lunedì
18 Agosto 2025

Tornano al Mar i tre gessi dallo studio di Canova prestati per la mostra di Roma

Endimione dormiente e i due Dioscuri furono formati sotto la sovrintendenza dello stesso artista, risalgono alla dotazione originaria della locale Accademia di Belle Arti

AllestimentoSono rientrate al Museo d’Arte della città di Ravenna (Mar) le opere concesse in prestito per la mostra dedicata a Canova a Roma a Palazzo Braschi, dall’8 ottobre 2019 al 21 giugno 2020 (oltre 170 opere e prestiti dalle più importanti raccolte museali italiane ed estere). Si tratta di tre calchi in gesso provenienti dallo studio di Canova. Il prestito è stata l’occasione per la loro valorizzazione: i gessi sono stati sottoposti a intervento conservativo, condotto da Augusto Giuffredi, con il sostegno dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna e di concerto con il Mar.

I gessi risalgono alla dotazione originaria dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna, a testimonianza della liberalità delle istituzioni più autorevoli nel salutare la nascita dell’esordiente Accademia, ma anche della cura con cui il Comune di Ravenna ha inteso sostenere la campagna di acquisizione di esemplari dalla statuaria antica, curata da Ignazio Sarti, ideatore e primo direttore dal 1829.

Al cardinal legato, Agostino Rivarola, che insieme al gonfaloniere Calo Arrigoni, ratifica la nascita dell’Accademia, si deve l’arrivo del canoviano Endimione dormiente, mentre le teste colossali dei due Dioscuri, Castore e Polluce, mutate nello studio di Canova dal gruppo scultoreo romano di Montecavallo, rientrano nella selezione dei gessi acquistati da Ignazio Sarti a Roma, nel 1828, su mandato del Comune di Ravenna per arricchire la nascente Accademia di Belle Arti della più importante selezione di riproduzioni dall’Antico, nonché dal repertorio del Genio del Neoclassico conteso da tutte le corone europee.

I gessi, passati al Comune di Ravenna dopo lo scioglimento del consorzio che reggeva la gestione della provinciale Accademia di Belle Arti di Ravenna, restano in assegnazione all’Accademia di Belle Arti di Ravenna e in deposito al Mar. «La loro rilevanza appare tuttora strategica nello studio e nella conservazione delle opere di provenienza canoviana perché formati sotto la sovrintendenza dello stesso Canova».

«Serve più attenzione alla medicina di prossimità, ritardi sulle Case della salute»

Il segretario provinciale del Pd, Alessandro Barattoni, parla anche della prossima sfida a Faenza: «Isola è il candidato ideale per innovare e per aprire al dialogo. Serve una coalizione ampia, parleremo con tutti ecceo che con la destra»

Festa Alessandro Barattoni
Il segretario Alessandro Barattoni

Raggiunto (finalmente) l’accordo sul candidato sindaco a Faenza per le amministrative del 20 settembre e dopo l’annuncio che quest’anno, causa emergenza Covid, non si terranno le feste dell’Unità così come eravamo abituati a conoscerle e tanto meno ci sarà quella al Pala De André, incontriamo il segretario provinciale del Pd Alessandro Barattoni.

Segretario, Massimo Isola sarà il candidato a sindaco di Faenza dopo dieci anni da vicesindaco e una lunga trattativa interna al partito. La considera una sua vittoria?
«Non userei questi termini, sono convinto e non da ora che Massimo sia il miglior candidato possibile in questa situazione per diverse ragioni. Innanzitutto per la sua capacità di dialogo e di ascolto delle varie istanze della città e della forze politiche di tutto il centrosinistra e poi per la sua esperienza come vicesindaco. Viviamo in un momento in cui le Amministrazioni godono di una certa fiducia da parte dei cittadini per come hanno gestito l’emergenza sanitaria. Credo infine che sia la persona migliore, grazie alla sua intelligenza e apertura mentale, per portare avanti un progetto che non neghi quanto fatto di buono in questi anni da Malpezzi e allo stesso tempo possa essere in grado di innovare. Lo abbiamo visto anche nel 2019, a livello locale gli elettori ci chiedono un miglioramento, non un salto nel buio».

