«Spettacolo gender, i bambini assenti potrebbero essere oggetto di scherno»

Il Popolo della Famiglia scrive ai giornali dopo la messinscena di “Fa’Afine”

Il Popolo della Famiglia in una nota inviata alla stampa ribadisce la necessità di richiedere «un consenso informato e puntuale delle famiglie» quando si trattano certi temi. Come quello dell’identità di genere, affrontato in maniera senza dubbio delicata (come raccontiamo nella nostra recensione tra gli articoli correlati) nel tanto discusso spettacolo “Fa’Afine”, andato in scena al teatro Rasi lunedì mattina di fronte a circa duecento ragazzi delle scuole.

«La presenza di molte classi non al completo dovuta alla scelta di qualche famiglia coraggiosa e ben informata – scrive in una nota inviata alla stampa Stefano Gardini del Pdf – è la riprova della scelta inopportuna di questo spettacolo e crea una condizione a nostro avviso inaccettabile. Nella scuola è prassi consolidata rinunciare ad esempio alle uscite didattiche quando anche un solo bambino non può partecipare per motivi economici e non si attiva una rete di solidarietà; in questo modo si evita una discriminazione economica che è particolarmente ripugnante e dolorosa. Lunedì invece è andata in scena un’altra forma di discriminazione altrettanto ripugnante: in ogni classe abbiamo creato un gruppetto di bambini che potrebbero essere oggetto di scherno e derisione per la loro assenza allo spettacolo; invitiamo pertanto insegnanti e genitori a vigilare. Segnaliamo in particolare la situazione di una classe dove una parte dei genitori ha scelto (legittimamente, siamo per la scelta alle famiglie sempre), di accompagnare personalmente i propri figli allo spettacolo dopo la rinuncia delle insegnati, ‘marinando’ la scuola fino alle 11.45. Lodando la grande disponibilità delle famiglie, cosa che solitamente si fa fatica a riscontrare in altre attività didattico/culturali, rimarchiamo l’aspetto diseducativo, a nostro avviso, del messaggio lasciato passare ai bambini sull’importanza della scuola, ed il rischio elevatissimo di far apparire coloro che non hanno partecipato e le loro famiglie come degli ‘alieni’ rendendo la loro ‘diversità’ ancora più visibile e dolorosa. Tutto questo ci fa capire come la lotta alle discriminazioni funziona a giorni alterni, e che si sono discriminati di serie A per cui, giustamente, vanno applicate tutte le attenzioni possibili, e discriminati di serie B che tutto sommato se la sono cercata e possono essere tranquillamente lasciati perdere. Noi pensiamo che in questa triste vicenda si sia perso in modo eclatante il principio che dovrebbe ispirare tutti, amministratori e genitori: i bambini prima di tutto».

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