giovedì
21 Agosto 2025

Festa della Liberazione, cerimonia in piazza col sindaco De Pascale e l’Anpi

Intanto Pri e Fi rendono omaggio alla Brigata Ebraica al cimitero degli alleati a Piangipane

Cerimonia per la Festa della Liberazione a Ravenna (foto Zani)Piazza del Popolo affollata, nella mattinata del 25 aprile, per le celebrazioni del 72° anniversario della Liberazione, alla presenza delle autorità civili e militari, del picchetto d’onore, della banda cittadina, dei gonfaloni e delle associazioni combattentistiche e partigiane.
La cerimonia – iniziata con la deposizione delle corone d’alloro al monumento dei partigiani caduti nella lotta contro il nazifascismo – è proseguita con l’intervento ufficiale del sindaco Michele de Pascale che ha ricordato «tutte quelle donne e quegli uomini che hanno lottato per la giustizia e per la libertà, pagando per questo anche con la vita. Ravenna nella storia della Resistenza ha avuto un ruolo centrale e la Medaglia d’oro di cui è insignita ne è testimonianza. Quel patrimonio di valori come equità, libertà, solidarietà, tolleranza e pluralismo, conquistati attraverso la lotta di Liberazione – ha sottolineato il Sindaco – rappresenta un riferimento per l’identità dell’Europa intera. Per questo motivo nell’Europa di oggi questi valori non devono essere solo storia e ricordo, ma un monito per il futuro e tutti i giorni dobbiamo impegnarci perché restino vividi anche nelle generazioni future; la democrazia non è mai una conquista definitiva, ma va rinnovata ogni giorno tenendo alti quei valori e rispettando sempre i principi fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione. In questo difficile momento storico caratterizzato da forti tensioni, divisioni internazionali e barbari episodi di violenza – ha commentato De Pascale – dobbiamo restare uniti proprio intorno ai valori che ci accomunano, in difesa della democrazia e della libertà. I principi dell’antifascismo, della legalità dell’integrazione fra culture, del rispetto delle regole, della parità di diritti, della solidarietà e del lavoro dovranno essere sempre più i principi fondanti il nostro futuro».

A seguire è intervenuta Erika Tondo, rappresentante del Comitato provinciale dell’Anpi, in memoria di «tutti quegli italiani che seppero scegliere di stare con la propria Patria. Furono quei giovani, soldati e civili, che dissero di no ai benefici e ai compensi fascisti, offerti della Repubblica Sociale Italiana a chi si faceva repubblichino. Giovani che preferirono la prigione, la deportazione, la lotta per il loro Paese. Anche la morte, come testimonia la meticolosa raccolta su “Resistenza Libertà” delle “Lettere dei condannati a morte”. Qui, nella provincia di Ravenna, – ha ricordato Tondo – la Resistenza fu lotta di donne e uomini diversi tra di loro per classe sociale, cultura, persino per tradizione familiare e per appartenenza a partiti politici. Donne e uomini che condividevano un sentimento unitario, disposti ad uno sforzo comune, ben consapevoli che dal nazifascismo non poteva esserci una vita futura né per loro né per i loro figli».
Prima della cerimonia in piazza del Popolo, si è tenuta anche la tradizionale “Pedalata della Liberazione”. Lungo l’itinerario sono stati deposti simbolici omaggi a Classe, nel parco pubblico intitolato al soldato inglese Reginald Barton Stratton, caduto in combattimento durante la liberazione dell’abitato di Classe il 19 novembre 1944 e al cippo in memoria di Vito Salvigni e Umberto Fussi, due giovani del distaccamento Garavini caduti nella lotta di resistenza partigiana.

In riferimento alle polemiche emerse nell’occasione di questo 25 aprile che hanno coinvolto l’Associazione Nazionale Partigiani e la Brigata Ebraica e gli orientamenti di vari partiti politici il Partito Repubblicano di Ravenna in un comunicato stampa ha evidenziato che «una sua delegazione, guidata dal Segretario Eugenio Fusignani, si è recata al cimitero alleato di Piangipane, dove ha reso omaggio alla Brigata Ebraica e dove riposano i soldati protagonisti  della battaglia che ha portato alla liberazione dell’intera Provincia di Ravenna, nella primavera del 1945. La delegazione – continua la nota del Pri – ha visitato anche il recinto dove riposano i soldati musulmani, che hanno combattuto nei corpi militari alleati. Successivamente, al cimitero di Ravenna, ha reso omaggio  alla tomba del partigiano repubblicano Jules Minguzzi, Comandante della 14ma Compagnia Mazzini della 28ma Brigata Garibaldi»

Senza mezzi termini la dichiarazione della compagine giovanile ravennate di Forza Italia che parla di «…falsi unici salvatori della Patria» e di uno speciale ricordo per la Brigata Ebraica. «Se i partigiani comunisti sono stati un fenomeno forte nella nostra regione, ma non in tutta Italia, in quanto i partigiani nel nostro paese erano di diverse estrazioni politiche e culturali – si legge in una nota dei Giovani FI – non capiamo perché venga ricordata solo la parte rossa. Per noi resta una verità innegabile: che il merito della liberazione non se lo possono attribuire esclusivamente quelli che combattevano per sostituire una dittatura con un’altra dittatura, nemmeno nella nostra zona. La nostra visita al cimitero degli Alleati di Piangipane assume un significato ancora più importante e sentita, in particolare alla luce delle ultime vicende, davanti alla lapide della Brigata Ebraica che proprio in questi giorni è stata vilipesa dall’Anpi, un’inutile associazione  nel momento stesso in cui facendo politica perde il suo originario scopo».