Quindi non la preoccupa il fatto che Isola potrebbe essere percepito come una scelta di continuità?
« In generale, credo che mai come in questo momento il fatto di avere un’esperienza politica alle spalle non debba e non possa essere percepito come un problema, pensiamo al consenso per esempio del presidente Bonaccini».

E anche la coalizione sarà sul modello di quella di Bonaccini? Da sinistra al centro? E i Cinque Stelle, che a Faenza sono particolarmente attivi e presenti da tempo?
«Credo che si debba partire da una coalizione come quella che ha sostenuto Bonaccini, magari con un’architettura diversa e con forze politiche che presenteranno per la prima volta il proprio simbolo come Azione civile o Italia Viva, ma penso sia giusto dialogare anche con i Cinque stelle su temi importanti, credo sia giusto confrontarci con tutte le realtà che non siano la destra perché ogni territorio ha peculiarità politiche e tematiche proprie».

Non teme i veti incrociati, dopo la rottura con Malpezzi di Domizio Piroddi di Insieme per Cambiare che però era candidato nella lista del presidente, per esempio? E Azione civile che, almeno a livello nazionale, è uscita dal Pd proprio contro l’accordo con i 5 Stelle?
«Non mi è mai piaciuta la politica dei veti incrociati, credo che dobbiamo invece aprirci e confrontarci e coinvolgere quante più forze politiche e civiche possibile per il progetto sul futuro di Faenza, il suo sviluppo economico e la tenuta sociale e credo che Massimo sia appunto la persone giusta per ragionare insieme ai cittadini, associazioni e forze politiche sul come cambiare le cose, a partire dai bilanci comunali che si dovranno adeguare alle nuove priorità e in generale tutto ciò a cui si dovrà mettere mano».

Quali le priorità per la città secondo il Pd che appunto la governa da decenni?
«Ci metterei la mobilità, data la posizione di Faenza sull’asse della via Emilia, un tema che va affrontato insieme a Imola, altra città al voto, per farla diventare un’opportunità. E sicuramente un’altra questione centrale è l’ospedale. Credo che la crisi Covid ci abbia mostrato bene come il sistema della nostra provincia con tre ospedali e il presidio di Cervia vada salvaguardato e potenziato».

A proposito di sanità c’è chi dice che la crisi Covid ha mostrato come le Asl più piccole siano state più efficienti e che sia ora di rivedere il grande progetto dell’Asl Romagna, elefantiaca e non vicina ai territori. Cosa ne pensa il Pd di Ravenna?
«Come dicevo, credo che il nostro territorio abbia affrontato al meglio la situazione grazie al lavoro di tutto il personale sanitario ma anche alla presenza dei tre ospedali. Credo che sulla sanità vada aperta una nuova riflessione, che possa analizzare nel nuovo contesto per esempio alcune soglie del cd decreto Balduzzi, il finanziamento della sanità pubblica e che magari ci può portare anche a confermare scelte fatte in passato, ma con più attenzione in particolare al tema della medicina di prossimità. C’è un ritardo sulle Case della salute, che vanno potenziate perché dove ci sono funzionano e sono apprezzate. C’è il tema adesso attualissimo del primo presidio a Cervia che ora è aperto solo dodici ore al giorno invece di 24 e credo che il Pd, per essere coerente, debba far sentire la propria voce. C’è anche il tema del personale che va potenziato e che turnando su tre ospedali può trovarsi in particolare difficoltà. Serve quindi una riflessione ampia su più livelli, dal nazionale al locale. Anche per questo credo che sarebbe quanto mai utile usufruire del Mes».

Un tema, quello del prestito dall’Unione europea, su cui rischia di cadere il governo, però…
«Io credo che su una battaglia così cruciale, il Pd possa e debba mobilitarsi per spiegare le proprie ragioni alle persone, come penso avremmo dovuto fare in maniera più incisiva e capillare su Quota100».

