Servono alcuni milioni di euro per tornare a produrre sale a Cervia nel 2024

Il sindaco propone la creazione di un gruppo di esperti per gestire il ripristino del sito produttivo e naturalistico che occupa una trentina di persone. Ancora da liberare una parte dello stabilimento e la strada Sp254 è danneggiata

Tra la fine di agosto e l’inizio di settembre del 2023 non ci sarà la raccolta del sale alle saline di Cervia per via dell’alluvione di maggio, ma l’obiettivo del Comune è tornare alla produzione nel 2024. Serviranno alcuni milioni di euro, fa sapere il sindaco Massimo Medri. Che ha accompagnato il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, in un sopralluogo e ha avanzato la proposta di costituire un gruppo di esperti dedicato alla missione saline.

La Salina di Cervia esiste da duemila anni, si estende per 827 ettari ed è la porta sud del Parco regionale del Delta del Po, da sempre riserva naturale di popolamento e di nidificazione per molte specie animali e vegetali, oltre che luogo produttivo dove lavorano una trentina di persone.

«La salina ha salvato la città di Cervia perché ha contenuto una quantità straordinaria di acqua – ha dichiarato il sindaco –. Oggi stiamo ancora intervenendo e parte dello stabilimento non è ancora stato liberato dall’acqua. Allo stesso tempo con la Provincia stiamo operando per ripristinare il prima possibile la strada Sp254 che è stata in parte danneggiata. Conclusi questi primi passaggi si dovrà intervenire per ripristinare la nostra salina. Deve essere messa in piedi una task force che impegni tutte le istituzioni, Comune, Provincia, Regione e Stato per il ripristino di un luogo non solo produttivo, ma un’oasi ambientale di enorme valore».

Thumbnail Image2Bonaccini concorda: «È necessario mettere in campo, e in tempi brevissimi, un progetto per il suo rilancio dal punto di vista economico e turistico. Parliamo, infatti, non solo di un’attrazione di questa zona e di uno dei luoghi più magici dell’Emilia-Romagna, ma di un patrimonio culturale, naturalistico e produttivo di valore nazionale. Per questo, porteremo la situazione all’attenzione del Governo: in gioco ci sono oltre una trentina di posti di lavoro, la salvaguardia di una tradizione importante come quella del sale dolce e un habitat naturale da proteggere e conservare».

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