Affitti, telefonini, avvocati: la Provincia taglia

Personale accorpato per ridurre i locali occupati, 29 cellulari con schede ricaricabili e un ufficio legale interno

Palazzo Provincia RavennaDi fronte alla diminuzione dei trasferimenti dello Stato e ai problemi economici in cui si trova, l’Amministrazione provinciale di Ravenna sta provando a razionalizzare il più possibile le sue spese di funzionamento. Lo fa partendo dagli uffici che si trovano in via della Lirica, con l’accorpamento del personale trasferito alla Regione (che era distribuito su diverse sedi) ma anche di alcuni servizi provinciali. Il modo in cui questi trasferimenti producono un taglio delle spese è piuttosto semplice: meno bollette e servizi di pulizia ridotti. Così nel 2016 la Provincia con il semplice accorpamento di uffici ha risparmiato nel 2016 un totale di 12.402 euro a cui se ne aggiungono altri 11.346 nel 2017. Ci sono altre misure di razionalizzazione in cantiere che riguarderanno il palazzo di via di Roma (ex Caserma Ragni), il sesto piano degli uffici di via della Lirica e l’intervento riguardante il personale di Palazzo Grossi.
Non è finita qui. La sforbiciata viene data anche ad altre piccole spese che, in altri periodi, non sarebbero sembrate significative. Nel calderone finisce ad esempio la rilegatura degli atti politici della Provincia: delibere e atti del presidente. Il risparmio è più simbolico che significativo (1.350 euro l’anno) e sarà operativo dal 2018 perché nell’anno in corso si finiranno di rilegare gli atti prodotti nel 2016. Si tratta – per dare l’idea della mole di carta che è capace di produrre un ente – di 55 volumi. Nel 2017 si concluderà anche il servizio esterno per la trascrizione dei verbali di Consiglio e Assemblea dei sindaci. Dal 2018 sarà affidato a personale interno e si risparmieranno circa 850 euro.
A proposito di carta, come spesso accade nei tagli dei costi operativi finisce pure la stampa. Nel 2017 non sono stati rinnovati gli abbonamenti ad alcuni periodici e quotidiani, con una contrazione di 1.950 euro. Lo scorso anno la spesa totale in giornali era stata di 7.928 euro.
Altra voce che non può mancare nella nota spese di un ente pubblico è quello della telefonia mobile messa a disposizione degli uffici. La Provincia sta dismettendo alcune utenze non più necessarie ed ha attivato un apposito “piano business” le cui ricariche non sono più in abbonamento – quindi con un forfait mensile – ma con un costo addebitato in funzione dell’effettivo utilizzo. La scelta non è dovuta tanto all’utilizzo dei telefoni ma a motivi fiscali: la tassa di concessione governativa per gli abbonamenti di telefonia mobile è piuttosto alta per gli enti locali. Con questa conversione, che dovrebbe interessare 29 utenze, si dovrebbero risparmiare più di quattromila euro. Nei primi otto mesi del 2016 erano state pagate dii sole tasse 9.580 euro.
Rientrano nel piano di razionalizzazione delle spese anche quelle legate alle cause giudiziarie (vedi articoli correlati). In cinque anni la provincia ha speso per incarichi legali esterni più di 617mila euro. Negli ultimi anni però la spesa è stata in costante flessione, passando dai 188.151 euro sborsati a legali esterni nel 2013 ai circa 50mila del 2016. Oltre alla diminuzione delle cause (passate da 27 a 13) ha concorso alla flessione delle spese la scelta, maturata dal 2015, di costituire un ufficio legale interno (con un avvocato e un impiegato amministrativo). In questo modo ci si rivolge a studi esterni solo nel caso se ne ravvisi l’opportunità. Nel 2015 le cause trattate dall’ufficio legale sono state sette su 15, nel 2016 otto su 13.

La scuola elementare del centro “invade” piazza Kennedy. In bicicletta

“Mordaninbici” per promuovere lo sport e incentivare la mobilità sostenibile

Gimkana BambiniLa scuola elementare del centro di Ravenna “Filippo Mordani” organizza nella vicina piazza Kennedy – mercoledì 26 aprile dalle 8.45 alle 13 circa – una manifestazione sportiva (un percorso da compiere in bicicletta) nell’ambito del progetto “Mordaninbici”. Un progetto che oltre a dare rilevanza allo sport, promuove la mobilità sostenibile, incentiva a utilizzare la bicicletta come mezzo di trasporto «ecologico, relazionale, facilmente fruibile e che fa bene alla salute».

Il progetto ha previsto lezioni teoriche e pratiche di educazione stradale, educazione ambientale e di rispetto per l’ambiente, di educazione alimentare, di educazione alla salute e di benessere psicofisico per favorire un corretto stile di vita e migliorarne la qualità, oltrechè di sport legato all’uso della bicicletta.

In piazza sarà presente tutta la scuola Mordani (alunni ed insegnanti), familiari, semplici cittadini, la Polizia Municipale, il Pedale Azzurro di Ravenna che ha allestito il percorso a terra e in apertura sarà presente l’assessore allo Sport Roberto Fagnani.

