lunedì
21 Luglio 2025

A Cervia una nuova pista ciclabile tra le saline, con “vista fenicotteri”

Da via Bova fino all’hotel Ficocle, oltre un chilometro per un investimento di 120mila euro del Comune

Immagini ItinerarioL’amministrazione comunale di Cervia ha approvato il progetto definitivo per la  costruzione della pista ciclabile che parte dalla Bova e arriva all’hotel Ficocle.

Il percorso è lungo 1.060 metri circa e parte da via Bova, dove ci sono importanti punti attrattivi quali il Centro Visite Saline e la Torretta Esagonale, fino al sito “Ficocle” dove era presente il nucleo di  “Cervia Vecchia”.

Il punto di inizio permette la connessione con il centro abitato di Cervia attraverso il sottopasso ciclopedonale di via Bova presso la SS16 Adriatica, mentre il punto terminale permette la connessione con la viabilità di via Madonna della Neve e a seguire con le strade del forese e l’abitato di Villa Inferno.

Il tracciato percorre internamente il bacino delle Saline di Cervia all’interno del Parco Regionale del Delta del Po, dove emergono gli aspetti storici e ambientali legati alla città del sale. È un itinerario di interesse storico naturalistico in cui si può vedere un  impianto di sollevamento delle acque di produzione del sale,  la suggestiva “via delle tamerici”,  punti di avvistamento (in zona sono spesso presenti i celebri fenicotteri) e una torretta di osservazione per il birdwatching..

Pista Ciclabile Saline Percorso
In rosso il percorso

Nei tratti di attraversamento sono posizionate delle staccionate di delimitazione in castagno ed è previsto  il ripristino delle stuoie in canna nelle strutture in legno di osservazione dell’avifauna.

Per il tracciato si è deciso di utilizzare un fondo in calcestre con misto stabilizzato per fondazione stradale con legante naturale.

Verrà posta  la segnaletica e la cartellonistica informativa indicante le distanze, le direzioni , le caratteristiche del luogo e l’illustrazione del percorso sia sotto il profilo ambientale che culturale.

Il progetto definitivo è stato redatto dalla Geaprogetti di Venturini Loris e C. s.a.s di Cervia e il costo totale del lavoro è di 120 mila euro.

Il Comune sta predisponendo gli atti per individuare la ditta per l’affidamento dei lavori.

Dopo il tumore, Titta torna sul palco. In concerto l’8 novembre al Bronson

Il cantante di rock demenziale ha sconfitto il linfoma di Hodgkin e ora può tornare a esibirsi

TittaQuasi due anni dopo aver rivelato di avere un tumore, Titta tornerà a esibirsi in un concerto dal vivo. L’appuntamento è per l’8 novembre al Bronson di Madonna dell’Albero (biglietti a 10 euro, prevendite già attive on line e anche al Fargo e al Bronson Cafè).

Giuseppe Tittarelli, in arte Titta, è un nome molto popolare in città (qui ne raccontammo la storia), cantante dello storico gruppo di rock demenziale delle Fecce Tricolori, che poi ha lasciato per intraprendere una carriera solista, sempre all’insegna dell’irriverenza.

Nel gennaio del 2018 l’annuncio choc che aveva messo in apprensione amici e fan: il linfoma di Hodgkin, che Titta ha però sconfitto dopo diversi mesi di chemioterapia.

Concorso Ausl per 5 autisti di ambulanza, graduatoria valida per 36 mesi

Inquadramento con categoria B livello economico super

L’Ausl Romagna ha bandito un concorso per cinque posti da autista di ambulanza (categoria B livello economico super) e la graduatoria avrà validità per 36 mesi. Uno dei cinque posti è per candidati che abbiamo maturato alla data di pubblicazione del bando tre anni di servizio alle dipendenze della Ausl Romagna a tempo determinato nel profilo oggetto del concorso e un altro in favore dei candidati già dipendenti a tempo indeterminato dell’Ausl della Romagna in altri profili.

