Bakkali (Pd): «Diritti sociali e civili insieme contro la disuguaglianza»

La candidata del centrosinistra alla Camera: «Servono salario minimo e una riforma del lavoro contro la precarietà. Favorevole a una legge sul fine vita e alla legalizzazione dell’autoproduzione della cannabis per uso personale o medico»

Ouidad Bakkali PdOuidad Bakkali, 36 anni, laurea triennale in Scienze Internazionali e Diplomatiche e master in europrogettazione, nata ad Agadir, è stata per dieci anni assessore nel Comune di Ravenna con varie deleghe tra cui Cultura e Infanzia e oggi è Presidente del Consiglio comunale. Alle amministrative del 2021 è stata la più votata del Pd. Ora cerca di entrare in Parlamento, nel proporzionale e da favorita nel collegio uninominale della Camera, sostenuta da Pd, Sinistra/Verdi, +Europa e Impegno Civico.

Nemmeno Ravenna è ormai data come collegio sicuro per il centrosinistra. Cosa si aspetta che accadrà domenica 25 settembre?
«Mi aspetto che le elettrici e gli elettori prima di recarsi alle urne valutino tre cose: la qualità delle proposte in campo e la credibilità di chi le propone, premiando la concretezza e non gli slogan. Secondo, dimostrino di non cascare nel tranello della destra che si propone come alternativa “nuova” di governo presentando la stessa squadra del 2008 che portò l’Italia a inaugurare la stagione dei governi tecnici e a un passo dal default economico. In ultimo, mi piacerebbe che, soprattutto chi è “diversamente giovane”, chieda ai propri figl e ai propri nipoti quale futuro vogliono in Italia e in base alle risposte votino in nome di un patto intergenerazionale, ricordando che abbiamo messo sulle spalle delle nuovi generazioni italiane un debito enorme e che non meritano di vivere in un’Italia isolata e dove il modello per le politiche sulle famiglie e sui diritti è Orbàn».

Ci elenchi tre priorità per il paese e tre per il territorio.
«Lavoro e lotta alle povertà, caro energia, sanità. Sul locale: infrastrutture e porto, Pnrr, decentra- mento e coesione territoriale»

Il Pd sta lanciando messaggi che possono apparire contraddittori, in particolare sull’ambiente. Per esempio, si dice a favore della transizione ecologica ma vuole a tutti i costi il rigassificatore a Punta Marina, ed è coalizzato a una forza, SinistraItaliana/Verdi, che è contraria. Come si spiega?
«Al contrario, credo invece che il Pd a Ravenna abbia mantenuto una linea coerente e lungimirante sui temi ambientali: nella parola “transizione” coesistono due concetti. Il primo è la dinamicità, ovvero attivare i processi di semplificazione e stimolo per produrre quantità di energia da rinnovabili. Il secondo è il tempo, non si può pensare di balzare all’esclusivo utilizzo di rinnovabili senza passare da un periodo di politiche che prevedano un mix energetico, a maggior ragione in un contesto internazionale che ci vede dipendenti primariamente dal gas russo e dai prezzi fissati dai Paese dai quali riceviamo gas tramite i gasdotti. Il rigassificatore rientra in una strategia nazionale ed europea che ci permette di aumentare il nostro potere contrattuale sui prezzi e al contempo dobbiamo accelerare sulle rinnovabili per esempio con il progetto di parco eolico Agnes».

Qual è la ricetta del Pd contro il caro energia?
«Una bolletta della luce sociale che copra il peso degli aumenti sui redditi più bassi che nella nostra Regione potrebbe riguardare tra il 6 e il 10% di famiglie. Per le imprese proponiamo il raddoppio del credito di imposta, dal 25 al 50% per quelle energivore e alle altre dal 15 al 30%. A livello europeo va affrontato il tema del disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell’energia elettrica da fonti rinnovabili e fermata la speculazione finanziaria».

Letta ha detto da poco di volere abolire il Jobs act che pure proprio il Pd (allora guidato da Renzi) aveva votato e che molti hanno difeso con convinzione negli anni. A quale Pd devono credere gli elettori?
«Se osserviamo oggi lo stato di salute del mercato del lavoro in Italia credo che anche i più affezionati al Jobs act possano convenire che è necessaria una profonda riforma che tuteli la dignità delle persone e si affidi meno a improbabili aggiustamenti spontanei del mercato. L’intervento sul tema del lavoro è prioritario tenendo insieme salario minimo, legge sulla rappresentanza, una riforma sul modello spagnolo che contrasti il precariato, concepisca il contratto a tempo determinato solo per picchi produttivi, sostituzioni e stagionalità».

