Parco eolico in mare: opera da un miliardo di euro per 65 turbine alte 140 metri

Il progetto Agnes promosso da Qint’x e Saipem sta attraversando la fase autorizzativa: i lavori potrebbero iniziare nel 2024. Si produrrebbe l’energia elettrica necessaria alle famiglie di tutta la Romagna

Agnes

Rendering parco eolico

L’energia elettrica necessaria per mezzo milione di famiglie, quante sono quelle residenti nelle tre province della Romagna, potrebbe essere prodotta nel mare al largo della costa di Ravenna con 65 pale eoliche e 60 ettari di pannelli solari galleggianti. È un progetto con un costo di realizzazione che supera il miliardo di euro. A proporlo è la Agnes, società nata dalla Qint’x di Fornace Zarattini con la collaborazione del colosso internazionale Saipem del gruppo Eni.

A breve partirà il percorso per ottenere le concessioni, a partire dal ministero. Se non ci saranno rallentamenti, i lavori potrebbero cominciare nel 2024. Il sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, si è schierato apertamente a favore: «Il Comune sostiene questa idea senza se e senza ma, il nostro appoggio è pieno, convinto e solidale».

I dettagli del maxi hub di energia green sono stati illustrati stamani, 18 febbraio, in un incontro al Palazzo dei Congressi a Ravenna con i rappresentanti delle imprese coinvolte.

Le turbine saranno alte 140 metri con un diametro di 220 e una potenza di 8 MGw. Saranno installate in due aree: 15 di fronte a Punta Marina e 50 di fronte a Porto Corsini. La più vicina a terra a circa dieci miglia nautiche (18 km), il resto oltre le 13. Una distanza che secondo i progettisti mitiga l’impatto visivo: i rendering elaborati mostrano gli aerogeneratori appena percebili sulla linea dell’orizzonte. Sarà poi costruita una piattaforma galleggiante alta tre metri per il fotovoltaico e una delle esistenti piattaforme estrattive per idrocarburi in dismissione verrà riconvertita per la produzione di idrogeno, alimentata da una parte dell’energia eolica (si potrebbe avere l’idrogeno necessario per movimentare duemila autobus). Tutte le turbine saranno collegate da un cavo sottomarino che arriverà a terra a Porto Corsini e poi raggiungere interrato la centrale elettrica “Canala” nei pressi di Piangipane.

Al momento le elaborazioni progettuali si basano su stime da studi sulle velocità del vento in quell’area di mare. Nel corso del 2021 verranno fatte misurazioni vere per definire meglio la tipologia di generatori da realizzare. Ma la tecnologia attuale è già pronta per le potenzialità dell’Adriatico: «Avremo venti a 6-7 metri al secondo – spiega Alberto Bernabini di Qint’x – ma le turbine moderne sono in grado di essere efficienti anche queste velocità. Non servono i grandi venti dei mari del Nord Europa».

I costruttori delle turbine si insedieranno nell’area industriale del porto. Ai promotori l’idea piace perché si riduce la filiera produttiva e quindi i costi. Alla politica locale l’idea piace perché significa posti di lavoro e opportunità per il mondo universitario e la ricerca. Più in generale, la vicinanza dello scalo portuale è vista come un grande vantaggio a favore dell’investimento. Sia per le competenze di questo territorio in materia energetica, sia per la riduzione delle distanze per il trasporto di materie prime e prodotti energetici.

La particolarità del progetto Agnes, secondo i suoi progettisti, sta nella scelta delle aree: abbastanza lontano dalla costa – anche più di quanto richiesto dalla normativa – per non avere un impatto visivo che possano danneggiare il turismo. Il motivo per cui a Rimini un progetto analogo è stato respinto. Ma De Pascale addirittura ribalta la prospettiva: «Le immagini di questo parco eolico finiranno sulle brochure promozionali del turismo ravennate. Questo può essere un grande motivo di marketing: potremo proporci come un territorio che offre un turismo di qualità e una energia pulita». All’insegna del pragmatismo: «L’energia serve e da qualche parte bisogna produrla altrimenti dovremmo rinunciare agli stili di vita moderni. Per questo dobbiamo ragionare in termini di minor impatto paesaggistico possibile».

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