La Cisl organizza un corso che sarà tenuto da docenti qualificati ed esperti delle materie oggetto delle prove concorsuali. L’obiettivo generale del corso è quello di indirizzare i corsisti ad appropriarsi delle materie oggetto del concorso, acquisire sicurezza e controllo del clima tipico delle sessioni concorsuali sulla base dell’acquisizione di conoscenze attraverso le lezioni frontali dei docenti, in modo che si sappia gestire in maniera efficace la prova d’esame. Il corso si svolgerà presso la sede Cisl di Cesena a partire da lunedì 4 novembre nelle ore serali. Serata conclusiva con simulazione pratica di quesiti.

Per informazioni e iscrizioni rivolgersi ai seguenti numeri telefonici. Cesena: Maria Antonietta Pedrelli 338.1060776, Lazzaro  Dall’Acqua 340.5828341. Forlì: Ruben Hector Sosa 366.6505912. Ravenna: Marco Montemarano 370.3018328. Rimini:Giuseppe Bernardi 328.7543998, Salvatore Coppola 328.7926079.

Strage di uccelli nella Valle della Canna, le analisi trovano botulino di tipo C

Numerosi volatili nella zona umida in stato di secca a nord di Ravenna lungo la Romea: l’uomo non è sensibile all’intossicazione di queste tossine ma è sconsigliato avvicinarsi all’area

Valle Della Canna, Stato Canale Circondariale, 7.8.17Numerosi uccelli sono stati trovati morti nella Valle della Canna, zona umida in stato di secca che si estente lungo la Romea a nord di Ravenna e l’esito degli esami del primo campione prelevato, eseguiti dall’Istituto zooprofilattico sperimentale di Forlì, segnala la presenza del batterio “Botulino produttore di tossine di tipo C”. Lo rende noto il Comune di Ravenna. Che invita i cittadini, in via precauzionale, a non recarsi nell’area, se non espressamente autorizzati, ad evitare di toccare gli animali morti o malati e a non portarli via anche se «un’ampia varietà di uccelli è sensibile all’intossicazione da tossina di tipo C, soprattutto gli anatidi, mentre l’uomo no».

Per contrastare anossia e ristagno – condizioni favorenti il batterio e la produzione della tossina, già in parte mutate dalle piogge delle ultime ore dopo il periodo estivo – sarà quanto prima immessa ulteriore acqua alla valle, grazie alla disponibilità di Ravenna Servizi Industriali e Romagna Acque. Mentre continueranno i campionamenti, si intensificherà il lavoro di cura degli animali malati ancora vivi e quello di recupero delle carcasse, grazie ai volontari dell’Associazione Ornitologica Romagnola e Ambito Territoriale Caccia, coordinati dagli agenti di Polizia Locale addetti alla vigilanza delle zone naturali, con la collaborazione del Centro Recupero Avifauna.

La Federcaccia della provincia di Ravenna accusa le istituzioni di aver causato questo «ennesimo disastro ambientale, ennesima vergogna». La motivazione sarebbe da ricercare nel mancato ricambio di acqua nella valle di proprietà pubblica tra Punte Alberete e Mandriole – «l’acqua viene elemosinata dai soggetti privati che detengono i diritti di presa delle acque dal Lamone o dal Reno» – e l’imputridimento avrebbe fatto esplodere il botulino: «Quali sono gli interessi che impediscono di disporre dell’acqua del Lamone?».

Nel 2018 diagnosticati 500 casi di tumore al seno. Il Cpo ha una nuova direttrice

La dottoressa Di Marsico alla guida del centro prevenzione oncologica di Ravenna

Roberta Di Marsico

Nel corso del 2018 il centro di prevenzione oncologica (Cpo) dell’Ausl Romagna in provincia di Ravenna (con tre sedi: Ravenna, Faenza e Lugo) ha diagnosticato 499 casi di tumore al seno. È uno dei dati divulgati dall’azienda sanitaria pubblica per fotografare l’attività del Cpo: circa 36mila mammografie in donne invitate ad aderire al programma di screening mammografico; circa 22mila accessi ambulatoriali per visita senologica e indagini strumentali; 2.385 procedure invasive a scopo diagnostico; circa 34mila donne invitate ad aderire al programma di screening cervicale con oltre 22mila test eseguiti; 3.600 procedure diagnostiche di secondo livello dello screening cervicale; oltre 52mila persone invitate ad aderire al programma di screening del colon-retto, con esecuzione di circa 28mila test.