Lei si è sempre spesa molto sul tema dei diritti civili. Quali sono secondo lei le prossime conquiste da perseguire e le priorità?
«Diritti sociali e diritti civili devono marciare insieme, oggi più che mai, in quello che è uno dei momenti storici più caratterizzato da disuguaglianza e nel quale la forbice sociale si divarica sempre di più e se all’analisi del confronto tra chi ha di più e chi ha di meno integria- mo la lente generazionale, di genere o di background culturale, vediamo che le condizioni peggiorano. Non possono più aspettare le battaglie sul diritto di cittadinanza, tutele contro i crimini d’odio legati all’identità di genere, all’orientamento sessuale o alle disabilità. Così come leggi in ritardo di decenni che costano sofferenze insopportabili, penso al fine vita, o quelle che mirano a contrastare i traffici delle mafie, ovvero la legalizzazione dell’autoproduzione per uso personale della cannabis o per garantire le terapie mediche».

Lei dice che diritti sociali e civili devono andare insieme, eppure su questi ultimi la percezione è che siano diventati più materia dei 5 Stelle, a cominciare dal Reddito di Cittadinanza.
«Sul reddito di cittadinanza vorrei dire che la prima misura di contrasto alla povertà è del Pd, parlo del Reddito di inclusione. Il grande errore commesso sul Reddito di cittadinanza è averlo inteso come politica di contrasto alla disoccupazione. Noi vogliamo mantenere gli strumenti che hanno dato sostegno, e quindi ossigeno, alle famiglie in difficoltà, facendole emergere dalla povertà assoluta. La dignità delle famiglie è per noi una priorità».

Bolkestein e spiagge all’asta: avevate fatto mille promesse, ma ora siamo punto e a capo e il provvedimento è legato al Pnrr che il Pd difende a spada tratta. Cosa può dire ai bagnini preoccupati per il loro futuro?
«Di non affidarsi a chi sul tema specula da anni, mentre noi abbiamo mantenuto una posizione realista e diversa da chi ha raccontato in questi anni, mi riferisco alla destra, che si potevano bloccare le procedure di evidenza pubblica per poi rimangiarsi la parola nel momento in cui erano al governo. Ora tutto è rimandato a decreti attuativi. La posizione del Pd è sempre stata molto chiara, ovvero il riconoscimento del valore commerciale delle imprese e i tempi per indire le evidenze pubbliche».

Sull’immigrazione il Pd ha cambiato negli ultimi anni alcune sue posizioni. Se si trovasse in Parlamento voterebbe per esempio il rifinanziamento degli accordi con la Libia, voluti proprio da un ex ministro Pd, che di fatto hanno reso possibili veri e propri lager per i migranti che cercavano di raggiungere l’Europa?
«Quello che succede nei lager libici è una macchia indelebile di cui noi tutti dovremo rendere conto ai nostri figli e nei libri di storia, sulla gestione complessiva delle migrazioni e su accordi con Paesi come la Libia o la Turchia, che sono diventati confini invalicabili del mondo in cui restano bloccati in condizioni disumane e degradanti esseri umani, spesso anche bambini e bambine. Così come il Mar Mediterraneo nel quale si continua a morire quotidianamente. Credo che l’Italia debba mantenere un ruolo attivo nella cooperazione internazionale mirata alle operazioni di State building, ambito su cui l’onorevole Pagani ha lavorato con grande competenza, consapevoli della precarietà e fragilità della situazione politica libica. Quello che invece sognerei è di poter votare in Parlamento una strategia europea sulla gestione delle politiche migratorie che metta al centro la dignità umana e la cooperazione tra gli Stati membri; se vincesse la destra non ci si porrebbe neanche il tema, Meloni siede in Europa con i sovranisti di estrema destra ungheresi e polacchi che con i veti blocca qualsiasi avanzamento sul tema. Nel prossimo Parlamento vorrei si votasse l’abolizione della Bossi- Fini, decreti flussi strategici, meccanismi di ricerca e soccorso tempestivi in mare di cui siano responsabili tutti i Paesi europei e il superamento degli accordi di Dublino».

Lei è pacifista? È favorevole all’invio di armi in Ucraina?
«Sì, perseguo la pace e l’autodeterminazione dei popoli. L’Ucraina è stata aggredita e sul suo territorio si sta consumando una tragica guerra e credo che tra le varie misure atte a isolare la Russia e aiutare l’Ucraina a difendersi, resistere e negoziare da Paese indipendente vi debbano essere anche le forniture militari, senza queste l’Ucraina avrebbe già perso la guerra. A maggior ragione se parallelamente, attraverso l’acquisto di gas, continuiamo a finanziare in parte anche l’aggressore. Questo ovviamente non significa che la via diplomatica del conflitto non resti la via maestra».

Lei è anche vicesegretaria del Pd regionale. Se doveste perdere le elezioni, Letta dovrebbe dimettersi? Cosa ne pensa di Bonaccini prossimo segretario nazionale?
«Oggi tutte le energie sono sul voto 25 settembre, come in questa campagna elettorale il Pd nazionale credo abbia sempre più bisogno di valorizzare l’esperienza dell’Emilia-Romagna dove in questi anni si è vinto praticamente ovunque e si governa con innovazione e in questo Stefano Bonaccini dovrà avere un ruolo centrale».

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