Dall’addio di Errani al Pd di Renzi al boom del Popolo della famiglia a Riolo Terme

Nell’unica tornata amministrativa dell’anno c’è stata la sorpresa De Carli. Il 2017 ha sancito l’addio dell’ex governatore al partito. Roventi le polemiche sul fascismo

Mirko De Carli

Mirko De Carli

Le uniche elezioni in provincia di Ravenna del 2017 sono state quelle di Riolo Terme, in primavera, dove è stato riconfermato il sindaco Alfonso Nicolardi con il 59 percento dei voti, mentre il giovane sfidante della lista civica Riolo Viva, Andrea Ricci Maccarini, si è fermato al 26,4 percento, anche perché era presente un terzo incomodo che ha incassato il 14,4 percento: il ravennate Mirko De Carli, dirigente nazionale della lista del Popolo della Famiglia, il movimento guidato da Adinolfi. E in effetti il radicamento e il lavoro del Pdf va annoverato tra le novità politiche dell’anno: a Ravenna conta anche tre esponenti entrati nel consigli territoriali tra le file di Forza Italia e ora gruppi autonomi.

Già, i consigli territoriali del Comune di Ravenna per cui si è votato a marzo con il sistema che offre all’elettore la sola possibilità di votare il candidato e stabilisce i posti per lista sulla base delle amministrative precedenti su quel territorio, meccansimo questo che ha portato la parità in più di un consiglio tra maggioranza e opposizione e addirittura due situazioni in cui la maggioranza è in minoranza. Insomma, non fosse bastata l’affluenza che non arriva al 5 percento (4,9%), sono emersi con la massima evidenza i limiti di un sistema che, hanno promesso un po’ tutti, verrà rivisto e riformato.

Intanto, chi è stato costretto a una revisione è il Pd provinciale. Qui infatti la segretaria uscente Eleonora Proni (in carica da appena un anno in sosistuzione del predecessore Michele de Pascale nel frattempo diventato sindaco di Ravenna) ha deciso di non ricandidarsi al congresso dell’autunno 2017 e il suo posto è stato preso da Alessandro Barattoni, da pochi mesi eletto segretario comunale del capoluogo (che ha poi invece eletto al suo posto Mario Frati), candidatura unitaria e consenso bolscevico, si sarebbe detto un tempo. Almeno prima della scissione del partito che a Ravenna è stata quanto mai dolorosa.

Vasco Errani

Qui infatti, nel primo circolo del Pd, a febbraio, ha annunciato l’intenzione di unirsi al nuovo movimento di Bersani, lasciando il partito che aveva contribuito a fondare. A settembre, poi, l’ex presidente della Regione Vasco Errani ha lasciato anche l’incarico di commissario straordinario alla ricostruzione dopo il terremoto del Centro Italia per scendere in campo, si direbbe (la sua candidatura è data dai più praticamente certa nelle file di Liberi e Uguali in cui è entrata Mdp). I riflettori nazionali infatti sono tornati a Ravenna (dopo febbraio) proprio per assistere alla sua prima uscita pubblica all’Almagià, a ottobre, in un tentativo, peraltro fallito in diretta, di accordo con Giuliano Pisapia. E se l’ex sindaco di Milano si è ora ritirato dall’agone e non è chiaro cosa faranno i suoi supporter locali (tra cui la lista Sinistra per Ravenna, in maggioranza con il Pd a Palazzo Merlato), il progetto politico alternativo al Pd, oltre a Errani, ha raccolto intanto altre adesioni importanti sul territorio come quella dell’ex segretario comunale di Ravenna e assessore Gianandrea Baroncini e l’ex consigliere regionale Miro Fiammenghi.

Come noto, in Liberi e Uguali è entrata anche Possibile (che a Ravenna ha uno dei suoi parlamentari di spicco, Andrea Maestri) e Sinistra Italiana dove milita un altro parlamentare ravennate, Giovanni Paglia, che è tesoriere del suo partito, nato da una scissione di Sel sempre nel corso del 2017. Sono rimasti invece nelle file democratiche i parlamentari Stefano Collina, renzianissimo, e Alberto Pagani che al congresso del suo partito in primavera ha appoggiato la minoranza guidata da Orlando. Un po’, si potrebbe dire, come Gianluca Pini, deputato della Lega Nord residente a Fusignano, che al congresso nazionale del Carroccio è schierato con lo sfidante di Matteo Salvini, Gianni Fava, e che sostiene una posizione dentro il Carroccio piuttosto critica verso la linea prevalente rivendicando lo spirito originario di un movimento nato per rappresentare le istanze del nord. Scelte di coerenza non trascurabili per i due deputati romagnoli, seppur di sponde opposte.

E opposte sono state anche le reazioni a uno degli altri temi più squisitamente politici che hanno attraversato il 2017 ravennate: la decisione di revocare la cittadinanza a Benito Mussolini, annunciata da sindaco e Pd con un dietrofront sulle posizioni del 2014, quando lo stesso partito aveva votato contro una proposta di Alvaro Ancisi che andava in quella direzione (seppur per ragioni più procedurali che politiche). Tra i primi a dire no grazie ci sono infatti stati i Repubblicani di Ravenna, a loro volta scossi da furenti divisioni interne.

Foto Gambi BabiniIl congresso provinciale ha infatti incoronato Stefano Ravaglia segretario sostenuto dal vicesindaco Eugenio Fusignani, ma una minoranza che include Luisa Babini e Paolo Gambi (entrambi poi eletti nella segreteria nazionale del Pri). In particolare quella stessa minoranza si è scagliata contro la nomina dell’ex sindaco Giannantonio Mingozzi alla presidenza Tcr, nomina che lo ha portato alle dimissioni da consigliere comunale.

La stessa scelta, quelle delle dimissioni volontarie, di due candidati sindaci: Maurizio Bucci (La Pigna) e Raffaella Sutter (Ravenna in Comune). Se per la seconda si trattava di un gesto annunciato, l’addio di Bucci a Palazzo Merlato dopo anni di battaglie dai banchi delle opposizioni ha stupito più di un osservatore. Anche perché la sensazione è che quelle dimissioni siano state il preludio a una linea politica anche più aggressiva della forza di opposizione ora guidata da Veronica Verlicchi e Roberto Ticchi, che sono anche ai vertici regionali di Energie per l’Italia, il movimento di Stefano Parisi anche questo concentrato, come tutti, sul marzo 2018. E già basta in effetti pensare alle imminenti elezioni per immaginare che il prossimo anno si possa profilare politicamente un po’ più interessante di quello appena concluso. Forse. (fe. an.)

SABBIONI BILLB SYBY 18 03 – 07 04 24
SAFARI RAVENNA BILLB 14 03 – 03 04 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24