A 63 anni vive al dormitorio: «Dopo il carcere è come se fossi già morto»

Vittorio: «Nessuno assumerà un sessantenne con un passato in cella. Ho pagato il mio debito ma per tutti resto un criminale»

«Tu mi vedi qui, ma io sono già morto sepolto. Sepolto da queste mura, da questa esistenza. Sono un morto che cammina. Uno di questi giorni salirò su un palazzo un po’ alto minacciando di lanciarmi di sotto e chiamerò i giornalisti. È l’unico modo perché qualcuno mi ascolti. Ma tanto non lo scriverete comunque, perché a chi importa di un vecchio senzatetto con dei precedenti penali? Io rimango per tutti un criminale anche se ho pagato, rimango ai loro occhi quello che ero e basta». Vittorio Spadaccini ha 63 anni e vive al dormitorio Re di Girgenti.

Ha avuto una vita travagliata, una giovinezza bruciata dalla assenza di regole. Non era certo uno stinco di santo quando aveva vent’anni e ora ne paga il prezzo nella maniera più dolorosa, perché la sua vita nella società è finita assieme alla sua giovinezza. «Vivo nel dormitorio. Non ho una casa, non ho un lavoro, non ho una famiglia. Fino a sei mesi fa non sapevo nemmeno che esistessero i dormitori per senza tetto».

Vittorio ha passato molti anni dietro le sbarre: «Per certi versi rimpiango la vita del carcere. Lì ero più libero di adesso, perché sapevo che stavo pagando un debito, che me lo meritavo e che un giorno sarei uscito e avrei iniziato una nuova vita. Invece adesso non vedo nessun orizzonte davanti a me. Ho capito sulla mia pelle che nessuno assumerà mai un sessantenne con anni di carcere alle spalle. E allora cosa faccio?».

Eppure Vittorio ha chi lo ha accolto, al Re di Girgenti. «La cosa peggiore che possono dirmi, e che sento ripetermi continuamente, è che non ho di che lamentarmi perché ho da mangiare e un posto dove dormire. Un piatto e un letto, questa è la mia esistenza e se non mi va bene passo pure per ingrato. Io vorrei fare qualcosa, qualsiasi cosa per dare un senso alla mia vita o a quel che ne rimane». Come è diventato un senzatetto Vittorio? «Sto ancora pagando i miei errori di gioventù. Quando ero un ragazzo volevo guadagnare soldi in fetta e fare una vita avventurosa. Per questo ero diventato un contrabbandiere di droga, la andavo a prendere in Ucraina. Sapevo che prima o poi sarei finito in carcere, ma all’epoca non mi importava. Gli sbagli di gioventù si pagano per tutta vita».

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