Bunge da urlo, battuto Piacenza al tiebreak: il sogno europeo diventa realtà

Superlega / Dopo due anni Ravenna torna in Europa e lo fa al termine di una stagione piena di soddisfazioni, sempre in crescendo. Sotto di due set a uno, Lyneel e compagni ribaltano tutto, trovando la forza di recuperare lo svantaggio e di aggiudicarsi la partita. Coach Soli: “Se qualcuno alla vigilia della Final Four avesse detto che noi avremmo vinto, sarebbe stato preso per pazzo. Invece il nostro sogno si è trasformato in realtà”

Piacenza-Ravenna 2-3
(23-25, 26-24, 25-21, 23-25, 12-15)
LPR PIACENZA: Clevenot 12, Di Martino, Hernandez 20, Marshall 4, Alletti 17, Hierrezuelo 8, Manià (L); Parodi 10, Tzioumakas 2, Yosifov 10, Cottarelli. Ne: Papi, Zlatanov, Tencati. All.: Giuliani.
BUNGE RAVENNA: Lyneel 20, Ricci 8, Torres 6, Van Garderen 24, Bossi 7, Spirito 3, Goi (L); Raffaelli, Marchini, Grozdanov 7. Ne: Calarco, Kaminski, Leoni. All.: Soli.
ARBITRI: Cappello di Siracusa e Zavater di Roma.
NOTE – Piacenza: bs 29, bv 8, errori 6, muri 14; Ravenna: bs 17, bv 8, errori 9, muri 8. Spettatori: 1415. Durata set: 25’, 28’, 27’, 23’, 19’ (tot. 122’). Mvp: Lyneel.

Vittoria
L’esultanza finale dei giocatori dopo il successo su Piacenza

La Bunge ci mette tutto quello che ha, buttando in campo cuore, voglia di vincere e orgoglio, e completa una bellissima impresa battendo al tiebreak Piacenza e aggiudicandosi la Final Four dei playoff per il quinto posto che vale l’accesso alla Challenge Cup. Dopo due anni Ravenna torna in Europa e lo fa al termine di una stagione piena di soddisfazioni, sempre in crescendo. Sotto di due set a uno, Lyneel e compagni ribaltano tutto, trovando la forza di recuperare lo svantaggio e di aggiudicarsi la partita. Uno dei simboli del match è Grozdanov, decisivo nelle ultime due frazioni, mentre Lyneel è il meritato mvp. E questo successo non poteva che accadere in un campo qualsiasi: qui a Verona, infatti, nel ’92 l’allora Messaggero vinse la Supercoppa Europea.

Sestetti titolari Il coach Soli schiera lo stesso sestetto iniziale del giorno prima, con Spirito al palleggio in diagonale con Torres, Lyneel in banda con Van Garderen e Bossi e Ricci al centro (libero Goi). La Lpr Piacenza di Giuliani si presenta in campo con Hierrezuelo in regia, Hernandez opposto, Marshall e Clevenot schiacciatori, Alletti e il giovane Di Martino centrali, Manià in seconda linea.

Primo set Un ace di Hernandez spinge la Lpr sul 3-1, poi ripresa sul 6-6 da Lyneel. Una schiacciata fuori di Torres riporta a +2 gli emiliani (8-6), che mantengono questo vantaggio fino a quando ancora il francese, questa volta al servizio, non pareggia il conto: 14-14. Il primo vantaggio della Bunge è causato da un attacco in rete di Marshall: 16-17 e time out Giuliani. Il cubano sbaglia un agevolo appoggio in palleggio, regalando il 16-18, ma Clevenot piazza il muro del 18-18: è il turno di Soli a fermare il match. A spezzare l’equilibrio è un muro di Van Garderen, che scava un piccolo ma importante solco: 21-23 e seconda pausa richiesta da Giuliani. Alla ripresa è ancora l’olandese a chiudere un lungo scambio (21-24), ma il primo set ball è annullato da Marshall. Entra Yosifov, che in battuta realizza il 23-24 e il tecnico giallorosso chiama time out. Van Garderen riceve bene e con un primo tempo Ricci consente a Ravenna di passare in vantaggio: 23-25.

Secondo set Il centralone di Cotignola inizia la seconda frazione con il servizio vincente dello 0-2, ma Marshall a muro riporta la situazione in equilibrio (3-3) e Clevenot firma il sorpasso: 6-5. La Bunge reagisce alla grande e con un ace di Lyneel si porta sul 7-9, a cui risponde Alletti con il muro del 9-9: prima pausa, voluta da Soli. Torres colpisce dalla linea di battuta (10-12) e poi ci pensa Lyneel a scavare un solco ulteriore: 13-16 e time out Giuliani. Van Garderen trascina sul +4 i ravennati (13-17) e il coach degli emiliani sostituisce Di Martino e Marshall con Yosifov e Parodi. È proprio il centrale bulgaro a ridurre le distanze (16-18), poi imitato da Hernandez e Alletti, quest’ultimo dai nove metri, che riportano il punteggio in parità: 21-21 e Soli utilizza il suo secondo stop. Hernandez realizza il break del 23-22 e Lyneel annulla il primo set ball, ma sul secondo è ancora l’opposto cubano a essere decisivo, murando l’attacco di Van Garderen: 26-24 e una frazione a testa.

Terzo set Il muro di Alletti e l’ace di Hernandez lanciano sull’8-5 Piacenza e Soli sostituisce Torres con Grozdanov, che dimostra di avere la mano subito calda (9-7). L’infrazione di Spirito causa l’11-7 degli emiliani e il tecnico giallorosso chiama time out. Spirito suona la carica con il break del 14-12, ma Parodi ristabilisce le distanze (16-12), obbligando Soli a fermare per la seconda volta il set. Hierrezuelo non si fa scappare l’occasione del +5 (18-13), Van Garderen risponde avvicinando la Bunge: 19-16 e rientra Torres. Yosifov piazza il muro del 22-17, Lyneel non fallisce il contrattacco del 22-19, ma Alletti non è da meno con il primo tempo del 24-20. Ricci annulla il primo set ball, mentre sul secondo Parodi trova il mani fuori decisivo: 25-21.

