Vaccini in calo a Ravenna

Nel 2015 la copertura dei quattro obbligatori è scesa sotto la soglia fissata dall’Oms. L’Ausl: «Paura dell’autismo, nonostante gli studi»

Sono quattro i vaccini obbligatori in Italia – contro la difterite, il tetano, la poliomelite e l’epatite virale B – a cui se ne aggiungono altri cinque “raccomandati”, previsti dal calendario regionale e offerti sempre gratuitamente – contro pertosse, emofilo, morbillo-parotite-rosolia, pneumococco e meningococco C (sostituito da ottobre-novembre 2015 dall’antimeningococco tetravalente). Vaccini che vengono somministrati ai bambini sotto i due anni di età, a partire già dai primissimi mesi di vita. Circa il 90 percento dei neonati in Italia, a fronte di un obiettivo fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità del 95 percento al compimento del 24esimo mese del bambino. Obiettivo raggiunto negli anni scorsi dall’Emilia-Romagna che ora però è scesa nuovamente sotto la soglia fissata dall’Oms.

«Negli ultimi due decenni – conferma la dottoressa Giuliana Monti, responsabile della Pediatria di comunità dell’Ausl di Ravenna – anche nella nostra regione è progressivamente emerso il rifiuto delle vaccinazioni su base ideologica e culturale, non più per trascuratezza quindi, ma per convinzioni o timori di possibili danni. Con il passare degli anni all’aumentare della copertura – continua – e al diminuire quindi della frequenza di malattie prevenibili con vaccini, è corrisposto nei genitori una diminuita percezione del rischio di tali malattie e una enfatizzazione di quello invece del vaccino».

Così anche in provincia di Ravenna si registra in questi anni un progressivo calo delle coperture vaccinali, pur mantenendo percentuali nettamente superiori a quelle del resto della Romagna, con Rimini, in particolare, scesa sotto il 90 percento anche probabilmente per la presenza in città della sede del movimento antivaccino. Nel 2015 (ultimi dati disponibili) nella provincia di Ravenna è stata registrata una percentuale di copertura per i quattro vaccini obbligatori del 94,3 percento al 24esimo mese di vita, in calo di 0,9 punti rispetto al 2014, quando ancora la percentuale era superiore a quella fissata dall’Oms, al 95,2. Un calo costante se si pensa che solo pochi anni prima, nel 2009, in provincia di Ravenna i bambini sottoposti alle vaccinazioni obbligatorie erano il 97 percento.

Tra le vaccinazioni raccomandate («che hanno comunque la stessa importanza di quelle obbligatorie, secondo la nostra Regione», sottolinea la dottoressa Monti) quella trivalente (morbillo-parotite-rosolia) si è mantenuto costante passando dall’89,5 percento del 2014 all’89,4 del 2015, mentre sono in calo meningococco (dal 90 all’89,2), pertosse (dal 95,2 al 94,9) e pneumococco (dal 94 al 93,4).

In valori assoluti, a fine 2015 erano 178 i bambini non vaccinati contro i 161 dell’anno precedente, di cui 64 irreperibili, un fenomeno questo in forte crescita (nel 2014 erano solo 5 i casi) che riguarda però quasi esclusivamente famiglie immigrate che sono tornate nei loro Paesi di origine senza cambiare ancora residenza. Gli altri sono invece rifiuti motivati da parte delle famiglie che, quando non rispondono alla chiamata, devono presentarsi in ospedale per un colloquio e firmare successivamente un modulo predisposto di “dissenso informato”. L’Ausl fornisce loro risposte verbali e offre riferimenti bibliografici. «I dubbi più frequenti sono sempre gli stessi – commenta la dottoressa Monti, che partecipa lei stessa a molti di questi colloqui – e si aggirano soprattutto attorno al tema dell’autismo, nonostante sia stato dimostrato da tutti gli studi scientifici e dalla letteratura mondiale che non c’è alcun collegamento, nonostante il medico che lo aveva invece dimostrato in uno studio sia stato radiato e si scoprì essere corrotto (il riferimento è all’ex medico e chirurgo britannico Andrew Jeremy Wakefield, ndr), nonostante la Corte d’Appello di Bologna abbia ribaltato la storica decisione del tribunale di Rimini (che aveva riconosciuto la sussistenza del nesso di causalità tra la somministrazione del vaccino trivalente e la sindrome autistica, nel 2012, ndr), nonostante tutto. E poi i genitori hanno paura che il vaccino provochi la morte in culla, o le allergie, il diabete, i disturbi neurologici, l’epilessia, quando tutti gli studi seri durante gli anni hanno certificato l’inesistenza di un rapporto causa-effetto. Semplicemente, molti di questi episodi, generalmente, si manifestano nel primo anno di vita, quando vengono somministrati anche i vaccini, ma si tratta appunto solo di un rapporto temporale…».

E perché, invece, è così importante vaccinarsi? «Perché anche se certe malattie da noi non si vedono più, nel mondo ci sono e fanno grossi danni. Di malattie si muore ancora, ci sono casi di cronaca a confermarlo, anche vicini a noi».

Sulla nuova legge regionale in preparazione (vedi articoli correlati) invece la pediatra non si esprime nettamente. «È una cosa un po’ controversa e preferisco limitarmi a dire che la gente lo dovrebbe capire da sola, che è necessario vaccinare i propri figli…».

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