A proposito di mobilitazioni e campagne elettorali, quest’anno mancheranno le feste dell’unità tradizionalmente intese. Che tipo di coinvolgimento di iscritti e simpatizzanti possiamo aspettarci?
«Per Faenza, troveremo soluzioni innovative, sfrutteremo spazi aperti, approfittando del fatto che è estate. Per noi il contatto fisico, le strette di mano sono sempre state importanti e questa sarà quindi una sfida nuova. Ma non mancheranno incontri e occasioni per confrontarci».

Salvini era a Faenza anche sabato 27 giugno. Il Pd nazionale verrà in vostro aiuto? O sarà una campagna incentrata sul locale, un po’ come è stata quella di Bonaccini?
«Considerando che ci sarà anche la campagna per le regionali e il referendum, credo che qui ci muoveremo entro l’ambito regionale, a parte magari qualche ospite da Roma su temi specifici».

Ma per una volta il governo centrale di Roma potrebbe darvi una mano secondo lei o rischia di danneggiarvi? Come valuta la situazione?
«Penso che al governo serva un cambio di passo. L’emergenza ha mostrato più che mai le differenze, ci ha fatto vedere che oggi più che mai il luogo e le condizioni in cui nasci rischiano di determinare il tuo futuro e una sinistra che voglia considerarsi tale deve partire da qui. Evitare che i bambini, i lavoratori meno protetti e garantiti sentano e paghino la crisi più degli altri. Passata un poco la paura del contagio, oggi gli italiani hanno paura delle conseguenze della crisi economica. Credo questa sia quindi una grande occasione per il governo, che non vada sprecata per iniziare a costruire una società più giusta ed equa».
Federica Angelini

Per la provincia è una giornata con un solo nuovo contagio da coronavirus

In tutta le regione i nuovi casi sono 31 (con un solo morto a Bologna)

Tamponi CoronavirusDall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 28.706 casi di positività, 31 in più rispetto a ieri, di cui 18 persone asintomatiche individuate nell’ambito del contact tracing e dell’attività di screening regionale. Per quanto riguarda i 13 sintomatici (2 a Parma, 2 a Reggio Emilia, 3 a Modena, 5 a Bologna e 1 a Ferrara), si tratta per la maggior parte di situazioni riconducibili a focolai esistenti o a casi già noti. In provincia di Ravenna c’è solo un nuovo caso ed è asintomatico. Si registra un decesso in tutta l’Emilia-Romagna, un uomo della provincia di Bologna. Il numero totale sale quindi a 4.269. Le nuove guarigioni sono 34 per un totale di 23.377, l’81,4% dei contagiati da inizio crisi. I casi attivi, cioè il numero di malati effettivi, a oggi sono 1.060 (-4 rispetto a ieri). Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

È morto Ivo Sassi, maestro dell’arte della ceramica

Il cordoglio di sindaco e vicesindaco: «Le sue opere restano un grande patrimonio culturale da coltivare»

Ivo Sassi
Ivo Sassi nel recente servizio su Canale 5

È morto a 83 anni Ivo Sassi, «grande maestro dell’arte del Novecento», come lo definiscono sindaco e vicesindaco di Faenza.

Sassi «ha utilizzato la scultura e la ceramica per raccontare il tempo nel quale è vissuto – continua la nota di Giovanni Malpezzi e Massimo Isola –. Proprio ieri (5 luglio, ndr) è andato in onda un servizio su Canale 5 dedicato a Faenza, in cui Ivo Sassi ha raccontato della poesia che troviamo nelle sue opere, che nascono da un rapporto profondo dell’artista con la terra e con il fuoco che la cuoce. Ivo Sassi “interrogava” la ceramica con grande passione e con una mente aperta e libera. Era sempre al lavoro, per lui era il lavoro – il rapporto con la materia – l’unico modo per fare nascere nuove idee: ce lo ha dimostrato, ad esempio, quando qualche anno fa, in occasione di Argillà 2014, si è messo in gioco realizzando un’opera alta oltre due metri, alla quale ha lavorato per tutta una estate, che ha smaltato e poi cotto davanti a tutti, in un forno spettacolare che abbiamo aperto in notturna».