Quarto set La Bunge scende in campo con Grozdanov al posto di Torres, ma è ancora Piacenza a menar le danze con Yosifov, autore dell’ace del 7-5. Van Garderen risponde con la stessa moneta dai nove metri (7-7), imitato in seguito da Parodi: 10-8. Il sussulto arriva quando Grozdanov stampa il muro del 12-12, di nuovo però è un Parodi in stato di grazia a spingere la sua squadra sul 16-14: time out di Soli. La Bunge non molla ed è ancora dalle mani di Grozdanov che raggiunge il pareggio (19-19) e addirittura effettua il sorpasso con Van Garderen: 20-21 e Giuliani ferma il match. La Lpr è in confusione nella ricostruzione dopo la battuta di Grozdanov e pasticcia, regalando il 20-22 ai ravennati: il tecnico biancorosso chiama i suoi in panchina per la seconda volta. Ricci mette a terra la palla del 21-23 ed Hernandez tira in rete la battuta: 22-24. Ricci vanifica al servizio il primo set ball, ma sul secondo Lyneel riporta in equilibrio la sfida: 23-25 e si va al tiebreak.

Tiebreak La Bunge sulle ali dell’entusiasmo scatta sullo 0-4 propiziato da un break di Lyneel, una schiacciata fuori bersaglio di Hernandez e un ace di Spirito: Giuliani chiama time out. La Lpr dimezza il gap con un muro di Hierrezuelo (2-4), Grozdanov però ripaga i biancorossi con la stessa moneta, Lyneel trova un fortunoso servizio vincente e l’opposto bulgaro realizza il 2-8. Si cambia il campo, ma non la musica, con la conclusione di Bossi che vale il 2-9: altra pausa voluta dal tecnico degli emiliani. Due punti di fila di Alletti avvicinano Piacenza (4-9), Van Garderen li ferma e Ricci non sbaglia la palla del 5-11. L’olandese firma il 6-12 e Hierrezuelo regala il 7-13, ma poi c’è un improvviso black out favorito dalle giocate di Tzioumakas e Parodi che costringe Soli a due time out: 11-13. Capitan Lyneel rompe il ghiaccio realizzando l’11-14 e al secondo match point Grozdanov fa esplodere l’urlo di gioia dei tanti tifosi giallorossi arrivati a Verona: 12-15 e ritorno in Europa di Ravenna!

Le dichiarazioni del dopo gara

Fabio Soli (allenatore Bunge Ravenna): “Se qualcuno alla vigilia della Final Four avesse detto che noi avremmo vinto, sarebbe stato preso per pazzo. Invece il nostro sogno si è trasformato in realtà, vincendo una partita un po’ lenta, a causa della fatica delle gare di ieri. Comunque l’agonismo è venuto fuori alla distanza e anche Piacenza ha dimostrato di tenerci tantissimo. I nostri avversari le hanno provate tutte, sfruttando al massimo le forze che hanno in organico e grazie a queste sono riusciti a ribaltare la situazione, passando da 1-0 a 1-2. Come mi ha insegnato un mio grande maestro, Daniele Bagnoli, nello sport ci vuole anche un po’ di fortuna e oggi noi l’abbiamo avuta. Ma la buona sorte aiuta solo chi ci crede e noi non abbiamo mollato mai, anche quando le cose si stavano mettendo male. Il bilancio di questa stagione non può che essere fantastico, suggellato da un eccezionale ritorno in Europa. Abbiamo iniziato il campionato con una squadra giovanissima e tantissimi esordienti nel sestetto titolare. Sono stati tutti bravissimi e dico una parola su Grozdanov. Lui ha lavorato in silenzio per tutto l’anno e oggi si è fatto trovare pronto nei momenti decisivi, raccogliendo i frutti del suo impegno e del suo sudore”.

«Nella manovra del Governo non c’è più l’esenzione di Imu e Ici per le piattaforme»

L’annuncio del sindaco De Pascale: la norma interpretativa nel decreto avrebbe fatto perdere 40 milioni di euro al Comune di Ravenna

Nella stesura definitiva del decreto del Governo, nell’ambito della manovra correttiva, non risulterebbe più la norma interpretativa che cancellava con effetto retroattivo il pagamento di Ici, Imu e Tasi per le piattaforme di estrazione idrocarburi in mare. Lo rende noto il sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, firmando un comunicato con il primo cittadino di Cesenatico, Matteo Gozzoli, specificando di essere stati informati dall’Anci (associazione nazionale dei comuni italiani). Come noto, nei giorni scorsi De Pascale aveva stimato una mancata entrata di 40 milioni di euro per le casse pubbliche di Palazzo Merlato, tutti provenienti da Eni che possiede le piattaforme nelle acque antistanti la costa ravennate.

«Non possiamo che esserne molto contenti – dicono in coro De Pascale e Gozzoli –. In questo momento non vogliamo entrare nel merito dei motivi per cui questa norma sia stata ripresa dai giornali e di quali siano state le ragioni che hanno portato a non inserirla o a stralciarla. Ringraziamo il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il sottosegretario Maria Elena Boschi per aver accolto le nostre istanze; ringraziamo anche Anci, presidente, giunta e consiglieri regionali e i tanti deputati per essere stati al nostro fianco, e tutte le altre istituzioni, locali e nazionali, che ci hanno espresso il loro sostegno e solidarietà». Per regolamentare il futuro ed evitare che si ripresentino scenari d’incertezza è stato chiesto un tavolo con Anci, ministero dell’Economia e ministero dello Sviluppo economico.

Due bimbi si smarriscono al festival degli aquiloni, ritrovati un’ora dopo

La domenica di Cervia con il festival degli aquiloni è stata segnata da due chiamate al 112 per bambini smarriti sulla spiaggia: in entrambi i casi l’epilogo è stato a lieto fine con i bimbi ritrovati e ritornati alle proprie famiglie.