Di recente il Cpo ha una nuova direttrice: a seguito di procedura selettiva è stata nominata la dottoressa Roberta Di Marsico. Che stamani, 3 ottobre, ha incontrato la stampa. Laureata in Medicina e Chirurgia all’università di Pisa, specializzazione in Oncologia nello stesso ateneo e master di Senologia all’Università “La Sapienza” di Roma. Di Marsico ha prestato servizio all’ospedale di Livorno. Molto spiccata l’attività di ricerca in oncologia, nell’ambito della quale la professionista è membro e (coordinatore) di vari protocolli nazionali, multicentrici e prospettici. Così come nutritissimo è l’elenco di corsi e convegni, in Italia e a livello internazionale, ai quali la dottoressa Di Marsico ha partecipato in qualità di relatrice o uditrice e decine sono le pubblicazioni scientifiche.

Il Cpo, parte del dipartimento oncoematologico diretto dal dottor Federico Cappuzzo, da oltre trent’anni è il punto di riferimento della popolazione per la diagnosi e la prevenzione della patologia oncologica, in particolare dei tumori femminili e riveste un ruolo di grande rilievo nella promozione alla salute e nella sensibilizzazione alla prevenzione. La mission principale è quella di rivolgersi alla popolazione con l’intento di identificare la patologia oncologica prima ancora che la malattia si manifesti clinicamente, attraverso l’offerta a partecipare ai programmi di screening organizzati e controllati. Attualmente prestano servizio nelle tre sedi 62 persone: 10 Radiologi, 1 Oncologo, 2 Ginecologi, 1 Biologo, 2 Coordinatrici Infermieristico-tecniche, 6 Ostetriche, 19 Infermieri, 15 Tecnici di Radiologia, 2 Assistenti sanitarie, 2 Amministrativi, 2 OSS.

La Breast Unit (o Centro di Senologia Multidisciplinare) è un modello di assistenza specializzato nella diagnosi, cura e riabilitazione psico-fisica delle donne con neoplasia mammaria. L’attività  multidisciplinare della breast unit si avvale di un team specialistico  costituito da diversi professionisti (Radiologo Senologo, Chirurgo Senologo, Anatomo-patologo, Oncologo medico, Radioterapista, Medico Nucleare, Chirurgo plastico, Psico-oncologo e Infermiere Case Manager) qualificati e con specifica formazione nel trattamento della patologia senologica. Al termine dell’iter terapeutico per la neoplasia mammaria, la donna viene avviata ad un follow-up clinico-strumentale con visita senologica, mammografia ed ecografia mammaria, della durata di almeno 10 anni.

Mehmeti sfrattato dal ristorante Portico, su Facebook erano in vendita le stoviglie

I mancati pagamenti degli affitti all’origine del provvedimento. Attraverso la società Giglio, il 26enne aveva avviato la gestione solo un anno fa insieme ad altri quattro locali tra Ravenna e Alfonsine: tutti chiusi in fretta (uno solo è rinato con un altro ristoratore). Pignorati alcuni beni per un debito da settemila euro

A distanza di appena un anno dall’avvio della gestione dello storico ristorante-pizzeria Al Portico di Ravenna, da decenni in via Faentina alle porte della città, la società Giglio è stata sfrattata dalla proprietà dell’immobile a causa del mancato pagamento dell’affitto per diversi mesi. Lo sfratto si è concretizzato nei giorni scorsi con la riconsegna delle chiavi. È stata rimossa l’insegna del locale e il cancello di ingresso è chiuso con catena e lucchetto. Di recente inoltre un ufficiale giudiziario è entrato nei locali per pignorare varie attrezzature, una ventina di beni, nell’ambito di un’altra procedura avviata da un’altra società che vanta un credito di settemila euro.

IMG 2165La Giglio è l’azienda fondata a marzo 2018 dal 26enne Lokrez Mehmeti, origini albanesi ma nato a Ravenna: il giovane imprenditore, che afferma di aver maturato una formazione all’estero in finanza applicata dopo il diploma all’alberghiero di Cervia, tra l’estate e l’autunno dell’anno scorso avviò altri quattro ristoranti oltre Al Portico: a Ravenna in centro l’ex Piattoforte, l’ex Melarancio diventato Taberna Boaria e poi Locanda La Vigna, l’ex Labirinto del Gusto diventato Club 23, ad Alfonsine l’albergo-ristorante Stella. Escluso l’ex Piattoforte, che di recente è rinato con una gestione che non ha alcun rapporto con Mehmeti, gli altri sono tutti attualmente chiusi (qui l’articolo di febbraio in cui avevamo ricostruito tutto lo scenario all’epoca).