«Le sue opere, il suo linguaggio, il suo modo di intendere e vivere l’arte e la ceramica restano per Faenza – ma non solo – un grande patrimonio culturale da coltivare, valorizzare e trasmettere alle giovani generazioni».

Altri 5 positivi in provincia: tutti asintomatici, erano già in isolamento

Non ci sono guarigioni o decessi. Il totale dei casi raggiunge 1.078. In regione sono 29mila

Tampone Covid 19In provincia di Ravenna si registrano oggi, 6 luglio, cinque nuove positività al coronavirus. Si tratta di pazienti di sesso maschile già in isolamento domiciliare perchè rientrati dall’estero, tutti asintomatici. Oggi non si registrano nuovi decessi nè nuove guarigioni complete, ma vi sono tre guarigioni cliniche di pazienti che dovranno effettuare i tamponi di negativizzazione. I casi complessivamente diagnosticati da inizio contagio nel Ravennate sono 1.078 (di cui 900 guariti e un centinaio deceduti).

Dall’inizio dell’epidemia da coronavirus in Emilia-Romagna si sono registrati 28.675 casi di positività, 38 in più rispetto a ieri, di cui 33 persone asintomatiche individuate nell’ambito del contact tracing e dell’attività di screening regionale. Per quanto riguarda i 5 sintomatici (2 a Bologna e 3 a Modena), si tratta per la maggior parte di situazioni riconducibili a focolai esistenti o a casi già noti. Non si registra nessun decesso in tutta l’Emilia-Romagna. Il numero totale resta quindi 4.268. I nuovi tamponi effettuati sono 2.371, che raggiungono così complessivamente quota 519.586, a cui si aggiungono altri 1.193 test sierologici. Le nuove guarigioni sono 3 per un totale di 23.343, l’81,4% dei contagiati da inizio crisi. I casi attivi, cioè il numero di malati effettivi, a oggi sono 1.064 (35 in più rispetto a ieri).

Senza sintomi ma tamponi positivi, l’odissea di una ventenne: 68 giorni con il Covid

Febbre bassa, dolori muscolari e raffreddore per pochi giorni: «Se non fossimo stati nel periodo di una pandemia forse sarei andata al lavoro». Per essere guariti servono due test negativi di fila: «Per quattro volte il secondo è stato positivo e mi costringeva a ricominciare da capo»

MascherinaI sintomi della malattia sono durati per circa una settimana e sono stati solo dolori muscolari, raffreddore, temperatura corporea tra 37 e 37,5 e bruciore nel petto, eppure Michela, nome di fantasia con cui chiameremo una ventenne residente in Bassa Romagna, è risultata positiva al coronavirus per 68 giorni. Più di due mesi in cui la ragazza ha anche vissuto per quattro volte la beffa del secondo tampone positivo che annullava la negatività di quello fatto due giorni prima (due negativi nell’arco di 48 ore è la condizione necessaria fissata dalle autorità sanitarie per essere considerati completamente guariti). «Non è stata un’influenza come le altre – ci racconta Michela ora che l’odissea è conclusa – ma tutto sommato i sintomi per me non sono mai stati molto pesanti. Diciamo che nelle stesse condizioni ma in un momento senza pandemia forse non sarei nemmeno stata a casa dal lavoro».

Se dal punto di vista fisico non è stata una prova particolarmente dura, non altrettanto si può dire dal lato psicologico: «Mi sono ammalata il 22 aprile, quindi dopo aver già passato quasi due mesi in lockdown come tutta Italia e poco prima che ricominciasse a tornare un po’ di normalità. Questo ha fatto sì che in totale sono stata chiusa in casa per quattro mesi, la seconda parte mentre amici e conoscenti riprendevano a vivere». Michela ha fatto anche quattro chiacchiere con il supporto psicologico fornito dall’Ausl: «Ho avuto la conferma anche da loro di quello che già vivevo sulla mia pelle: quando ti fermi a pensare che hai il virus dentro ti sembra che aumentino i sintomi, quando non ci pensi perché magari ti tieni impegnata con qualcosa allora sembra che stai guarendo».