Aquiloni

Il primo episodio è avvenuto verso le 16. La telefonata ai carabinieri è arrivata da un padre a Pinarella in viale Italia che non aveva più tracce del bimbo di 5 anni. Informato il servizio spiaggia, venivano diramate le ricerche a mezzo altoparlante: dopo circa un’ora la gazzella rintracciava il bimbo poco distante dal posto dove era stato smarrito, scoprendo che era rimasto ammaliato da alcuni gonfiabili. Alle 18 invece stessa situazione con un bimbo di 4 anni: in questo caso però una successiva telefonata dopo 10 minuti ha comunicato il ritrovamento del bambino in un vicino stabilimento balneare.

Tacconi, confessioni hot: «Mai in bianco la sera prima di una partita con la Juve»

L’ex portiere dei bianconeri (vincitore di due scudetti e della prima Coppa Campioni portata a Torino) giocherà al Benelli di Ravenna un’amichevole per il 60esimo compleanno: «La verità è che non avevo voglia di allenarmi. Platini non mi voleva in squadra negli allenamenti perché dal lunedì al sabato non ero affidabile»

«Chi l’ha detto che il sesso fa male la sera prima delle partite? Per me, alla vigilia dei grandi appuntamenti, era un rito da santificare: il giorno prima non andavo mai in bianco, ma in campo facevo sempre la mia parte che fosse campionato o Coppa dei Campioni». Così parlò Stefano Tacconi, l’ex portiere della Juventus e della nazionale che si trova attualmente a Milano Marittima per organizzare, in collaborazione con l’agenzia Ale Piva Production, una partita benefica allo stadio Benelli di Ravenna il 19 maggio in occasione del suo 60esimo compleanno.

Con i bianconeri vinse due scudetti, una Coppa Italia, una Coppa Uefa, una Coppa delle Coppe, una Coppa dei Campioni e una Coppa Intercontinentale. In azzurro ha raccolto molto meno: «Mister Vicini vedeva molto di più Walter Zenga, uno bravo, niente da dire, ma anche uno che aveva vinto molto meno del sottoscritto». Nonostante il palmares che ne fa uno dei portieri più vincenti che l’Italia abbia mai avuto, il perugino affida all’agenzia Ale Piva le sue confessioni: «La verità è che non avevo molta voglia di allenarmi. Quando, durante la settimana, facevamo le partitelle, Platini non mi voleva mai in squadra perché sapeva che io, dal lunedì al sabato, tra i pali non ero affidabile. Io volevo sentire il profumo dell’erba vera, quando in campo la domenica c’erano in palio i tre punti. Solo in quelle occasioni mi caricavo e davo il meglio di me stesso».

E quando si parla di Juventus non si può ignorare l’impresa contro il Barcellona nei quarti : «Ero convinto che la Juve ce l’avrebbe fatta – spiega l’ex portiere bianconero – anche prima del 3-0 dell’andata avevo detto che il Barcellona non era superiore. Forse loro avevano qualcosa in più come individualità, ma quando parliamo di assetto tattico e di gioco di squadra, tra la Juve e gli spagnoli, come ha dimostrato il campo, c’è una differenza abissale. La semifinale con il Monaco? Difficile, ma andremo a Cardiff. E a quel punto può succedere di tutto».

Durante il soggiorno in riviera non è mancata una visita all’amico Francesco Iasi del ristorante “Al Pirata” di Cervia: «Sono un grande intenditore di cucina – rivela Tacconi – perché io stesso mi diletto spesso ai fornelli. Il mio piatto forte sono le mazzancolle al vapore. Un piatto che potrebbe, a buon diritto, far parte dei menù dei più prestigiosi ristoranti italiani…».

Autocarro sorpassa la coda al cantiere ma la Municipale è in fila: patente ritirata

Per un 29enne alla guida di un autocarro sanzione da 163 euro: ora rischia la sospensione del documento da uno a tre mesi. Dall’inizio dell’anno già 260 violazioni per uso del cellulare alla guida

Ha sorpassato una fila di veicoli incolonnati a causa di un cantiere stradale, sulla statale Adriatica all’altezza del ponte Fiume Bevano, senza immaginare che tra i mezzi fermi c’era anche una pattuglia della polizia municipale, impegnata in controlli stradali con un’auto priva di insegne. Gli agenti hanno raggiunto il veicolo e per il 29enne alla guida, un italiano residente in provincia di Ravenna, è arrivata una sanzione da 163 euro con ritiro immediato della patente, ai fini della sospensione da uno a tre mesi e relativa decurtazione di dieci punti.

È solo una delle infrazioni accertate dagli agenti dell’Ufficio Emergenza e Sicurezza stradale che, nel corso del medesimo servizio, hanno sanzionato altri quattro automobilisti: tre, perché facevano uso del cellulare durante la guida e uno in quanto procedeva ad una velocità non adeguata alle condizioni della strada (presenza di passaggi pedonali, abitazioni, etc,) tale da creare pericolo per la sicurezza della circolazione.

La programmazione dei controlli, già da tempo avviata dalla polizia municipale per contrastare quei comportamenti al volante più rischiosi per la sicurezza sulle strade, ha portato dall’inizio dell’anno a contestare circa 260 violazioni per uso del cellulare durante la guida o comunque senza rispettare le modalità stabilite dal codice della strada. Le verifiche, alle quali hanno concorso tutti gli Uffici della Vigilanza di Quartiere (Città, Emergenza e Sicurezza Stradale, Forese e Mare) hanno interessato sia la città che il forese oltre che le principali arterie di collegamento alle località balneari. Altre norme violate hanno riguardato l’omesso uso delle cinture di sicurezza, sorpassi vietati e l’irregolarità dei documenti di circolazione, nello specifico omessa revisione e mancanza dell’assicurazione obbligatoria.

