Il vano tecnico resta dov’è, piazza Kennedy non ringrazia

Vano Tecnico Piazza KennedySapete cos’è un vano tecnico? Se siete passati in piazza Kennedy a Ravenna negli ultimi tre anni non potete avere dubbi: è quel parallelepipedo grigiastro – o se preferite chiamatelo anche ingombrante catafalco – che si staglia sul lato di via D’Azeglio. Dentro ci sono i quadri di comando della pubblica illuminazione, degli allacciamenti per eventuali palchi per spettacoli e delle postazioni per i mercati ambulanti occasionali. Insomma tutta roba da smanettare per far sì che la piazza possa accogliere eventi di vario tipo. Non c’era nella vecchia piazza in versione parcheggio ed è stato eretto con la riqualificazione.

È forse uno dei rari casi in cui anche l’uomo della strada ha le competenze sufficienti per definirlo brutto.

Lo potete trovare in quel punto da ottobre del 2016, quando i lavori di riqualificazione dell’area iniziati a primavera 2015 arrivarono alle battute finali. L’inquietante presenza del vano tecnico – giunto in compagnia di altri padiglioni di altrettanto impatto che avrebbero dovuto ospitare i bagni pubblici – fu talmente sfacciata da scatenare una raccolta firme che ne chiedeva la rimozione.

La petizione arrivò in consiglio comunale a gennaio 2017. Il sindaco Michele de Pascale annunciò l’imminente spostamento dei wc e poi disse: «Siamo già al lavoro per trovare una soluzione efficace per il vano tecnico, che sarà anch’esso rimosso in un tempo ragionevole e sostituito da un intervento non impattante ma di qualità e funzionale e che consenta di non disperdere il patrimonio di sotto-servizi di cui la piazza è dotata».

A marzo di quell’anno le toilette traslocarono in darsena, in piazzale Aldo Moro. Ma tre anni e mezzo invece non sono stati «un tempo ragionevole» per rimuovere il vano tecnico.

Un consigliere comunale di opposizione, Alberto Ancarani (Forza Italia), ne ha fatto una testarda battaglia personale a colpi di interrogazioni. E il mese scorso ha ricevuto la risposta definitiva dalla giunta: «La soluzione perseguibile è quella di lasciare inalterato il volume del locale tecnico valutando soluzioni con interventi di schermatura per renderlo meno impattante al fine di salvaguardare i sottoservizi installati, evitando l’esecuzione di ulteriori interventi di demolizione della pavimentazione e garantire con continuità il funzionamento della stessa». Come se fosse antani, avrebbe sintetizzato il conte Mascetti.

Traduciamo: il catafalco resta dov’è e tanti saluti.

Stupisce che non sia stata trovata sin dal principio una scelta più raffinata, visto che si parla di una piazza in pieno centro. Solo una delle molte gaffe di un progetto con una buona linea di principio ma zoppicante nella realizzazione. Vabbè, roba da niente se pensiamo che hanno appena piantato delle telecamere di videosorveglianza in plastica sui muri del V secolo del battistero degli Ariani.

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