I momenti più angoscianti sono state le ore in attesa dell’esito dei tamponi: «Sai che devono telefonarti e aspetti l’esito con la tachicardia perché speri che sia la volta buona». Ma come sia stato possibile per quattro volte dover ricominciare da capo non lo sa la ragazza e non lo sanno i medici: «Il mio dottore mi ha detto che era statisticamente impossibile infilare per così tante volte di seguito la sequenza negativo-positivo e io gli ho risposto che invece era possibile perché mi stava accadendo ed ero lì davanti a lui a dirglielo».

Michela riavvolge il nastro e parte dal principio, quando il Covid-19 è entrato in casa dove vive solo con la madre. È stata quest’ultima ad ammalarsi per prima sul lavoro: «Una mattina poco dopo Pasqua si è svegliata che non sentiva sapori e odori. Il 20 aprile ha avuto l’esito di positività. Due giorni dopo anche io». A quel punto, pur essendo entrambe contagiate, i medici hanno consigliato loro di separarsi per facilitare la guarigione: «Mia madre è andata al residence Costa Paradiso di Lido Adriano (adattato a Covid Hotel per queste situazioni, ndr) e io sono rimasta a casa. Lei è guarita a fine maggio ma per precauzione è rimasta isolata perché io ero ancora positiva».

Da fine aprile è iniziata quindi la vita da reclusa in quarantena per la giovane. Con tutto il repertorio riportato da molte testimonianze: Tachipirina per alleviare i dolori muscolari più acuti, spesa recapitata a domicilio e tanta noia da riempire. «All’inizio sentivo gli amici e guardavo Netflix poi quando stavo un po’ meglio facevo esercizi di ginnastica, prendevo il sole, pulivo casa…».

Michela ha anche vissuto la spiacevole sensazione di essere vista come un’untrice. «I vicini di casa del condominio li vedevo passare con la candeggina a pulire dopo che erano venuti a consegnarmi la spesa». E adesso che è guarita non tutti sono sereni: «Ci sono amici che mi trattano in maniera normale ma altri li vedo un po’ incerti e un po’ perplessi perché ho avuto la malattia e magari non sanno se fidarsi della guarigione».

Il consenso di De Pascale in calo di 2 punti percentuali: è 74esimo tra i sindaci

Secondo l’indagine del Sole 24 Ore. Bonaccini in crescita, quinto nella classifica dei “governatori”

De Pascale Mattarella
Il sindaco De Pascale con il Presidente della Repubblica

Cresce il consenso di Stefano Bonaccini che, a cinque mesi dalle elezioni, guadagna altri due punti e mezzo, mentre il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, con il 57,3 percento del consenso, è il primo cittadino più popolare dell’Emilia-Romagna.

Sono le principali indicazioni per l’Emilia-Romagna che emergono da Governance Poll 2020, un’indagine sul livello di gradimento dei presidenti delle 18 Regioni a elezione diretta e dei sindaci di 105 città capoluogo di provincia realizzata per Il Sole 24 Ore del Lunedì da Noto Sondaggi.

Bonaccini è quinto nella classifica dei presidenti: secondo il sondaggio, se si votasse oggi, anche sulla spinta della gestione dell’emergenza Covid, si attesterebbe al 54 percento, con un +2,6 rispetto al recente risultato delle regionali (al primo posto c’è Luca Zaia del Veneto).

Fra i sindaci, Gnassi svetta fra i colleghi dell’Emilia-Romagna con il 57,3 percento (qualche decimale in più rispetto alla cifra della sua elezione), collocandosi al 24/o posto a livello nazionale (in prima posizione Antonio Decaro di Bari). Lo segue a brevissima distanza (56,7 percento, al 30esimo posto, -6,4 percento rispetto al dato dell’elezione) Luca Vecchi di Reggio Emilia, terza Patrizia Barbieri di Piacenza, in calo di due punti, ma con un 56,5 percento che la posiziona al 33esimo posto.