La vicenda del pignoramento invece è maturata nell’ambito della sponsorizzazione per l’organizzazione di un evento sportivo in città: il galà di pugilato andato in scena al Pala Costa lo scorso dicembre. Doveva essere l’ingresso in grande stile di Mehmeti sulla scena pubblica ravennate. Per l’organizzazione il Giglio si affidò a una società del settore concordando una spesa di 7.300 euro da saldare entro fine 2018. La presentazione dell’evento si tenne in pompa magna ai tavoli del Portico. Con gli organizzatori e con Mehmeti al tavolo c’erano anche le istituzioni: l’assessore allo Sport Roberto Fagnani e la delegata Coni Claudia Subini. L’evento si svolse in una buona cornice di pubblico ma quella fattura non è mai stata saldata. E così l’azienda ha messo in moto un avvocato: contro il decreto ingiuntivo dell’8 marzo 2019 non c’è stata opposizione e il tribunale a luglio ha stabilito il pignoramento. Ora si attende che il giudice nomini il custode dei beni per procedere alla vendita all’asta nel tentativo di capitalizzare più possibile. Non è da escludere che altri creditori possano inserirsi nella procedura.

IMG 2151Da alcune settimane il Portico si presenta in stato di palese abbandono. Nessuno ha cancellato una enorme scritta vandalica sul muro di recinzione. E sul marketplace di Facebook, una sorta di mercatino vendo-compro sul social network, già dall’inizio di settembre sono comparsi diversi annunci per la vendita di attrezzature per la ristorazione pubblicati da Darica Simoncelli, diventata socia di Mehmeti nel Giglio nel 2018. Bicchieri, piatti e tagamini in rame per la pizza, una piastra per la cucina. Prezzi stracciati. Fingendoci interessati all’acquisto, una decina di giorni fa abbiamo contattato la venditrice via chat. Abbiamo incontrato una certa diffidenza nel fornirci dettagli sulla provenienza del materiale ma ci ha assicurato che aveva ampia disponibilità di piatti per pizza che cercavamo. Abbiamo sparato alto chiedendone 36 e ci ha risposto che li aveva dicendoci che era materiale usato da un ristorante di Ravenna. Allora le abbiamo rivolto la domanda diretta: “Per caso è la roba del ristorante al Portico?”. La risposta è stata semplicemente “Sì”. Va precisato che il pignoramento non riguarda tutto il materiale presente nel ristorante: una parte è rimasto al Giglio, una parte è di proprietà di una società che lo aveva concesso in leasing e un’altra minima parte fa capo alla proprietà dell’immobile.

“Eldorato”, calda porta di luce dedicata alla speranza dei migranti

A Sant’Apollinare in Classe l’installazione artistica di Giovanni de Gara, simbolo di accoglienza e salvezza

Eldorato Esterno

L’ingresso della Basilica di Sant’Apollinare si ammanta del fulgore dell’oro, vivida luce che emerge dalla penombra del portico: è “Eldorato”, installazione artistica di Giovanni de Gara, inaugurata oggi, 3 ottobre, giornata dedicata al ricordo delle vittime dell’immigrazione.
«È questo lo splendore che il progetto Eldorato attende e annuncia – afferma l’artista – anche se tutto sembra andare in un’altra direzione. Una direzione in cui chi arriva sulle nostre terre sperando di trovare una terra dorata fatta di pace, lavoro e benessere, nel migliore dei casi trova solo l’oro di una copertina isotermica».

