De Pascale eletto all’unanimità presidente nazionale dell’Unione delle Province

De Pascale: «La legge Delrio va rivista profondamente, il sistema di elezione di secondo grado: tornare alla scelta diretta»

Palazzo Provincia RavennaMichele de Pascale, sindaco e presidente della Provincia di Ravenna, il nuovo presidente dell’Unione delle Province d’Italia. A eleggerlo all’unanimità e per acclamazione i quasi 300 delegati, tra presidenti e consiglieri provinciali, riuniti oggi a Roma in occasione della 34esima assemblea congressuale Upi. De Pascale succede ad Achille Variati, ex presidente della Provincia di Vicenza, che ha guidato l’associazione dal maggio 2015. De Pascale non nasconde le criticità della legge voluta dall’ex ministro Pd Graziano Delrio: «E’ chiaro che la legge Delrio deve essere al più presto rivista profondamente, perché ormai non è più coerente. Dalla nostra esperienza possiamo dire che il sistema di elezione di secondo grado non funziona, perché produce sui territori un conflitto di interesse tra le funzioni di sindaco e presidente di Provincia. Per questo se Governo e Parlamento, proporranno il ritorno all’elezione diretta, avranno il nostro sostegno».

«Le Province devono essere considerate un’opportunità – ha detto il presidente appena eletto – e Governo e Regioni devono considerare queste istituzioni quali sede naturale per le funzioni amministrative. Certo però – ha sottolineato – che al decentramento delle funzioni devono corrispondere le risorse. L’emergenza finanziaria è ancora la priorità: le risorse per assicurare i servizi, per garantire la sicurezza delle scuole, per la manutenzione dei 130 mila chilometri di rete viaria. È su questo che continueremo a chiedere risposte al Governo, questa è la nostra battaglia principale».

Quanto poi all’attuazione dell’autonomia differenziata De Pascale ha sottolineato come «non c’è da parte delle Province una posizione negativa, anche se c’è qualche preoccupazione, purché sia chiaro che maggiore autonomia non deve trasformarsi in egoismo territoriale, perché l’Italia non può crescere se non è unita».

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