Gli unici due sindaci che si collocano al di sotto della soglia del 50 percento sono Federico Pizzarotti di Parma (85esimo con il 49,4) e Virginio Merola di Bologna, 92esimo con il 48,5.     Sono, invece, tutti al di sopra della maggioranza degli intervistati gli altri sindaci esaminati: Gian Carlo Muzzarelli di Modena (41/0 con il 55 percento, +1,6), Gian Luca Zattini di Forlì (50esimo con il 53,8 percento, +0,7), Alan Fabbri di Ferrara (64esimo con il 52,8 percento, -3,9) e Michele De Pascale di Ravenna (74esimo con il 51 percento, -2,3)

(fonte Ansa.it)

Test sierologico per i donatori di sangue: la Regione indaga la diffusione del Covid

In provincia sono circa 15mila le persone che si rivolgono a Advs o Avis per i prelievi. In caso di positività scatta l’isolamento domiciliare in attesa del tampone

SangueFino a fine anno tutti i donatori e le donatrici di sangue, 15mila persone in provincia di Ravenna tra Avis e Advs, al momento della donazione potranno sottoporsi al test sierologico per individuare se hanno contratto il coronavirus. Dal 6 luglio è operativo il nuovo protocollo determinato da Regione Emilia-Romagna e Centro Regionale Sangue che prevede un’indagine per una sorveglianza epidemiologica in merito alla diffusione del Covid-19. Dopo il personale sanitario regionale, ora la valutazione coinvolgerà, in maniera volontaria, donatori di sangue e plasma, abituali o nuovi.

Nel caso in cui il test risulti positivo significa che la persona ha avuto la malattia ma potrebbe ancora essere infetto. Il donatore verrà avvisato e sottoposto a isolamento domiciliare in attesa di effettuare il tampone per verificare la presenza o meno del virus; in caso di esito positivo sarà il servizio di Igiene Pubblica Ausl a seguire il donatore secondo il protocollo attualmente in essere. Nel complesso in Regione Emilia-Romagna lo screening coinvolgerà circa 130mila persone e comprenderà un’analisi anamnestica ed una sierologica qualitativa, volta alla ricerca delle immunoglobuline di classe IgG, ossia gli anticorpi che solitamente determinano una protezione immunitaria a lungo termine.

«Per i donatori si tratta di un modo per contribuire ulteriormente alla salute pubblica. – affermano concordi le due Associazioni del territorio- Aderire al programma ha infatti un valore sanitario in termini di migliore conoscenza delle modalità di circolazione del virus e di rischio di diffusione in specifici ambiti di popolazione, e rappresenta un elemento di grandissima utilità nell’impostare le strategie di contrasto e prevenzione».

Donatori e donatrici potranno esprimere la propria volontà ad aderire all’indagine sin dalla prenotazione di sangue o plasma, adesione che confermeranno al momento della donazione, rientrando in un percorso finanziato con fondi regionali dedicati.

È morto Ennio Morricone, il maestro Muti: «Ci mancherà come uomo e come artista»

Nel 2004 ricevette il premio Ravenna Festival. «Grande commozione e tristezza»

Ennio MorriconeAnche il Ravenna Festival ricorda Ennio Morricone, morto a 91 anni nella notte tra domenica e lunedì, per le conseguenze di una caduta, in una clinica romana dove era ricoverato per essersi rotto il femore.

«È con grande commozione e tristezza che apprendiamo della scomparsa del grande Ennio Morricone, il compositore italiano dei nostri giorni più amato e conosciuto nel mondo», scrive sui social il Ravenna Festival, che ricorda come sia stato «più volte protagonista di memorabili esecuzioni della sua musica nella nostra città e nel 2004 Riccardo Muti gli consegnò il Premio Ravenna Festival».

Le musiche inedite di Morricone risuoneranno già il 9 luglio alla Rocca Brancaleone, in occasione della prima assoluta dello spettacolo “Ci sono giorni che non accadono mai”, con Sergio Castellitto e Isabella Ferrari, coproduzione Ravenna Festival, Festival Puccini e Prima International Company proprio con le musiche dello stesso Morricone.

Nel 2002, sempre al Ravenna Festival, sotto la direzione di Riccardo Muti venne presentato “Voci dal silenzio”, brano concepito da Morricone per ricordare la tragedia delle Torri gemelle.

