«Sostegni da 2.500 euro per chi ne ha persi 50mila: è una presa in giro»

Confesercenti e Confcommercio della provincia di Ravenna contro il nuovo decreto del Governo

Coronavirus Negozio Chiuso FgLe misure del nuovo decreto Sostegni presentate pochi giorni fa diventano subito operative: dal 30 marzo e fino al 28 maggio sarà possibile presentare le domande per ottenere il contributo a fondo perduto sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

Le associazioni di categoria ravennati sono però critiche.

In particolare, la presidente provinciale di Confesercenti, Monica Ciarapica, scrive una lettera di fuoco. «Siamo di fronte ad un’autentica presa in giro – si legge nella nota inviata ai giornali, in cui si parla di elemosina di Stato -. Occorre tradurre il Decreto in cifre concrete per comprendere l’amarezza delle imprese. Chi ha fatturato 100.000 euro nel 2019 e 50.000 euro nel 2020, dimezzando i propri ricavi, riceve 2.500 euro. Chi ha fatturato 500.000 euro nel 2019 e 250.000 nel 2020, riceve 8.300 euro. Affitto, spese fisse, tasse, utenze, canoni, contributi e tutto il resto sono inalterati. Ma le attività sono chiuse, perché così hanno stabilito i Decreti. Chiuse, quindi senza ricavi. Un’autentica vergogna, che non tiene conto dello stato di difficoltà».

«Se non vogliamo vedere sparire intere categorie professionali, spazzate via dagli effetti della pandemia e da scelte politiche infelici – commenta ancora Ciarapica -, il governo deve cambiare completamente registro. Se la situazione sanitaria è fuori controllo, allora vanno garantiti sostegni adeguati ed immediati, non briciole. Se la situazione è sotto controllo, allora fateci aprire subito perché quello che chiediamo è di poter lavorare nel rispetto dei protocolli, per la sicurezza degli stessi imprenditori e dei consumatori. Senza gli assurdi vincoli di orario delle 18 per la ristorazione o chiusura dei negozi nelle gallerie commerciali il fine settimana. E vanno fatti i controlli, sanzionando chi non rispetta le regole».

I sostegni del Governo «sono insufficienti (e in ritardo)» anche per il presidente provinciale di Confcommercio, Mauro Mambelli.

«Mediamente – scrive in una nota inviata alla stampa – gli indennizzi andranno a coprire dal 3,3 al 5 per cento della perdita complessiva di fatturato. Praticamente niente rispetto all’effettivo impatto della crisi che sul nostro territorio ha letteralmente polverizzato 700 milioni di euro di consumi. Conti alla mano in provincia di Ravenna arriveranno meno di 30 milioni di euro per una vasta platea di imprenditori e partite Iva».

«Per fare un esempio pratico – sottolinea Mambelli – un’attività che nel 2019 fatturava 550mila euro e che nel 2020, a causa delle chiusure imposte dalle misure di contenimento della pandemia da Covid, ha perso il 30% del proprio fatturato cioè 165mila euro, beneficerà di un contributo una tantum di 5.500 euro. Sono cifre insufficienti e umilianti rispetto alle perdite subite in quanto si indennizza una sola mensilità media quando invece si dichiara che i contributi sono calcolati sulla perdita di fatturato annuo. Già lo scorso anno i ristori hanno coperto una minima parte del calo di fatturato delle imprese, adesso le nuove misure coprono solo una piccolissima parte del danno dovuta all’emergenza sanitaria. Non può essere solo questo l’intervento a favore delle imprese, ce ne deve essere assolutamente un altro per cercare di compensare questa catastrofe».

«Ci aspettavamo un provvedimento più efficace, misure più coraggiose, in grado di dare un po’ di ossigeno al sistema imprenditoriale, motore della nostra economia, che ancora non sa quando potrà tornare alla normalità – continua Mambelli -. Se alle attività non sarà consentito al più presto di riaprire, oltre a perdere la dignità di poter lavorare, aspetto fondamentale per un imprenditore, temo che nei prossimi mesi questa situazione porterà alla compromissione di migliaia di imprese in provincia di Ravenna, a rischio chiusura. Abbiamo fatto la nostra parte, tutto quello che ci è stato chiesto, e ora?».

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