Il cibo impazza ma la cultura è indigesta

Fausto PiazzaNon è che «con la cultura non si mangia» come diceva il populista ante litteram, già ministro dell’economia, Giulio Tremonti. È che la cultura non si mangia – a parte le costose creazioni gastronomiche di chef “intellettuali” come ad esempio il campione del mondo Massimo Bottura.
Eppure in molti con la cultura ci campano, ma presidiarla e diffonderla è relativamente costoso e poco remunerativo, per cui servono soldi pubblici per sostenerla. Però non è che la folla si accalchi (a parte qualche eccezione) per assistere a uno spettacolo da vivo, a una mostra, a una conferenza letteraria.

Il fatto è che l’attuale corpaccione sociale del Paese (e anche della nostra città) così come è cresciuto negli ultimi anni preferisce rimpinzare lo stomaco che nutrire la mente e la sensibilità artistica.
Oggi più che mai l’attenzione della gente e di molti giovani punta molto sugli spazi conviviali, sui nuovi locali che aprono, sulle kermesse di street food, sugli appuntamenti che fanno gola. Lo verifichiamo tutti i giorni anche noi qui sul web: le informazioni più cliccate e ri-postate sono quelle, altro che le anticipazioni sugli eventi artistici!
Insomma, trionfa il “purché se magna”, al punto tale che abbiamo dedicato l’intero primo piano di questo R&D al tema.

Un tempo a Ravenna ci si lamentava perché non c’erano locali dove fare un’aperitivo prima dello spettacolo o cenare dopo il concerto, magari per prepararsi o commentare post l’evento. Oggi c’è solo l’imbarazzo della scelta, si fanno aperitivi “lunghi” o cene con assidua frequenza, e la serata a teatro può anche andare a farsi friggere. Tanto basta, fra sorsi e forchettate, avere il mondo a portata di mano sullo smartphone.

Nell’evolversi del governo del cambiamento che brinda e del popolo affamato, arte e conoscenza rischiano di essere relegati ad una minoranza radical chic. Nei più recenti “discorsi pubblici” i beni culturali, l’istruzione, la ricerca sono quasi scomparsi e non è una bella prospettiva, né sul piano dei finanziamenti correnti, né su quello degli investimenti, immaginando un Paese che punta al turismo culturale e a valorizzare il suo immenso patrimonio storico e artistico.

Dalle nostre parti il sindaco di Ravenna (Pd) conferma e ribadisce in ogni occasione che le risorse pubbliche per la cultura non si toccano, anzi se possibile saranno aumentate. A Lugo, il primo cittadino Ranalli (Pd) si è profondamente risentito con chi critica gli esiti, in termini di bilancio e di risposta del pubblico, della sua creatura d’eccellenza in scena al Teatro Rossini, il festival di musica barocca “Purtimiro”: «la manifestazione – ha detto –, finché sarò sindaco non si tocca!». Peccato che a breve a Lugo ci siano le elezioni… Visto l’aria che tira in termini politici, si cela un evidente timore degli elettori-cittadini che “votano con la pancia” e non, come si legge sulla Commedia dantesca, per «seguir virtute e canoscenza»

Ravvena&Dintorni: l'editoriale
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