettato verso quel tipo di navi».

Il vostro partner in Tcr, Contsthip, è ancora convinto?
«Per quello che sappiamo sì. Sappiamo per certo che il terminal di Ravenna ha dato grandi soddisfazioni ai partner. Di certo però Contiship ci fa notare più o meno garbatamente che ci sono stati dei ritardi».

A breve è attesa la nomina di Giannantonio Mingozzi, vicesindaco negli ultimi 15 anni e oggi consigliere comunale del Pri, alla presidenza di Tcr. Come mai questa scelta?
«Credo sia ormai questione di qualche settimana. Sapir esprime quattro membri, tra cui il presidente, dei sette del cda Tcr. Entreranno il presidente di Sapir, l’ad di Sapir e un altro consigliere. Poi ci sono anche ruoli un po’ meno tecnici e la figura del dottor Mingozzi si adatta alle nostre esigenze: ha avuto un’esperienza in Regione e in Comune è stato assessore al Porto per tanti anni. Sapir ritiene che possa garantire un’interlocuzione con i soggetti pubblici di riferimento. Ci saranno degli scontenti ma riteniamo che sia stata fatta una scelta corretta».

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