Francesconi (Terzo Polo): «Saremo determinanti nel nuovo parlamento»

Parla la candidata di Calenda alla Camera, passata dal Pri ad Azione: «Letta non è riuscito a fare ciò che ha fatto De Pascale a Ravenna»

Chiara Francesconi AzioneChiara Francesconi, classe 1968, ex capogruppo del Pri in consiglio comunale, oggi nel gruppo misto dopo aver aderito ad Azione, è la candidata del cosiddetto Terzo Polo all’uninominale alla Camera. Docente e ricercatrice all’Università degli Studi di Macerata, insegna sociologia e sociologia del welfare, metodologia e tecnica della ricerca sociale e sociologia degli eventi sportivi. Nelle liste del terzo polo sono candidate altre due donne ravennati Sylvia Kranz (uninominale Senato) e Alessandra Cusumano nel plurinominale alla Camera. Capolista dei due plurinominali sono Matteo Richetti, spesso a Ravenna, per la Camera, e Carlo Calenda al Senato.

Come sta andando la campagna elettorale, che tipo di campagna state facendo?
«È una campagna impegnativa perché tutti siamo consapevoli dell’importanza di dovere dare stabilità al nostro Paese e di dover proporre soluzioni a problemi che altrimenti porterebbero all’implosione del nostro Stato. Personalmente sto incontrando molte persone, stiamo organizzando eventi e banchetti. Stiamo lavorando a pieno ritmo, in armonia con Italia Viva e i volontari».

Quali sono le priorità assolute per il paese?
«La prima riguarda la crescita sostenibile che non può che prescindere dalla soluzione della crisi energetica e da un investimento massiccio in infrastrutture e innovazione. La seconda concerne la composizione demografica del nostro Paese e il processo di invecchiamento che implica nuove prospettive sia in ambito sanitario che lavorativo. La terza è quella che vede nella cultura il principale motore del nostro Paese e il principale presidio di civiltà e ciò comporta investire il più possibile in istruzione, innovazione e ricerca».

E per quanto riguarda lo specifico del nostro territorio?
«La prima priorità, purtroppo, continua inesorabilmente ad essere quella sanitaria: si deve trovare una soluzione all’impressionante carenza di personale, predisporre un piano straordinario per le liste d’attesa, pensare ad una riorganizzazione della medicina di base e territoriale e poter contare su finanziamenti stabili e adeguati. La seconda riguarda il settore turistico, uno dei più colpiti dalla pandemia: occorre ridurre la pressione fiscale in capo alle imprese del settore, potenziare la formazione supportando anche le imprese che investono nella riqualificazione della forza lavoro, infine rivisitare il reddito di cittadinanza: nel nostro territorio è in corso uno scostamento senza precedenti fra domanda e
seria difficoltà gli imprenditori a reperire i lavoratori. La terza, ma non certo ultima in ordine di importanza, riguarda i trasporti e le infrastrutture: non si può più prescindere né dal potenziamento del sistema e della rete ferroviaria, né da una strategia di sviluppo portuale che deve comportare investimenti anche sul sistema di collegamento stradale».

Voi siete a favore del rigassificatore a Punta Marina, cosa ne pensa delle criticità emerse?
«Le verifiche in corso sono giuste e necessarie e correttamente previste per legge così come è giusto si considerino le osservazioni, ma questo iter non deve mettere in discussione la scelta di collocare il rigassificatore a mare e neanche rallentare un impianto di necessità assoluta. Un conto sono le legittime verifiche, un altro sono quelle istanze di gruppi di protesta, spesso estremi e poco veritieri, che non devono rallentare le procedure. Su questo la politica deve più che mai essere ferma».

Lei ha parlato di turismo tra le priorità del territorio. Ad allarmare in particolare i nostri bagnini c’è l’annosa questione Bolkstein, che prevede un’asta per le concessioni delle spiagge senza garanzie per chi ci lavora e investe da anni.
«È un tema complesso, noi siamo in generale favorevoli alle liberalizzazioni anche per adeguarsi a quanto chiede l’Ue, ma siamo altrettanto convinti che siano da tutelare quelle famiglie che hanno un’unica concessione la quale è fonte di reddito del nucleo. Favorevoli ma ovviamente, come da tempo sostiene Calenda, credo anche che si debba tener conto delle specificità dei territori. Vorrei anche far notare come a Cervia, core del turismo balneare della Provincia, la cooperativa bagnini si stia già attrezzando per affrontare questa sfida…».

