Nuovo dirigente comunale, esposto in procura di Ancisi: «Si sapeva già il nome»

Il consigliere comunale di opposizione ha ricevuto una lettera anonima con la previsione di come sarebbe andata la selezione per lo Sportello unico dell’Edilizia: 18 candidature scremate da una commissione per la scelta finale del sindaco. È l’ottava volta che De Pascale ricorre alla nomina diretta senza concorso

MerlatoIl sindaco di Ravenna ha nominato il nuovo dirigente dello Sportello unico per l’edilizia per cui si erano candidate diciotto persone, dopo il pensionamento del titolare dell’incarico a metà luglio, e il consigliere comunale Alvaro Ancisi (Lpr) ha presentato un esposto in procura: appena scaduto il termine per la presentazione delle domande (30 aprile) il decano dell’opposizione ha ricevuto una lettera anonima che prevedeva con dovizia di particolari il futuro esito della selezione, confermato dai fatti.

La scelta per il servizio di gestione e controllo dell’edilizia è caduta sull’ingegnera Valeria Galanti, in arrivo dall’Unione dei Comuni della Bassa Romagna: «Galanti è stata promossa alla qualifica di dirigente solo ora, a titolo precario, e non per concorso, bensì nominata politicamente dal sindaco attraverso una specie di selezione per titoli e colloquio, in cui la scelta del vincitore non la fa la commissione, bensì il sindaco stesso».

Ancisi fa riferimento a una procedura legittimamente prevista dal testo unico degli enti locali per l’inserimento di figure dirigenziali nella pianta organica del Comune: una commissione di esperti sceglie chi invitare ai colloqui (12 su 18) e poi presenta una triade di nomi al sindaco che ha l’ultima parola. Con Michele de Pascale è già successo sette volte: sei volte per confermare dirigenti che era già stati arruolai in questo modo dal predecessore Fabrizio Matteucci, la settima, per assegnare il comando della polizia municipale a un ex capitano dei carabinieri. Per tutti il loro incarico è a tempo determinato: il contratto scade quando scade il mandato del sindaco. La scelta di ricorrere a numerose conferme era già stata al centro di un nostro editoriale nel 2017.

«La lettera che ho ricevuto – spiega Ancisi –, pur non firmata era così dettagliata, contenendo notizie molto interne al Palazzo, che, compiuto qualche accertamento, ho dovuto trasmettere tutto alla procura della Repubblica per non incorrere, stante la mia funzione pubblica di consigliere comunale, nell’eventuale omessa denuncia di reato, sanzionata dall’articolo 361 del codice penale. Sapevo tuttavia quanto sono difficili indagini del genere, causa il sottile velo di regolarità con cui queste gare vengono scientificamente confezionate da molti enti pubblici».

Il consigliere comunale fa poi una riflessione sull’indipendenza dei dirigenti: «Il Testo Unico dei Comuni fissa come cardine del sistema la totale autonomia della dirigenza nella gestione dei servizi comunali, nelle loro determinazioni (3.404 nel 2018), nelle certificazioni di regolarità che devono applicare alle deliberazioni del Consiglio e della Giunta comunale (1.006), nelle ordinanze (2.101). Di qui la domanda angosciosa: i dirigenti a contratto possono essere autonomi, quando non sono eroi, se dipendono dal sindaco la loro sorte professionale/familiare, nonché una carriera e una posizione di lavoro che può aumentarne o ridurne alla grande i compensi, e se i lauti premi di risultato sono definiti da una commissione “indipendente” nominata dal sindaco?».

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