Vigilanza privata in sciopero la vigilia di Natale, i sindacati scrivono al prefetto

Da oltre quattro anni è in corso un negoziato tra associazioni datoriali e lavoratori: «Proposto il peggioramento delle norme contrattuali attualmente vigenti e la negazione di qualunque riconoscimento salariale»

0Proclamato uno sciopero nazionale degli addetti alla vigilanza privata per il 24 dicembre. Braccia incrociate dall’inizio di ogni turno della vigilia di Natale. A livello locale, in provincia di Ravenna, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil hanno scritto al prefetto e a tutti i sindaci per illustrare le motivazioni dello sciopero e sensibilizzare rispetto alle tematiche del lavoro.

«Da oltre cinquantadue mesi è in atto un negoziato con le associazioni datoriali in merito al rinnovo del contratto collettivo nazionale per le maestranze della vigilanza privata. A livello nazionale abbiamo operato ogni tentativo per arrivare a un accordo volto a migliorare le condizioni contrattuali di migliaia di lavoratrici e lavoratori impiegati in un settore strategico per la tutela della sicurezza privata e pubblica. Nel pubblico impiego svolgono servizio per Comuni, Ausl, Tribunali, Inail, Inps ecc. Si è, purtroppo, dovuto prendere atto della netta ritrosia delle controparti, che hanno proposto il peggioramento delle norme contrattuali attualmente vigenti e la negazione di qualunque riconoscimento salariale. In un momento drammatico per il Paese, come quello che stiamo vivendo, sarebbe necessario uno sforzo comune per garantire un corretto rapporto tra la tutela della sicurezza e del lavoro, garantendo il giusto equilibrio sociale e la difesa del potere di acquisto dei redditi da lavoro dipendente».

I sindacati continuano: «Fin dall’avvio delle trattative, le controparti hanno osteggiato il rinnovo del contratto nazionale e oggi invocano l’alibi della situazione emergenziale, un tentativo inaccettabile che si aggiunge alle pretese già avanzate volte alla precarizzazione del rapporto di lavoro ed alla negazione della professionalità che questi lavoratori hanno acquisito nel tempo. Una strategia miope, perseguita ormai da anni, che ha portato il settore a un imbarbarimento dei livelli di concorrenza, all’aggiudicazione di appalti al massimo ribasso, all’applicazione di contratti non confederali e peggiorativi delle condizioni lavorative, a violazioni di norme per l’esercizio dell’attività, a trascurare la salute e la sicurezza degli addetti».

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