«Un Maestro verso cui nutrivo amicizia e ammirazione – sono le parole del maestro Riccardo Muti –. Di lui ho diretto una importante composizione, “Voci dal silenzio” a Ravenna e a Chicago suscitando vera emozione tra il pubblico. Musicista straordinario non solo per le musiche da film ma anche per le composizioni classiche. Ci mancherà come uomo e come artista».

Passarelli: «Sono il mafioso, non ha paura? Faremo ricorso contro l’interdittiva»

Il sarcasmo dell’ingengere 63enne, titolare dell’omonima azienda napoletana che sta realizzando i cantieri pubblici del polo uffici e del palasport a Ravenna, dopo il provvedimento della prefettura che ferma le attività per il rischio di infiltrazioni criminali

IMG 7356«Sono il mafioso, non ha paura a parlare con me?». Giuseppe Passarelli risponde al telefono e usa il sarcasmo per affrontare di petto la questione dell’interdittiva antimafia ricevuta dalla sua azienda edile, costretta a fermare i cantieri di appalti pubblici tra cui quelli di Ravenna. «Sono rammaricato – commenta l’ingegnere 63enne –, purtroppo sono rischi che corre chi fa questo lavoro e ha rapporti con la pubblica amministrazione. Io sono sereno: tutto nasce da una vecchia vicenda di cui stiamo per chiedere l’archiviazione. Ora faremo ricorso al Tar per sospendere l’interdittiva e vedremo gli sviluppi. Certo che il rischio di perdere qualche mese sui cantieri c’è».

Secondo la prefettura di Napoli esiste un rischio di condizionamento dovuto a un tentativo di infiltrazione mafiosa per l’impresa edile. Il prefetto Marco Valentini il 25 giugno ha firmato una interdittiva antimafia che esclude la Passarelli Spa dalla white list delle aziende che possono avere rapporti con le pubbliche amministrazioni. La conseguenza è stata l’immediato stop dei lavori in cantiere. L’interdittiva è una misura amministrativa preventiva e non penale: la Passarelli farà ricorso al Tar per ottenere prima possibile una sospensiva del provvedimento e quindi la ripresa dell’operatività.

IMG 7370Per arrivare a una definizione delle vicende in un’aula di tribunale potrebbe volerci qualche mese. Un intervallo di tempo che incide relativamente poco per le palazzine di uffici: il ritardo sulla tabella di marcia è già di qualche anno e non sarà qualche mese in più a fare la differenza a questo punto. Discorso diverso per l’impianto sportivo: le ruspe hanno acceso i motori a fine 2019 con l’obiettivo di completare il palazzetto per la primavera 2021, quando in quell’area si terrà Omc, la fiera biennale dei petrolieri. Tempi serrati e il lockdown si è già portato via un paio di mesi: anche una settimana a questo punto è preziosa nell’iter verso il taglio del nastro. C’è un però. Il polo degli uffici (26 milioni di euro, completato al 95 percento) è appaltato direttamente alla Passarelli e quindi è necessario che questa sia in condizioni di operare per finire le opere. Al palasport (15 milioni) invece la società campana lavora come affidataria dal consorzio Research di cui fa parte: il consorzio, formale vincitore del bando, potrebbe sostituire Passarelli con un’altra associata per evitare rallentamenti. E sembra proprio questa la soluzione caldeggiata dalle parti coinvolte.

Passarelli ricostruisce in sintesi la genesi di questo provvedimento emesso dalla prefettura di Napoli: «Tra 2013 e 2016 c’è stata una trattativa tra la nostra azienda e una persona appartenente a un’altra impresa per arrivare all’acquisto di un immobile su cui avremmo lavorato per rivenderlo. Era tutto definito, c’era anche il permesso per costruire ma abbiamo deciso di tirarci indietro e rinunciare alla compravendita perché erano cambiate le condizioni. Quella persona con cui abbiamo trattato è finita sotto indagine e io ho ricevuto un avviso di garanzia. Ma non potevo sapere quali rapporti avesse oltre quelli con noi».