Quest’opera rientra nell’ambito di RavennaMosaico, la VI Biennale del Mosaico Contemporaneo (6 ottobre – 24 novembre 2019), fra le iniziative che il Polo Museale Emilia-Romagna sede di Ravenna ha intitolato “Intersezioni”, con installazioni a cura di Emanuela Fiori e Giovanni Gardini al Museo Nazionale di Ravenna e alla basilica di Sant’Apollinare in Classe.
Ancora una volta l’arte contemporanea fa il suo ingresso al Museo Nazionale, in stretto dialogo con le collezioni permanenti. L’evento “Intersezioni” raccoglie i lavori di tre giovani ma già affermati artisti italiani, Luca Freschi con Cariatidi, Sara Vasini con Corrispondenze al Museo Nazionale e Giovanni de Gara, per l’appunto, con Eldorato alla Basilica di Sant’Apollinare in Classe.

Eldorato è un progetto pluriennale, ideato e prodotto dall’artista Giovanni de Gara (Firenze, 1977), che si articola in una serie di installazioni site-specific. Il materiale che l’artista utilizza è comune eppure sostanziale, un oggetto salva-vita: si tratta delle coperte isotermiche, normalmente usate per il primo soccorso in caso di incidenti e calamità naturali, entrate nell’immaginario collettivo come le “vesti” dei migranti.
Il viaggio del progetto Eldorato è iniziato nel 2018 a Firenze, dalle tre porte dell’Abbazia di San Miniato al Monte, ed è proseguito – e continuerà a proporsi poi – in varie città italiane: sono state e saranno rivestite con le coperte isotermiche le porte di chiese cristiane e di edifici di altri culti, luoghi simbolici, come simbolica è la porta in sé, luogo e non luogo, soglia e barriera, limite e passaggio, accesso negato o concesso, sintesi di luogo altro. Tra le tappe previste nel progetto-percorso di Eldorato l’allestimento alla Basilica di Sant’Apollinare in Classe riveste particolare significato.

La chiesa bizantino-ravennate, sorta nelle vicinanze dell’antico porto multietnico della flotta militare romana, risplende nella maestosa abside di mosaici dorati che proclamano la salvezza attraverso un’appassionata e rarefatta iconografia. La basilica, consacrata nel 549, custodì per secoli la tomba del protomartire e protovescovo di Ravenna, Apollinare. Figura fondante per l’evangelizzazione della regione, proveniva secondo la tradizione da Antiochia sull’Oronte, nella provincia romana di Siria. Un “migrante” dunque, che portò come pellegrino e straniero il messaggio di speranza di una nuova fede a Ravenna e altrove. Accolto in casa da taluni, cacciato oltre le porte della città e martirizzato da altri, Apollinare è nel racconto agiografico un personaggio cardine, portatore di frutti di carità e consolazione.

L’istallazione dell’opera di Giovanni De Gara secondo la volontà dell’artista promuove in ogni sede allestitiva un’analisi profonda sul tema dell’accoglienza verso ogni individuo, senza distinzione di razza, genere e credo. L’installazione a Sant’Apollinare in Classe apre ancora altre possibilità di riflessione. Per la sua natura duplice di monumento della Cultura e santuario della Fede, la Basilica è tra i siti più visitati della regione. Per la purezza architettonica e la bellezza della decorazione musiva parla a ognuno attraverso la forza attrattiva della perfezione artistica. Eldorato alle porte della Basilica diventa duplice segno, di calore e salvezza, in comunione con il mosaico, nel quale il prato paradisiaco si apre come promessa senza tempo e accoglie l’epifania della trasfigurazione avvolta nell’oro divino.

È morto Squinzi, la sua Mapei nel petrolchimico. Il cordoglio delle istituzioni

La scomparsa dell’imprenditore tocca profondamente anche la Romagna

Squinzi
Giorgio Squinzi

La morte di Giorgio Squinzi tocca profondamente anche la Romagna. A partire da Ravenna, dove nel polo chimico è attiva la Vinavil, del gruppo Mapei di Squinzi.

«La sua scomparsa lascia un grande vuoto nel mondo imprenditoriale italiano e internazionale – sono le parole del sindaco di Cervia Massimo Medri –. Un imprenditore capace e lungimirante, ma anche dirigente sportivo impegnato e appassionato, e soprattutto un uomo umile, aperto, disponibile e sempre pronto al confronto. In più edizioni con la sua azienda Mapei ha partecipato a “Cervia Città Giardino Maggio in Fiore”, sostenendo e contribuendo all’iniziativa e quando era Presidente di Confindustria anche a “La spiaggia ama il libro”. Ha sempre dimostrato un’attenzione particolare alla nostra città, a cui è rimasto profondamente legato e dove ha conosciuto la moglie Adriana (lei invece di Forlì, ndr). A nome personale e della città di Cervia esprimo a tutta la famiglia le più sentite condoglianze, ringraziandoli per l’affetto e amicizia che ci riservano e che ricambiamo di cuore».

