Vendemmia, previsioni ottime ma la verità solo nel calice

Per la prima volta la Romagna sorpasserà l’Emilia per quantità, attesa una ripresa dopo il picco in basso del 2017 per il maltempo

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Mentre vi scrivo, in Romagna è partita la vendemmia. Da qualche giorno i nostri agguerriti produttori sono in mezzo ai filari per raccogliere gli amati grappoli. In questo momento molti stanno raccogliendo le ultime uve bianche e ci si prepara per la raccolta delle rosse.
I produttori romagnoli, pare, che in questa vendemmia abbiano di che star felici. I vigneti danneggiati dal gelo hanno recuperato egregiamente, la pioggia è stata abbondante soprattutto in primavera, qualche problema con peronospora e qualche caso di mal dell’esca ma tutto è stato superato come si doveva. Insomma tutti felici e contenti. Dopo ferragosto sono entrati in campo i primi produttori che avevano lo Chardonnay in vigna e a seguire tutti gli altri e, come anticipato, la partita si sta ancora giocando. Tutti col naso all’insù e la tensione alle stelle a causa di previsioni atmosferiche che prevedono ancora piogge sulla Romagna. Incrociamo le dita.

La Coldiretti regionale è ottimista e prevede anche un ritorno alla normalità produttiva rispetto al 2017 quando il crollo quantitativo toccò quasi un meno 23 percento sempre dovuto al maltempo.
E, udite udite, la Romagna quest’anno avrà il primato rispetto all’Emilia di produrre più quantità. Non male se pensate che dall’altra parte del “confine” ci sono uve come il Lambrusco che quest’anno ha segnato un più 15 percento di produzione specialmente nelle zone di Modena e Reggio.
Se escludiamo le aziende romagnole che hanno avuto problemi con la grandine in giugno, possiamo affermare, sempre con cautela, che l’estate non ha deluso le aspettative giacché le calde giornate estive hanno fatto sì che le uve raggiungessero il giusto grado zuccherino mentre, le buone escursioni termiche, hanno giovato agli equilibri dei contenuti di acidità e alla determinazione dei profumi.
Le mie sono solo previsioni e speriamo, aggiungo, che non si confonda il primato quantitativo con quello qualitativo. Personalmente, preferisco giudicare un’annata dopo averla assaggiata. Preferisco la bottiglia al grappolo, per intenderci.

Vendemmia1Negli anni ho assaggiato vendemmie indicate come le migliori per essere riconsiderate poi pessime all’unanimità. Vi faccio notare che le previsioni vendemmiali sono fatte sulle basi della bontà del frutto: in altre parole, sulla sanità delle uve, sul grado zuccherino/alcolico e sulla quantità. Rischiando sempre di far passare il messaggio che più c’è quantità più la vendemmia sarà buona.
Se sei un consumatore attento, sii cauto e cerca di assaggiare prima di leggere le previsioni per non farti condizionare. Quando ti parlano di una vendemmia fantastica, è perché i parametri di maturazione sono ottimi secondo statistica ma quelli che contano, però, sono i parametri “secondo natura”. Ci sono una serie di motivi che dovrebbero essere considerati: la tipologia del vigneto, l’indole naturale di una pianta influenzata a sua volta dal microclima e dal suolo, dall’andamento del tempo e dall’intervento dell’uomo in vigna e, non ultimo, in cantina. Quando ti parlano di una stagione andata bene, considera sempre che gli ultimi giorni possono essere fatali. Una settimana di pioggia abbondante prima della vendemmia mancherà le previsioni estive. La prova del nove avviene nei mesi successivi o negli anni a venire quando vai ad assaggiare il risultato e lì sai esattamente com’è andata la vendemmia intuendo anche i passaggi dove l’enologo è intervenuto.

Detto questo, amici appassionati di scommesse enoiche, sappiate che sì, le uve erano sane fino a ieri e se tutto si mantiene così potremmo ben sperare ma è meglio parlarne tra qualche mese con un calice di vino in mano. Nel frattempo consolatevi con i dati positivi della quantità. La Romagna primeggia.

I numeri dell’Emilia-Romagna: 7,8 milioni di ettolitri in un anno

L’Emilia-Romagna raccoglie 51mila ettari di vigneto, lavorati da 19mila aziende e il 35 percento vende direttamente al consumatore. Il comparto vitivinicolo in Emilia-Romagna dà lavoro a 150mila addetti e nel 2017 ha contribuito alle esportazioni per un valore di oltre 320 milioni di euro. A trainare la regione è sempre il Lambrusco. Secondo Assoenologi la regione più produttiva sarà la Puglia con 11,9 milioni di ettolitri, seguita dal Veneto, dall’Emilia Romagna con 7,8 milioni di ettolitri e dalla Sicilia. Queste regioni insieme produrranno il 65 percento di tutto il vino italiano.

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