IMG 7347Per l’imprenditore c’è da fare i conti con il fermo imposto: «Abbiamo 500 persone bloccate, tra dipendenti diretti e indotto: non possiamo avere rapporti con le pubbliche amministrazioni. Per il palazzetto di Ravenna probabilmente il consorzio Research di cui facciamo parte affiderà i lavori a un’altra consorziata. Per gli uffici comunali invece ci siamo solo noi».

Una volta presentato il ricorso, la Passarelli intende anche rivolgersi al tribunale di Sorveglianza di Napoli per procedere con la nomina di un commissario previsto dalla normativa: «È una figura di garanzia che entra nell’azienda e trasmette informazioni alla procura per garantire la trasparenza dell’attività».

Interrogazione di Ancisi (LpRa) sul vicesindaco, a casa di amici senza mascherina

Il consigliere comunale contesta a Fusignani di non aver dato il buon esempio

FusignaniIl consigliere comunale Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna, il giorno dopo il nostro Bombolone sul caso, ha depositato un’interrogazione in cui contesta al vicesindaco di aver partecipato di fatto a un assembramento non autorizzato, durante una cena a casa di amici. Lo si evince da un paio di foto postate dallo stesso vicesindaco Eugenio Fusignani sul proprio profilo Facebook. Poche ore prima un comunicato inviato alla stampa in cui lo stesso Fusignani invita i cittadini a mantenere le distanze e a usare le mascherine.

«Le due foto (di Fusignani, ndr) – scrive Ancisi – mostrano in totale otto adulti ufficialmente non conviventi, tuttavia assembrati anche nel numero di sette e distanziati bocca a bocca, pur senza mascherina, di pochi centimetri».

«Avendo il suddetto vice-sindaco ricevuto dal sindaco anche la nomina ad assessore, delegato a sovrintendere in suo nome alla polizia municipale e alla sicurezza dei cittadini, chiedo al vice-sindaco stesso se ritiene che i fatti di cui sopra ne dimostrino coerenza e correttezza dell’agire, nonché virtuosità di comportamento e di manifestazione pubblica», chiede Ancisi nell’interrogazione.

Faenza, i film dell’Arena Borghesi tornano anche quest’anno, ma in piazza Nenni

Il 10 luglio parte una rassegna dedicata al «miglior cinema italiano»

Piazza Nenni MolinellaA causa dei lavori di restauro e della concomitante emergenza Covid, la storica Arena Borghesi di Faenza per un’estate si trasferisce in pieno centro, in piazza Nenni (già della Molinella), dove il Comune ha allestito un palco per gli eventi estivi.

Lo staff del cineclub Raggio Verde, che gestisce l’Arena, ha così presentato una rassegna speciale per questa 39esima stagione. «Una piccola stagione tutta ad ingresso gratuito, che sarà insieme comunitaria ed introspettiva», spiega Gabriele Lega, tra gli organizzatori.

«Comunitaria – continua – perché potremo di nuovo, prudentemente distanziati, tornare insieme di fronte alla magia del grande schermo; introspettiva perché, in quello schermo, ci guarderemo allo specchio attraverso i capolavori del miglior Cinema italiano del dopoguerra».

«Da una delle opere fondative del Neorealismo, Paisà di Rossellini, partirà un viaggio che attraverserà la stagione d’oro della nostra Cinematografia, quella della “Commedia all’italiana” per approdare alle opere più significative degli ultimi anni (una per tutte: La grande bellezza di Sorrentino), viaggio che ci permetterà di rendere omaggio all’indimenticabile Lucia Bosè (Non c’è pace tra gli ulivi, il suo film di esordio), al centenario Alberto Sordi (Lo sceicco bianco) e Michel Piccoli (Dillinger è morto).

«In aggiunta a questo abbiamo pensato anche a una piccola rassegna di documentari sfiziosi, per chi ha sofferto l’annullamento della tradizionale stagione al Ridotto del Teatro Masini, che si svolgerà tutti i martedì di agosto», conclude Lega.

La rassegna si chiama “Notturno italiano” e propone una ventina di serate, a partire dal 10 luglio, quando verrà inaugurata con Il bidone di Fellini.

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