Qual è la ricetta del terzo polo per affrontare il caro bollette e la crisi energetica?
«Serve un piano “prezzo” dove il gas viaggia con il mercato e le rinnovabili su un fisso e al contempo, così come auspicato dal Governo Draghi, un rischio razionamento che va affrontato attraverso un programma sugli stoccaggi e con i rigassificatori».

Lei ha sempre avuto a cuore i temi della cultura, eppure non sembrano al centro del dibattito pre elettorale. Dove si colloca questo tema dentro l’agenda Draghi che voi tanto sostenete?
«Questo tema per noi è centrale e lo è sempre stato, come detto prima, la cultura è motore della nazione e presidio di civiltà e proprio per questo è al centro del nostro dibattito. I nostri propositi sono molto chiari: potenziare il mecenatismo, facilitare l’accesso ai luoghi della cultura, finanziare librerie e carta stampata, raddoppiare le donazioni alla cultura effettuate dai privati con fondi pubblici, potenziare il Fondo unico dello spettacolo. Potrei continuare ma mi fermo qui».

Il terzo polo ora è dato tra il 5 e l’8 percento dai sondaggi, che risultate vi aspettate? E perché sono date per favorite le forze che di fatto hanno fatto opposizione all’agenda Draghi?
«Sono certa che la concretezza e la coerenza saranno premiate. Populisti e sovranisti stanno parlando solo per slogan senza programmi chiari di breve, medio e lungo periodo. I sondaggi ci danno in crescita e sono convinta che il risultato, come è successo a Roma con Calenda, andrà al di là delle aspettative. E saremo dunque una forza determinante in Parlamento».

Ritiene queste destre pericolose?
«In primis queste destre non sono credibili: come giustamente ha detto Calenda più che fasciste sono sfasciste. Le ritengo però pericolose proprio perché da un lato propongono soluzioni irrealizzabili tese a prendere la pancia della gente e dall’altro rischiano di allontanarci da una visione europeista, laica, progressista e democratica: unica vera prospettiva di questo Paese».

Se è così, perché non si è riusciti a livello nazionale a fare ciò che si è fatto per esempio a Ravenna dove di fatto governate tutti insieme, dal Pri ai cinque stelle?
«Evidentemente Letta non è riuscito a fare quello che ha fatto De Pascale a Ravenna. Quest’ultimo ha dato garanzie alle forze progressiste, democratiche e repubblicane sul fatto che le derive “cinquestellate” a Ravenna non avrebbero preso piede, così come quelle di alcuni “coraggiosi”. Tali garanzie sono state confermate dalla posizione del sindaco, netta e chiara, anche sulle politiche energetiche. Tuttavia non sono state sempre rose e fiori: ricordo che ad inizio primavera la proposta di una mia mozione sulla ripresa delle estrazioni in Adriatico ha visto il voto positivo di tutto il consiglio comunale tranne il voto contrario del consigliere pentastellato… Mi aspettavo delle scelte conseguenti che non sono arrivate, forse perché a casa loro vale più la presenza che la coerenza».

Nemmeno un anno fa è stata la seconda più votata nel Pri alle amministrative. In polemica con la dirigenza è uscita dal partito locale, ma ora quel partito dovrebbe sostenere la sua candidatura in Parlamento, avendo aderito al terzo polo. Una situazione non semplice da capire, non teme che possa disorientare gli elettori storici dell’Edera?
«Direi proprio di no. Come ha giustamente detto lei io sono uscita dal partito locale perché in contrasto con la dirigenza non per le politiche che il Pri locale “dovrebbe” incarnare. Tant’è che ritengo Azione il fronte repubblicano per antonomasia, o se vogliamo il partito repubblicano 4.0, il futuro politico che molti di noi si augurano anche a livello locale. È dunque bene differenziare un comportamento ondivago della dirigenza nazionale e locale da un elettorato che ha necessità di trovare una rappresentanza più ampia. Il caso vuole che il Pri, dopo che è andata a monte la sua trattativa con Di Maio e Tabacci, abbia stretto un accordo con IV. Con quest’ultima noi non solo siamo alleati ma condividiamo un progetto ormai chiaro a tutti. Come possono disorientarsi gli elettori storici del Pri dal momento che, almeno per queste elezioni, siamo dalla stessa parte?».

La prospettiva sul locale, dopo le elezioni, per Azione e per il Pri?
«Dal 26 settembre sono convinta nascerà un grande partito progressista, liberale laico e democratico condiviso da noi e Italia Viva, starà al Pri decidere cosa vorrà fare».

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