Estrazioni gas a terra, Paglia (Si): «Progetti senza benefici per i territori»

Dalla Puglia all’Emilia-Romagna il deputato di Sinistra Italiana sta facendo una battaglia contro gasdotti e nuovi pozzi

Giovanni Paglia (terzo da sinistra) durante un presidio in Puglia contro il gasdotto Tap

Tra chi è in prima fila contro il progetto di sondaggio ed estrazione gas nella Bassa Romagna nel progetto Longanesi, c’è Giovanni Paglia, parlamentare ravennate di Sinistra Italiana che ha presentato interpellanze al ministero e si è occupato anche di progetti analoghi nel Cesenate e nel Reggiano. Sempre dalla parte del no. «Il punto è che si tratta di attività che creano solo danni e disagi al territorio, senza portare alcun beneficio. Nella maggior parte dei casi, non si arriva nemmeno all’estrazione del gas, perché è di cattiva qualità e molto costoso da estrarre. Cosa peraltro già nota visto che Eni, quando aveva il monopolio delle riserve metanifere, aveva già mappato il territorio ed estratto là dove era conveninente farlo, come a San Potito, dove infatti il giacimento è ormai esaurito da tempo e utilizzato oggi come stoccaggio».

Quindi, secondo Paglia, spesso a spingere le aziende è anche «il guadagno certo dato dalla cessione delle mappe aggiornate (dopo la fase di sondaggio) al Mise, costretto ad acquistarle tramite un fondo vincolato». «In genere vengono pagate sui due milioni di euro – prosegue Paglia – Poca roba? È vero, ma del resto queste aziende molto piccole che nascono, chiudono, si fondono, non spendono nulla o quasi per realizzarle e quelli sono introiti certi». A maggior ragione, perché allora opporsi, quale pericoli si rischiano davvero per l’ambiente? «Innanzitutto perché non si può mai sapere ed è sempre meglio la prudenza, e in secondo luogo perché anche la fase di sondaggio crea problemi; si usano  comunque microcariche che vengono fatte esplodere sottoterra e che possono provocare danni agli edifici. Non a caso tutti i sindaci dei territori coinvolti normalmente sono contrari e fanno battaglie per impedire che siano effettuate (vedi per esempio anche il caso della Stefanina tra Ferrara e Ravenna, ndr), non si capisce bene perché solo a Lugo nella Bassa invece sono favorevoli, se non in una logica ormai superata». Perché  Paglia, e con lui tutte le opposizioni, ne sono convinti: i benefici per i territori sono pochi o nulli. «Quello che si otterrà sono opere idrauliche che andavano fatte e per cui bisognerebbe battersi per avere i fondi, non svendere il territorio. Peraltro anche in caso di estrazione, non ci saranno royalties, né veri benefici in termini di occupazione visto che come noto per questi insediamenti bastano pochissime persone».

Sul banco degli imputati anche il cosiddetto provvedimento del governo Renzi “Sblocca Italia” che ha sicuramente di fatto semplificato e accelerato la possibilità per queste aziende di estrarre anche senza il consenso dei territori. Vero è che l’azienda è stata costretta a produrre una corposa documentazione e, come sottolinea anche Confindustria Romagna, i permessi sono stati dati, le raccomandazioni sono state accolte, tutto pare a posto. Che margini ci sono di manovra ancora? «Ci sono sempre margini di manovra, politicamente parlando, lo Stato può sempre, se lo vuole, revocare un permesso. Al massimo dovrebbe poter pagare una penale, ma si tratta di terreni e beni pubblici di cui può rientrare in totale possesso recedendo dalle concessioni. È evidente che, a differenza di quanto accaduto alla Stefanina, qui non c’è la volontà politica di agire in questo senso. Per questo chiamiamo la popolazione a una battaglia sul territorio».

E di battaglie sul territorio Giovanni Paglia ne condivide un po’ in tutta Italia. Di recente lo si è visto per esempio in Puglia dove è in corso una protesta di amminsitratori locali e residenti contro la realizzazione del cosiddetto Tap, il tanto contestato  gasdotto per far passare il quale è stato necessario abbattere piante di ulivi. Un fatto lontano, appunto in Puglia, che ma per cui Paglia vede un diretto collegamento anche con il nostro territorio. «Certo, stanno cercando di trasformare l’Italia nell’hub del gas del Mediterraneo e quindi fa molto gioco avere siti di stoccaggio come sono quello di San Potito, già esistente, e quello che sempre Stogit avrebbe voluto realizzare nel territorio di Alfonsine. Servono a queste aziende per immagazzinare gas a basso prezzo e rimetterlo in circolo quando il prezzo si alza. Tutto questo senza la minima ricaduta positiva sui territori, semmai, appunto, il contrario e senza che l’Italia abbia alcun bisogno di questi stoccaggi per il proprio fabbisogno».

Stadio piccolo, Ribelle-Ravenna si gioca a porte chiuse o sul neutro? Ipotesi Cesena

Serie D / A Castiglione attesa una grande affluenza di sostenitori giallorossi per il derby della penultima giornata che può valere la promozione in Lega Pro ma la capienza massima dello Sbrighi è mille posti: problemi per l’ordine pubblico, la società di casa propone lo spostamento al Manuzzi o a Forlì

Quasi di sicuro il derby tra Ribelle e Ravenna, penultima giornata del campionato di serie D, non si giocherà a Castiglione. Visto il probabile grande afflusso di tifosi e sostenitori giallorossi, al seguito della capolista in corsa per la promozione, lo “Sbrighi” sarebbe troppo piccolo per garantire una sufficiente sicurezza per quanto riguarda l’ordine pubblico. Il campo sportivo della frazione ravennate ha una capienza massima di mille spettatori e quindi i dirigenti biancazzurri, per evitare di disputare il match a porte chiuse come potrebbe imporre la questura per garantire le misure di sicurezza, stanno lavorando per spostare il match in un campo neutro.

