Bessi: «Il Patto per il lavoro ha funzionato, lavoriamo su disagi e diseguaglianze»

Il consigliere uscente e ricandidato nel Pd: «Abbiamo sempre fatto un lavoro di squadra e dialogato con tutte le parti sociali sui diversi temi, un metodo che mi sentirei di suggerire anche al governo nazionale…»

Gianni BessiConsigliere uscente, Gianni Bessi è oggi ricandidato per il Pd al consiglio regionale. Noto soprattutto negli ambienti economici per il suo impegno in questo settore (in particolare sul tema del gas e dell’off-shore, ma non solo), direttore della scuola di formazione politica Sottosopra, in consiglio regionale è stato membro delle commissioni Bilancio e Affari Istituzionali, Politiche economiche, Pari Opportunità, e vicepresidente della commissione speciale sulle cooperative spurie. Impossibile non partire da un breve bilancio di questo primo mandato.

Quali sono secondo lei i risultati più importanti ottenuti?
«Sicuramente al primo posto c’è il patto per il lavoro firmato dal presidente Bonaccini nel 2015 coinvolgendo associazioni datoriali, sindacati, mondo del volontariato, Università. Ha previsto interventi nelle crisi aziendali e fondi per la formazione e altre misure volte ad attenuare gli effetti ancora presenti della crisi del 2008. I dati sono lì a dirci che ha funzionato: dal 9 percento la disoccupazione è scesa sotto il 5 percento. Ma questo non deve bastarci, dobbiamo fare ancora meglio, soprattutto dobbiamo andare a vedere meglio quali diseguaglianze e quali disagi vivono le persone. Per me in particolare c’è poi il lavoro fatto per le Pari Opportunità, perché oltre naturalmente a finanziare tutta la rete di protezione per le donne vittima di violenza, ormai una vera e propria emergenza, c’è il grande tema della cultura della parità dei sessi, che deve riguardare anche gli ambienti di lavoro. Infine, sono molto contento del lavoro fatto in commissione Bilancio. E ci tengo a sottolineare come tutti gli obbiettivi siano stati raggiunti grazie a una grande lavoro di squadra».

A proposito di bilancio: negli ultimi mesi si hal’impressione che la Regione abbia speso tanto, più che in precedenza, per esempio per le scuole, il bonus nidi, il progetto di riqualificazione della costa. E l’opposizione ha gioco facile a dire che vi state pagando la campagna elettorale…
«Ma questo è dovuto ai meccanismi di funzionamento dell’ente. Ogni voce di bilancio corrisponde a una legge regionale che segue un proprio iter ed è quindi naturale che si vedano gli esiti adesso di lavori preparati in precedenza. Inoltre, va considerato che la misura del Res è stata superata dal Reddito di cittadinanza nazionale e si sono liberati 30 milioni di risorse che sono state spese sempre sul sociale e sul tessuto economico, per esempio con l’intervento sui nidi, ma anche sull’Irap per le imprese e con un’attenzione particolare ai territori montani: aiutare le imprese in quelle zone significa aiutare tutto il tessuto sociale ed evitare lo spopolamento. Un tema molto importante su cui dobbiamo continuare a lavorare. Ma ci tengo a dire una cosa che a noi sembra scontata ma non lo è: ovunque abbiamo investito lo abbiamo fatto per tutti e non solo per determinate categorie».

Il governo centrale vi sta dando una mano o vi sta piuttosto complicando la vita per questa campagna elettorale?
«Sul governo, io sono stato da subito uno dei meno entusiasti dell’alleanza Pd-5 Stelle, adesso credo che dovrebbero magari utilizzare lo stesso metodo di lavoro che abbiamo noi in regione, basato sul lavoro di squadra e sul confronto tra chi davvero opera nei settori su cui vuoi intervenire. La Plastic Tax ne è stata un esempio: bisognava prima considerare le filiere produttive e del riciclo e poi intervenire».

Il fatto che ormai questa campagna elettorale abbia una valenza nazionale vi è o meno di aiuto?
«La valenza nazionale ce l’ha per come ha impostato la campagna elettorale Matteo Salvini e il nostro destra-centro, come è bene chiamarlo oggi, visto che Berlusconi è passato dal 25 al 5 percento dei voti. Quello che vedo di positivo è che si è tornati a un bipolarismo tra centrodestra e centrosinistra, è importante quindi che noi ci presentiamo con una coalizione ampia e plurale. E come controcanto a Salvini vediamo nascere un movimento e un’attività sociale, fenomeno importante perché la politica nasce da lì. Non è un caso che le Sardine siano partite proprio da Bologna, un laboratorio importante dove c’è l’Università e centri culturali di rilievo».

Un po’ dove è iniziata anche la sua esperienza politica, nella Margherita? In questi anni turbolenti è mai stato tentato di lasciare il Pd?
«La mia passione politica è in effetti nata all’Università, quando frequentavo Scienze Politiche e ho avuto la fortuna di poter partecipare alla campagna elettorale del ‘96. Del resto per me l’Ulivo, il Pd, l’idea di un grande partito plurale capace di includere più culture non è in discussione. Quindi no, mai avuto tentazioni».

Cinque anni fa la campagna elettorale fu impostata in “ticket”, quest’anno da Ravenna ci sono due uomini, due nomi di peso come il suo e quello dell’ex assessore Andrea Corsini. Che campagna elettorale dobbiamo aspettarci?
«Ci sono quattro candidati a livello provinciale (vedi box p.5, ndr). Personalmente posso dire che sono stato molto felice del giudizio che l’assemblea del Pd ha dato sul mio operato chiedendomi di ricandidarmi. E farò una campagna incontrando persone, imprenditori, lavoratori come ho sempre fatto».

Se fosse eletto ma la coalizione dovesse perdere, come immagina l’opposizione?
«Per rispondere voglio citare il capitano dell’Uruguay prima della finale al Maracanà contro il Brasile ai mondiali del ‘50. Di fronte a tutti, che davano per vincente la squadra di casa, prima di entrare in campo, ai compagni disse: “Non ho mai perso una partita prima di giocarla”. E sinceramente mi sembra che la Lega pensi un po’ troppo di essere quel Brasile…».

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