Sindacati: «Gomma, ceramica, moda e chimica i settori più colpiti dalla crisi Covid»

E sulla cassa integrazione Cgil, Cisl e Uil segnalano che molte banche stanno prendendo tempo rispondendo che non hanno ancora disposizioni sulle modalità per anticipare i pagamenti ai lavoratori

CONTROLLI CAMIONISTI PER COVID PORTO RAVENNAGomma-plastica, ceramica, abbigliamento e chimica sono i settori produttivi dell’economia ravennate – secondo le valutazioni dei sindacati provinciali Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil – che più di altri stanno accusando il colpo per gli effetti del coronavirus. «Le condizioni dettate dal Covid-19 stanno determinando un importante ritorno alla crisi economica finanziaria dell’ultimo decennio che sembrava in fase di superamento». Complessivamente nell’area ravennate, solo per il settore industriale sono coinvolti dalla cassa integrazione circa 4mila dipendenti.

Mentre la chimica in qualche misura prosegue nelle attività perché rientra nei settori merceologici ritenuti utili, la gomma-plastica segna pesantemente il passo: «Nella zona abbiamo aziende importanti quali Riba, Vulcaflex, Sagom. Va denunciato che a fronte del decreto di chiusura, cui le nostre aziende si sono responsabilmente attenute, aziende direttamente concorrenti site in altre regioni, hanno e stanno proseguendo la propria attività creando un ulteriore pesante aggravio sulle prospettive di ripartenza».

Il settore moda subisce un colpo molto pesante «perché la chiusura in questo periodo dell’anno significa non solo perdere questi mesi ma un intero anno e forse anche il prossimo». Questo potrebbe avere prospettive occupazionali molto preoccupanti,  con possibili riduzioni del personale,  nel prossimo futuro.

La ceramica nel Ravennate è il comparto più rappresentativo in termini di addetti. «Ad oggi stanno lavorando in minima parte i magazzini e c’è forte preoccupazione perché si registrano importanti annullamenti degli ordini. Sono coinvolte tutte le aziende del territorio: Cooperativa Ceramica, Cerdomus, Gigacer, La Fabbrica, Cedir, Senio, Sicis».

Per quanto riguarda la cassa integrazione, le sigle sindacali fanno sapere che nelle aziende in cui negli anni sono stati costruiti buoni rapporti sindacali «abbiamo discusso le condizioni della cassa e tutte le aziende che manifestavano una buona posizione di mercato o un andamento in ripresa si sono impegnate ad anticipare l’indennità di cassa integrazione in busta paga». Una critica va all’indirizzo della Cerdomus: «Ritenevamo di non avere ancora concluso la discussione ma ha proceduto di sua sponte e nelle buste paga consegnate il 9 aprile i dipendenti si sono trovati non anticipate le spettanze per i giorni non lavorati di marzo». È attivo il protocollo firmato da Regione e banche per provvedere all’anticipo delle indennità spettanti in attesa dell’erogazione Inps ma «è altrettanto vero che la pratica è complicata e, a peggiorare le cose, molte banche stanno prendendo tempo rispondendo che non hanno ancora disposizioni sulle modalità».

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