Le virtù (e i rischi) di una città Capitale. Riflessioni da Matera

Fausto PiazzaChe effetto fa per una città, ma si potrebbe allargare il termine a “comunità di cittadini”, diventare una Capitale, per di più internazionale? Beh, sicuramente un vantaggio: banalmente una capitalizzazione, nel senso economico, sociale e di benessere per chi ci abita e lavora.

Questo sta accadendo a Matera – quest’anno nel pieno del riconoscimento di Capitale Europea della Cultura – che ho avuto modo di visitare recentemente, anche se fugacemente, con inevitabile rimando a Ra­venna, fra le città italiane che si sfidavano per questo titolo, pochi anni fa. L’effetto notorietà di cui oggi gode Matera è evidente, com’è evidente la straordinaria e perturbante bellezza dei Sassi, cuore millenario della città, raro esempio di fusione fra natura e civiltà, ingegno dell’uomo e ambiente primordiale. Con tanto di status, ottenuto nel 1993, di patrimonio mondiale Unesco. Ma chi è stato a Matera venticinque (o anche solo tre) anni fa, oggi resta stupito dall’affollamento di turisti di ogni età e provenienza e di “servizi” a loro dedicati che stipano le vie del centro storico e vicoli della monumentale area rupestre: resort e b&b, ristoranti, osterie, baretti, negozietti di souvenir e delicatessen locali.

Matera 2019

Scorcio di Matera, Capitale Europea della Cultura 2019

Un caos vivace, variopinto, in certi momenti una calca, vista con soddisfazione e gestita con calma e cortesia (l’ho sperimentato) dai materani che se ne occupano, mettendo a frutto la crescente fama di un luogo meraviglioso e accogliente. Il dubbio, rispetto a questo boom del turismo di massa, spesso mordi e fuggi – peraltro non proprio originale visto che riguarda altri “gioielli” del Bel Paese, da Venezia a Firenze – , è se a lungo andare porterà autentici vantaggi, sarà governato e troverà un equilibrio sostenibile. Per il resto, l’immagine di Capitale culturale europea non è che proprio sia esaltata, nella Matera di questo inzio estate 2019: promozione e segnaletica “minimalista” del titolo, calendario di eventi rarefatto, interventi strutturali e infrastrutturali quasi assenti, o perlomeno poco valorizzati. Forse non è proprio così ma la percezione è quella.

A parte una ricca, inedita e assai ben curata mostra sul “Rinascimento visto da Sud” e l’emozionante Purgatorio del Teatro delle Albe che proprio a Matera ha trovato uno scenario straordinariamente potente (Ravenna, va sottolineato, è l’unica città fra le vecchie sfidanti, chiamata a collaborare con questo spettacolo, per il programma della Capitale culturale 2019), tutto si concentra e sembra ritornare al paesaggio incantatore dei Sassi. Ma forse è presto per cogliere quel “Open Future” che è la cifra della Capitale materana, e valutare se la città diventerà mai un nuovo polo culturale, artistico, di ricerca del Meridione d’Italia. Come si propone.

Certamente per chi non ha mai visto Matera, questa è un’ottima occasione per visitarla: bisogna sobbarcarsi un lungo viaggo fra strade perennemente cantierate e una stazione ferroviara che ancora non c’è, ma molte cose stanno cambiando e ne vale la pena. Così come è valsa la pena per Ravenna partecipare alla sfida culturale del 2019: l’ha persa ma d’altra parte Capitale lo era già stata e a suo modo lo è tuttora.

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