A ricordare Squinzi anche il presidente della Cassa di Risparmio di Ravenna, nonché presidente dell’Abi, Antonio Pautelli. «Ricordo un importante e  affollato dialogo pubblico che avemmo nel luglio 2013 proprio in Piazza Garibaldi a Cervia, presieduto da Giancarlo Mazzuca, in una delle fasi più complesse della lunga crisi economica di questi lunghi anni».

«Lo ricordiamo – sono le parole di Patuelli – sempre equilibrato e costruttivo, impegnato per la ripresa, sempre con ampi orizzonti sia industriali, sia finanziari che aveva maturato anche nel Consiglio superiore della Banca d’Italia e che furono positivo presupposto per sviluppare una migliore comprensione e collaborazione, nella distinzione dei ruoli, fra le banche e le imprese industriali anche nelle fasi più difficili degli anni di crisi».

Il sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, esprimiamo «il più sincero cordoglio per la morte di Giorgio Squinzi, ex presidente di Confindustria. Alla sua famiglia e ai suoi cari vanno le nostre più sentite condoglianze». Il primo cittadino di Ravenna definisce così l’imprenditore: «Propositivo, attento e lungimirante, ebbe sempre un legame importante con la Romagna, sostenendo attraverso la sua azienda tanti progetti ed iniziative del nostro territorio».

Oil&Gas, «siamo arrivati al collasso». Il segretario nazionale Filctem a Ravenna

Il 4 ottobre al direttivo provinciale di categoria in programma alla Cgil

Oil GasIl segretario generale nazionale della Filctem Cgil, Marco Falcinelli, sarà presente a Ravenna venerdì 4 ottobre per partecipare al direttivo provinciale di categoria in programma nella Camera del lavoro. Prima dell’avvio dei lavori Falcinelli sarà ricevuto in Comune dal sindaco Michele de Pascale.

Tema portante del direttivo e dell’incontro con il sindaco sarò lo stato di salute del settore offshore e del destino dei tantissimi lavoratori che sono impegnati nel comparto Oil&Gas.

«Siamo arrivati a un punto di collasso per le compagnie di perforazione – commenta Alesso Vacchi, segretario generale della Filctem Cgil Ravenna – se nulla cambia, tra pochi mesi l’Italia rischia di vedere scomparire definitivamente l’intera attività e in futuro si potrà ricorrere solamente a compagnie straniere. Non possiamo non tenere in considerazione che in Italia ci sono ancora migliaia di pozzi da gestire in sicurezza. È necessario avviare un dialogo con le istituzioni e prevedere il ricorso ad ammortizzatori straordinari per tutelare l’attività affinché non si esaurisca definitivamente. Dal punto di vista della produzione di gas era inevitabile la rapida discesa in assenza di attività di perforazione, la produzione è diminuita progressivamente negli ultimi anni di pari passo con il diminuire degli impianti, nonostante i protocolli internazionali, prevedano l’utilizzo del gas naturale come fonte primaria per garantire la transizione energetica».

Le preoccupazioni della Filctem, “che condivide pienamente l’esigenza di una conversione industriale ecosostenibile” – si legge in una nota della Cgil – sono incentrate sulla mancanza di programmazione e di una cabina di regia unica per un percorso graduale e realistico che tuteli la collettività dalle fibrillazioni determinate del mercato finanziario geopolitico. «Chi ne sta pagando il prezzo – conclude Vacchi – sono i lavoratori direttamente interessati dei settori dell’energia, della metalmeccanica e dei servizi e i cittadini che, come abbiamo visto anche in questi giorni, si vedono aumentare le bollette energetiche».