Le opzioni non sono però moltissime, a causa ovviamente degli appuntamenti che sono già fissati per domenica prossima. Le soluzioni preferite, in particolare quella di Cervia e di Cesenatico, non sono percorribili in quanti gli impianti sono già occupati. Si vaglia quindi la possibilità di spostare il derby in un altro stadio e quindi tra le candidature possibili spuntano quelle di Cesena, Forlì e Imola, anche se quest’ultima opzioni appare di difficile attuazione.

Il nodo, però, deve essere sciolto nei tempi più brevi possibili, al massimo entro mercoledì mattina, giorno in cui devono essere comunicati alla Lega Nazionale Dilettanti gli eventuali spostamenti di sede. In caso contrario, c’è il serio rischio che venga decisa la disputa della partita a porte chiuse, il che provocherebbe un danno per le tantissime persone che vogliono assistere alla sfida e anche un danno alle casse della Ribelle, che così si vedrebbe negare un cospicuo incasso fondamentale per un piccola società come quella biancazzurra. E, in ultimo, provocherebbe lo stesso dei problemi di ordine pubblico, in quanto allo “Sbrighi” si può accedere dalle campagne limitrofe o addirittura dal rivale del fiume Savio, rappresentando delle corsie “alternative” facilmente percorribili da chi non vuole perdersi una gara fondamentale per il Ravenna.

Nel frattempo il tecnico giallorosso Mauro Antonioli torna sul successo di ieri sul Delta Rovigo, che ha permesso ai giallorossi di consolidare la testa della classifica, portando a tre le lunghezze di vantaggio sull’Imolese: «Si è verificato quello che speravamo e ora siamo più vicini a un traguardo che neanche potevamo immaginare a inizio stagione. Non dobbiamo farci venire il braccino corto proprio adesso. Anche in questa occasione i ragazzi sono stati fantastici e con loro il pubblico che ci ha messo le ali. Si è creato un bel feeling che speriamo di mantenere e consolidare. Abbiamo avuto il merito di andare in vantaggio, rischiando anche qualcosa nel primo tempo, ma nel secondo non abbiamo concesso più nulla al Delta, che ha confermato tutta la sua caratura, mentre noi potevamo sfruttare meglio alcune situazioni in attacco. Tre punti di vantaggio a due giornate dalla fine sono una bella dote: un’occasione da non sprecare. Ma credo che nessuno possa mettere in dubbio la legittimità del nostro primato».

Piadinari senza permesso sul lungomare, il Bbk: «Clienti per strada, è pericoloso»

Su Facebook la segnalazione di Zangaglia, titolare del locale, a proposito dei camion-chioschi: «Nessuno fa nulla». Reprimere il fenomeno però non è semplice: anche in caso di controlli, agli ambulanti conviene pagare la multa. Confesercenti: «Inasprire le sanzioni»

Foto Zangaglia Bbk
Una foto dall’auto, pubblicata su Fb da Alessandro Zangaglia

Si piazzano a bordo strada,  vicino all’ingresso del suo locale e vendono piadine, panini e bibite a chi esce dal Bbk nel cuore della notte, a Punta Marina, sul lungomare Cristoforo Colombo, dove non è consentito. A segnalare il caso dei camion-chioschi è il titolare del bagno-discoteca, Alessandro Zangaglia, su Facebook. L’imprenditore pubblica alcune foto che mostrano la sporcizia lasciata dagli avventori ma punta il dito anche contro la poca sicurezza provocata da questa situazione: «Occupano parcheggi per tutti i venerdì e sabato per stare più vicini possibile al Bbk e creano un pericolo tutte le notti perché, in quel modo, tengono decine di persone fisicamente in mezzo alla strada». Si tratta dei clienti in attesa di essere serviti, come mostrano altre foto pubblicate sul profilo Fb dell’imprenditore.

Il titolare del Bbk ha fatto diverse segnalazioni ma «finché non ci scappa il morto in Italia non succede niente». Raggiunto al telefono, Zangaglia spiega meglio il senso della sua iniziativa: «Ho fatto denuncia sia ai vigili sia ai carabinieri, ma al massimo arriva una sanzione amministrativa». Il titolare della discoteca non ha mai avuto un confronto diretto con i rivenditori e spiega che in estate ce ne sono almeno tre che girano: «Sanno benissimo che lavorano grazie alle nostre serate, ma nessuno ci ha mai chiesto nulla. Fanno incassi da migliaia di euro e non si prendono nemmeno la briga di pulire l’area. In più – aggiunge – c’è un problema di ordine pubblico. Le persone restano lì, a volte litigano, altre tengono la musica delle auto alta. In un’occasione mi hanno chiamato dopo l’orario di chiusura perché pensavano che stessi tenendo ancora aperto…». C’è poi il problema della sicurezza stradale: «Il rischio di incidenti è già alto: dieci anni fa fu investito Matteo Verde. In questa situazione, con le persone in mezzo alla strada, aumenta. Per questo sto cercando di muovere l’opinione pubblica, per vedere se cambia qualcosa. Se proprio si vogliono tenere lì i chioschi si faccia una piazzola da dare in concessione regolarmente, che paghi tasse e permessi come tutti».

Nonostante le sanzioni, la situazione si ripete ormai da anni. I venditori non sono abusivi in senso stretto perché si tratta di persone in possesso della licenza e l’irregolarità sta soprattutto nel posteggio. Ci sono però diverse norme che regolamentano l’esercizio del commercio su aree pubbliche. Nei centri balneari, dal primo maggio al 30 settembre, l’esercizio del commercio itinerante è vietato. I camion-chioschi potrebbero quindi vendere sul lungomare dal primo ottobre al 30 aprile ma un’altra ordinanza impone orari ben precisi: dalle 6 alle 20. Inoltre in generale la vendita itinerante prevede la sosta solo per un tempo necessario a servire il cliente. Nel caso specifico, non si può quindi aspettare l’uscita dalla discoteca mentre si prepara il cibo. In sostanza, chi vende piadina fuori dal Bbk di notte, in qualsiasi periodo, rischia una sanzione che può andare a seconda dell’infrazione dai 170 ai 1.032 euro.

