Risultavano al lavoro invece erano in bici, al mare o dall’estetista: ispettori arrestati

Funzionari pubblici dell’ispettorato accusati anche di corruzione Soffiate a ristoranti e discoteche in cambio di cene e regali

Al mare o dall’estetista, ad allenarsi in bici o a ristrutturare casa, in visita da amici o dal dentista: è variegato l’elenco di dove fossero per davvero durante le ore in cui invece risultavano sul posto di lavoro proprio negli uffici di chi dovrebbe verificare il rispetto delle normative: l’ispettorato del lavoro di Ravenna. Truffa allo Stato per assenteismo è l’accusa mossa dagli inquirenti a carico di due funzionari pubblici. Chiamati a rispondere anche di rivelazione di segreto d’ufficio e corruzione perché quando erano sul serio al lavoro sarebbero stati, secondo i carabinieri del nucleo investigativo che hanno condotto le indagini, tutt’altro che ligi al dovere: in cambio di cene, pranzi, bevande e altri favori di varia natura avrebbero soffiato a ristoranti e locali notturni le date delle ispezioni programmate dalle forze dell’ordine in modo da farsi trovare in ordine al momento dei controlli. Secondo quanto appurato finora non ci sarebbe stato il passaggio di denaro come ricompensa dei favori.

Per Gianfranco Ferrara (59 anni, responsabile dell’ufficio ispezioni, originario di Salerno e residente a Ravenna) e Massimo Siviero (43, addetto alle pratiche ispettive e protocollo, nato a Forlì e residente a Lugo) nella mattinata odierna, 10 dicembre, è arrivato l’arresto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal giudice per le indagini preliminari per il rischio di reiterazione del reato: secondo i magistrati infatti le assenze dal lavoro erano quasi una costante quotidiana. O per lo meno così è stato negli ultimi tre mesi in cui – con intercettazioni telefoniche, pedinamenti e filmati di quattro telecamere nascoste negli uffici della Direzione territoriale del lavoro – hanno messo sotto controllo le vite dei due funzionari. Tra il 7 ottobre e il 16 novembre Ferrara avrebbe accumulato oltre 75 ore di assenze ingiustificate con dei picchi di 7 ore di assenza in un unica giornata. A Siviero invece vengono contestate 18 ore di assenze. Tutto ricostruito nelle 108 pagine dell’ordinanza firmata dal gip Piervittorio Farinella.

Nei mesi scorsi la cronaca nazionale aveva riportato il caso di assenteismo scoperchiato a Sanremo e al telefono i due ravennati ne hanno pure parlato: «Avevano commentato come se si sentissero immuni da controlli», sottolinea il procuratore capo Alessandro Mancini che coordina le indagini insieme al sostituto procuratore Angela Scorza. «La frequenza degli episodi contestati nel periodo sotto osservazione – continuano i magistrati – fa pensare che si tratti di una condotta consolidata. Il contenuto di alcune intercettazioni fornisce elementi inequivocabili, come i riferimenti a pranzi o cene da fare in certi ristoranti come ricompensa di favori fatti in passato».

Le indagini dell’Arma – partite da un esposto anonimo inviato a dicembre 2014 al ministero del Lavoro firmato genericamente da «imprenditori e lavoratori dipendenti di Milano Marittima» – proseguono per stabilire da quanto il presunto assenteismo andasse avanti e se altre persone di quegli uffici avessero la stessa abitudine di passare il badge per registrare l’entrata al lavoro ma poi andarsene altrove. Siviero e Ferrara avevano instaurato una vera e propria complicità: frequenti i casi in cui uno dei due avrebbe strisciato il badge anche del collega per farlo risultare al lavoro. I militari hanno perquisito gli uffici dell’ispettorato ma anche i locali che avrebbero beneficiato dei favori.

Ed è qui che si innesta il filone della presunta corruzione favorendo ristoranti e locali notturni, tra i più noti del territorio tra Ravenna e Cervia: si parla di sei o sette locali interessati. Sono in corso verifiche sulle loro posizioni. I due ispettori avevano mansioni d’ufficio e non svolgevano le ispezioni in prima persona ma Ferrara per il ruolo ricoperto veniva puntualmente informato di ogni attività e, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, passava la notizia a Siviero perché fosse quest’ultimo a preavvisare il giorno dell’ispezione messa in calendario dalle forze dell’ordine in modo da dare il tempo di regolarizzare posizioni fuori legge. Nelle conversazioni telefoniche si fa ricorso a una sorta di linguaggio in codice in cui l’ispezione diventa «la raccomandata». E quando un’ispezione viene annullata perché era stata preannunciata, Siviero chiama il ristoratore: «Sono andato a vedere alle poste, la raccomandata non ti è arrivata perché è stata rinviata a data da destinarsi».

E balza all’occhio il caso di sei lavoratori in nero assunti proprio il giorno del controllo o la comunicazione del lavoro intermittente di una barista mandata appena poche ore prima di un blitz. In entrambi i casi nella zona di Milano Marittima. «Lui aveva uno in nero, l’ho salvato», è una delle frasi intercettate e pronunciate da uno degli arrestati a proposito di un ristoratore che però si sarebbe dimostrato poco grato per quel favore: «Mai che abbia detto Siviero ti devo…».

Ma tutto ciò in cambio di cosa? Cene e regalie varie. «Ti ha dato almeno una bottiglia di champagne?», chiede Siviero a Ferrara nel suo ufficio. «No, due bottiglie di vino. Un Traminer e un Cabernet, dobbiamo berli insieme», risponde Ferrara. «Tu sei un amante del Traminer», ride l’altro. Ma ci sarebbero anche favori di altra natura come ad esempio l’assunzione di amici nei ristoranti o la concessione di ferie ad amici che lavoravano nelle ditte preavvisate. Il gip riporta anche le scene osservate dagli investigatori nei pedinamenti: quando l’imprenditore arrivava in via Alberoni per l’incontro faceva una telefonata, Ferrara scendeva e fingeva di non conoscere l’altro in attesa incamminandosi verso l’angolo della strada seguito dall’imprenditore, una volta girato l’angolo, lontani da possibili sguardi di colleghi, si stringevano la mano e andavano al bar.

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