Caos al Consorzio di Bonifica, lavoratori e dirigenti indagati per truffa e peculato

Sotto la lente rimborsi gonfiati, straordinari inesistenti e auto aziendali utilizzate per scopi personali

Consorzi Anbi C6 HeaderUna decina di lavoratori del Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale, tra cui anche dirigenti, sarebbero indagati per truffa e peculato ai danni dello stesso ente.

La notizia è riportata sull’edizione di oggi, 3 ottobre, del Corriere Romagna.

Secondo l’accusa avrebbero utilizzato auto aziendali per scopi personali o viceversa gonfiato rimborsi utilizzando mezzi privati. Sotto la lente anche note spese ritenute gonfiate e straordinari inesistenti. Accertamenti sarebbero in corso anche sulle bollette dell’acqua staccate agli agricoltori dal Consorzio di Bonifica.

Agenti della Digos hanno acquisito in questi giorni documenti dalla sede nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Angela Scorza e che riguarda uscite dalle casse dell’ente dal 2014 al 2018.

Giusti è la storia del ciclismo ravennate: pedala da 70 anni e non vuole smettere

Cominciò con i documenti truccati: «Allenamenti alle 4.30 poi alle 8 al lavoro». Quando rifiutò il doping finì la sua carriera agonistica e iniziò quella da dirigente: «Quella volta con Merckx…»

Giusti Da Giovane
Giusti da giovane

Quando apre gli album delle fotografie, guardando le immagini di una vita in bicicletta, gli brillano gli occhi in un misto tra orgoglio e divertimento. Non ha nostalgia del passato, però, e dalle sue parole si capisce come la pedalata più bella sarà sempre la prossima. «Adesso sono fermo per un piccolo problema fisico, ma tra qualche settimana tornerò in sella».

A quasi 88 anni, anche se non lo ammetterà mai per via della sua umiltà, Franco Giusti “è” il ciclismo ravennate dal secondo Dopoguerra, in virtù della sua esperienza prima da dilettante, poi da amatore e infine da dirigente. Il tutto con un unico denominatore comune, la passione per le due ruote, che gli ha permesso di conoscere i grandi protagonisti di questo sport.

«Sono nato nel ’31 a Villanova di Bagnacavallo – inizia a raccontare – ma dopo sei mesi ci trasferimmo a Ravenna. Mio padre lavorava al Genio Civile, mia madre faceva la bracciante a Mezzano. Finita la guerra cominciai a frequentare i Salesiani, dove salii per la prima volta in bicicletta. A 15 anni partecipai ad alcune gare “libere”, nel senso che ognuno utilizzava la propria bici normale, senza essere tesserato. Mi iscrissi così alla Garibaldina, ma ero ancora troppo piccolo per correre negli Allievi, quindi mi truccarono il documento. Poi passai al Pedale Ravennate del mio maestro Celso Minardi, cominciando a vincere».

Giusti Oggi 1
Franco Giusti oggi

Una passione, quella per il ciclismo, che però si scontrava con la vita di tutti i giorni. «Terminai presto di studiare, iniziando a lavorare giovanissimo, e quindi per potermi allenare mi alzavo alle 4.30 del mattino. Facevo un centinaio di chilometri e alle 8 mi presentavo alla Padana di Macinazione, dove trovai il mio primo lavoro. A 16 anni mi trasferii al Corriere Romagnolo e in seguito alla Messaggeria Emiliana, facendo lo spedizioniere».

Nel frattempo, sul fronte del ciclismo, crescevano le soddisfazioni. «Ero un buon velocista e vincevo parecchio. Quando correvo nei Dilettanti, i miei avversari tiravano come dei matti per lasciarmi indietro. A me piacevano i sacrifici e non mi pesava la fatica, ma purtroppo soffrivo le corse lunghe, quelle dai cento chilometri in su. Siccome andavo forte, mi consigliarono di prendere qualcosa che mi “aiutasse”, ma io non andai oltre alle vitamine. Non riuscii così a compiere il salto di qualità e fui escluso dalla lista regionale dei ciclisti più forti. A 22 anni chiusi la carriera all’As Godo».