Foto Bbk Zangaglia
La foto scattata da Zangaglia e pubblicata su Fb

Secondo Riccardo Ricci Petitoni, responsabile di Anva Confesercenti (il sindacato degli ambulanti),  è molto difficile contrastare il fenomeno: «Piadinari, venditori di vasi, fruttivendoli che si piazzano in aree diverse da quelle consentite creano un grave danno a chi lavora in regola. Nei fatti però oltre a multare non si può fare granché. La confisca è possibile solo nel caso queste persone non abbiano la licenza di vendita, di cui sono invece in possesso. Può essere sospesa ma c’è un meccanismo molto complicato che prevede un procedimento tra due Comuni: quello che sanziona e quello dove è stato rilasciato il permesso, che vale per tutto il territorio nazionale. Spesso si tratta di territori che non sono nemmeno nella stessa regione…». La maggior parte delle volte è un procedimento a cui non si dà nemmeno inizio. «Ovviamente – continua Ricci Petitoni – come associazione facciamo le segnalazioni del caso alle autorità competenti ma i vigili non possono certo piantonare queste attività che di fatto pagano le multe anziché le concessioni. L’unico modo di fermarli sarebbe inasprire le sanzioni in modo da rendere non più conveniente essere sanzionati rispetto all’incasso della serata. Oppure agire sul consumatore spiegando i rischi, legati anche alla qualità del prodotto, di acquistare merce da ambulanti non in regola».

Pozzi Longanesi, il sindaco di Lugo: «Accordo da 20 milioni per il territorio»

Il progetto immagina di recuperare 1.356 milioni di metri cubi in tre anni attraverso la messa in produzione di due pozzi esistenti e la perforazione di altri tre pozzi nei territori dei comuni di Lugo e Bagnacavallo. Ranalli: «Un rischio per la subsidenza non è escluso e per questo abbiamo chiesto verifiche e monitoraggi e impegni precisi»

Ranallijpg05Tema caldo anche politicamente, l’autorizzazione definitiva al progetto Longanesi ha visto l’accordo degli amministratori locali in sede di conferenza dei servizi. Ne abbiamo allora parlato con il sindaco di Lugo Davide Ranalli a cui abbiamo innanzitutto chiesto quali saranno i benefici per il territorio di fronte al rischio, documentato, che aumenti invece il fenomeno della subsidenza.

«Un rischio per la subsidenza non è escluso, ovviamente, e per questo abbiamo chiesto verifiche e monitoraggi e impegni precisi, ma non è vero che non ci saranno benefici per il territorio. Innanzitutto i 2 milioni di euro per cui c’è già una fideussione all’Unione dei Comuni. L’accordo è che quando inizieranno i lavori l’azienda girerà la cifra che sarà poi versata al Consorzio di bonifica per interventi già programmati. A Lugo per esempio interverremo  a Madonna delle Stuoie con un intervento da un milione di euro che Lugo aspetta da vent’anni (l’altro milione andrà per metà a Bagnacavallo e per metà a Fusignano, ndr)».

Questi due milioni arriveranno a prescindere dall’estrazione. Se invece si dovesse estrarre il gas metano? In termini di royalties che aspettative avete?
«Noi abbiamo bisogno di interventi per criticità idriche del territorio per una ventina di milioni di euro. Ed è una cifra che potrebbe essere raggiunta dalle royalties date dalle estrazioni sommando quelle direttamente versate ai Comuni con quelle alla Regione. Perché è importante sottolineare che abbiamo anche raggiunto un accordo con la Regione affinché vincoli tutti questi proventi a interventi sul nostro territorio per opere per cui non sono mai stati stanziati i fondi necessari prima».

Dunque lei rivendica questo accordo?
«Non rivendico nulla, dico solo che ho fatto quello che credo ogni amministratore dovrebbe fare, trovare l’accordo migliore per il territorio e la comunità, anche perché si deve tener conto del fatto che comunque questa autorizzazione non si poteva fermare in alcun modo, perché dipende dal Ministero. Si potevano scegliere due strade: o lasciare fare o cercare di governare quello che accade».

Ma se avesse avuto l’ultima parola, cosa avrebbe fatto?
«Di sicuro non avrei accettato un accordo senza entrambe le condizioni che abbiamo ottenuto: rassicurazioni tecniche sul fronte della subsidenza e venti milioni di euro per opere che aspettano da anni. Il combinato disposto dei due elementi  tra garanzie e risorse mi convince. Ed è quello che ora stiamo cercando di spiegare alla cittadinanza».

E se il fenomeno della subsidenza dovesse invece aggravarsi, chi pagherà gli eventuali danni? Anche perché si tratta di un processo irreversibile…
«L’accordo innanzitutto prevede che se fosse rilevata un’accelerazione della subsidenza superiore a una certa quota le estrazioni saranno immediatamente sospese. E a quel punto si rivedrà tutto, saranno loro a dover rispondere di cosa hanno combinato».

Come spiega che tanti altri sindaci anche del Pd in genere si oppongono a progetti di questo tipo?
«Anche noi come Unione ci siamo opposti, per esempio, al progetto di stoccaggio della Stogit, ad Alfonsine. Ma qui stiamo parlando comunque di zone che hanno già conosciuto interventi di questo tipo, non, per esempio, di un’area protetta. Ogni caso va valutato nella sua specificità».

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