Giusti Al Centro Con Bugno A Sinistra E Cassani A Destra
Giusti con Bugno e Cassani

Il ritiro dall’agonismo non spense l’amore di Giusti per la bicicletta. Anzi. «L’amico Minardi mi diede la possibilità di restare nell’ambiente facendomi allenare gli Allievi del Pedale Ravennate, mentre nel 1970 mi prestò una bicicletta che era nel suo negozio in Piazza Kennedy, che pagai qualche mese dopo. Dopo 15 anni tornai a fare delle corse da amatore, gareggiando in tutte le categorie, dai Senior fino ai Veterani. Ho vinto tantissime gare fino a quando, attorno ai 50 anni, mi sono fermato di nuovo a lungo per un bruttissimo incidente in volata, che mi causò delle fratture al naso e alle braccia».

Da qui inizia una “nuova” carriera, dietro alla scrivania. «Assieme ad altri appassionati creai l’associazione Cicloturisti Pedale Ravennate, che mi permise di tornare alle gare fino a quando ho avuto 70 anni. Eravamo associati all’Udace, di cui in seguito sono diventato responsabile provinciale, che di recente è stata assorbita dall’Acsi, di cui anche adesso sono presidente. Negli anni Settanta erano affiliate più di trenta società, per circa mille tesserati, oggi ne sono rimaste 12, per un totale di 350 iscritti. Erano altri tempi».

Un’attività, quella da dirigente, che ha permesso a Giusti di incrociare tanti protagonisti del ciclismo di ieri e di oggi. «Ho continuato a stare nell’ambiente, conoscendo Pantani, Cassani e Petacchi, e diventando amico di Baldini, Adorni e Gimondi. Mi ricordo ancora quando nel 2000, in una rievocazione di una gara a Bertinoro, incontrai Merckx. Sgranato il gruppo, in salita rimanemmo io, lui e Coppolillo. Al nostro passaggio tutte le persone del pubblico salutavano me ed Eddy mi disse: “ma qui tu sei famoso”. Io gli risposi: “qui il campione sono io, mica tu”. Ma nel frattempo pensavo: “sapessero chi è al mio fianco”…».

Tornando a oggi, su cosa del ciclismo è rimasto a Ravenna, Giusti non ha dubbi: «Adesso siamo aggrappati a Sofia Collinelli, punto e basta. È una brava ragazza, ma più cresce di categoria, più diventa difficile ottenere buoni risultati. Il papà Andrea, nonostante abbia vinto un oro olimpico, è rimasto umile: saprà insegnarle le cose giuste per il suo bene».

Le 88 primavere alle spalle, infine, fino a qualche mese fa non gli hanno impedito di salire in sella. «Tutte le settimane andavo in bici due-tre volte, percorrendo dai 60 ai 70 chilometri. Ogni tanto ne facevo con gli amici anche un centinaio, mettendoci però in mezzo una bella pausa per mangiare. In vita mia non ho mai fumato, bevuto e giocato a carte. E presto – gli occhi di Giusti brillano di nuovo – tornerò in bicicletta».

Il bar che regala brioche e pizze avanzate a chi ne ha bisogno: «Ci piace farlo…»

L’iniziativa del Caffè Letterario di via Diaz: «Ci è venuto in mente leggendo di quel contadino che regala la frutta rimasta…»

Rimanenze Caffè LetterarioSta riscuotendo un meritato successo sui social tra i ravennati la foto delle rimanenze del giorno appese fuori dal bar, a disposizione dei bisognosi.

Si tratta di un’iniziativa (probabilmente non l’unica in città, ma di sicuro non così diffusa) del Caffè Letterario di via Diaz, in centro a Ravenna, che va avanti da questa estate. «Di solito portavamo le brioche e quello che restava del giorno a Santa Teresa, oppure le regalavamo alle commesse della via – ci racconta la titolare –, poi ho letto la notizia del contadino austriaco che lascia la frutta inutilizzata appesa ai cancelli per chi ne ha bisogno e ho pensato che sarebbe stato bello fare lo stesso qui, al bar».

E così al termine di ogni giornata di apertura, viene lasciato appeso fuori un sacchetto con la scritta “rimanenze di oggi per chi ne ha bisogno”, con all’interno brioche, pizze o quant’altro.

«Non abbiamo voluto promuovere questa iniziativa, la facciamo perché ci piace farla». E pare che piaccia anche ai bisognosi, visto che il sacchetto sparisce poco dopo averlo appeso…

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